Elisabetta Giovanna Rosafio è professore ordinario di Diritto della navigazione e Diritto aerospaziale presso la…
Facebook rischia multa fino a 5 miliardi dalla Federal Trade Commission
(Via Rai News)
Facebook rischia una multa fino a 5 miliardi di dollari da parte della Federal Trade Commission. L’agenzia governativa Usa indaga sulla possibile violazione di un accordo del 2011 a garanzia della privacy degli utenti, dopo lo scandalo di Cambridge Analytica, che ha avuto accesso ad 87 milioni di utenti senza il loro consenso. Per questo la compagnia ha iscritto come perdita in bilancio 3 miliardi di dollari, in attesa della conclusione dell’inchiesta.
Facebook ha annunciato un calo dell’utile a 2,43 miliardi di dollari nel primo trimestre. Come risultato degli oneri una tantum, Facebook ha riportato utili del primo trimestre pari a 85 centesimi per azione, ben al di sotto della stima media degli analisti pari a 1,61 dollari ma l’azienda ha aggiunto che senza tale posta i suoi guadagni per azione sarebbero stati pari a 1,89 dollari.
I ricavi – molti dei quali provengono dalla pubblicità – si attestano a 15,1 miliardi nel trimestre, con un aumento del 26% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, e appena sopra la stima di consenso di un aumento del 25% su base annua.
Il numero di utenti Facebook attivi quotidianamente si è attestato a 1,56 miliardi in media a marzo 2019, in aumento dell’8% su base annua, in linea con le stime di consenso.
Zuckerberg annuncia nuove regole
“Capisco che qualsiasi regolamentazione potrebbe danneggiare la nostra attività. Ma penso sia necessario adottarle”. Mark Zuckerberg in un lungo post su Facebook annuncia alcuni cambiamenti che saranno apportati alla piattaforma “nei prossimi anni” venendo incontro a quelle che chiama “le criticità” legate all’uso del suo social network e ai possibili impatti “politici e sociali” che potrebbe avere. “Risolvere questi problemi è più importante dei nostri interessi. E credo che dare delle regole contribuirà a creare una maggiore fiducia”.
Zuckerberg ha ammesso che questi cambiamenti, che riguarderanno l’uso dei dati degli utenti, le loro interazioni private, la crittografia delle comunicazioni e la permanenza delle informazioni condivise sulla piattaforma, potrebbero avere un impatto negativo sul business dell’azienda da lui fondata, ma si dice fiducioso che “a lungo termine l’aumento dell’affidabilità su internet possa avere un impatto positivo sull’intera comunita’ e sulla nostra attivita’”, rispetto ai rischi sul breve termine. Modifiche che però non possono riguardare solo Facebook, e Zuckerberg stila una serie di richieste ai Paesi che hanno chiesto una maggiore regolamentazione della piattaforma, chiedendo che vengano individuati standard comuni. Sulla questione della privacy, Zuckerberg chiede si adotti come modello la Gdpr voluta dall’Unione europea, perché, realisticamente, “la più probabile alternativa a un quadro globale sul modello della Gdpr è la frammentazione di internet”. Chiede anche che ci siano anche degli standard per capire “cosa sia la pubblicità politica” e chi possa farla, perché “spesso le minacce di oggi, come le ingerenze straniere sui processi democratici, non sono contemplate dalle leggi attuali e sarebbe meglio che non fossero le aziende a definire queste regole da sole”. Mentre per i contenuti dannosi condivisi, “penso ci dovrebbe essere un’azione pubblica per definire cosa sia lecito consentire e come minimizzarne gli effetti”, in maniera tale che le aziende possano adeguarsi. Il fondatore di Facebook quindi ammette che il ruolo dei social oggi è quello di “piazze virtuali”, che hanno affiancato quelle “fisiche”, nella discussione pubblica. Ma “tutti abbiamo bisogno di comunicare anche in privato, e questo servizio potrebbe diventare importante per le nostre vite”.
Da questa constatazione formula il piano per modificare la piattaforma che riguarderà: cifratura dei dati, che impedisca a chiunque “compreso noi”, di leggere i messaggi; riduzione della permanenza di un post pubblico nella ‘memoria’ dei social; sicurezza dei messaggi scambiati; ineroperabilità delle piattaforme, ovvero la possibilità di comunicare attraverso app differenti come WhatsApp e Instagram; sicurezza dei dati, anche nei paesi in cui i governi potrebbero essere intenzionati a controllare gli utenti.
Fonte: Rai News
Crediti immagine: Chip Somodevilla/Getty Images