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Il progetto di Elon Musk per connettere cervello e computer

(Via Wired)

Il primo impianto in un essere umano di un dispositivo in grado di connettere il cervello a una macchina è avvenuto nel 2006 e ancora oggi la tecnologia, chiamata BrainGate, si basa su strutture rigide che vengono inserite in modo invasivo e che possono danneggiare nel tempo i tessuti del paziente. Elon Musk e la sua società Neuralink stanno andando oltre, per creare un sistema il meno invasivo possibile. Come?

In primis, gli elettrodi. Quelli mostrati da Musk e dai tecnici della Neuralink sono sottilissimi, isolati da uno strato di materiale tipo cellophane. La loro peculiarità è quello di essere flessibili, molto diversi dai rigidi Utah array oggi utilizzati. Niente aghi rigidi nel cervello, dunque, per fare meno danni anche nel lungo periodo.

Gli elettrodi ultra sottili raccolgono le informazioni da più cellule nervose rispetto alle tecnologie attuali, quindi più segnali cerebrali possono essere letti, puliti e amplificati. Per ora le informazioni possono essere trasferite solo tramite una connessione usb-c, ma l’obiettivo di Neuralink è convertire il sistema perché funzioni in modalità wireless. In futuro, insomma, la società creerà quelli che chiama sensori N1, che verranno impiantati nel corpo del ricevente – 4 a testa – e si connetteranno wireless a un mini pc posto dietro l’orecchio. Il tutto sarà controllato da una app per smartphone.

Se i dati sugli animali e poi quelli derivanti da una eventuale sperimentazione umana (di cui però sembra non siano ancora state avviate le pratiche di richiesta) si confermeranno promettenti, la nuova interfaccia cervello-macchina di Neuralink potrebbe in un futuro prossimo andare a sostituire le tecnologie attuali permettendo a chi è rimasto paralizzato, per esempio, di comandare col pensiero un computer o un robot per aumentare la propria indipendenza e qualità di vita.

Leggi l’articolo completo su Wired.

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