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Più che alla privacy, Facebook guarda alla Cina e a WeChat

(Via Wired)

Più che alla privacy degli utenti, sventolata come il nuovo vessillo di Menlo Park alla conferenza degli sviluppatori F8, Facebook sembra guardare alla Cina. E in particolare a WeChat, l’applicazione di messaggistica che, per semplificare, viene descritta in Occidente come la versione cinese di WhatsApp. Al contrario, l’app, sviluppata da Tencent, uno dei giganti tecnologici di Pechino, offre molti più servizi della piattaforma posseduta da WhatsApp. “Wechat è un supporto a ogni momento della vita quotidiana di un cinese”, spiega a Wired Giuliano Noci, prorettore per la Cina del Politecnico di Milano.

Ci si può prenotare e pagare il taxi o il bar. Ci sono mini siti per l’ecommerce. Ha sostituito le email ed è usata per scambiarsi i contatti, digitalizzando il biglietto da visita in un qr code. Si adopera anche per dialogae con le istituzioni”, descrive Noci. Per ciascuna di queste funzioni in Europa o negli Stati Uniti occorre scaricare una o più app per ciascuna attività. In Cina, al contrario, si resta incollati alla stessa icona.

E ora Facebook muove con WhatsApp e Messenger i primi, timidi, passi nella stessa direzione. “In grande ritardo rispetto ai cinesi, di almeno cinque anni”, osserva Noci. D’altronde Menlo Park ha bisogno di trovarefonti di reddito alternative alla monetizzazione dei dati degli utenti, che finora è stata la stella polare nelle strategie del social network, ma a cui ha dichiarato di voler metter un freno, a causa delle contestazioni sulla privacy. E il modello cinese offre un altro modo per fare soldi.

Più e-commerce online
Alla conferenza annuale degli sviluppatori il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, ha annunciato che su Messenger le aziende potranno comprare inserzioni pubblicitarie, mentre i consumatori potranno prenotare appuntamenti, dal parrucchiere alla concessionaria di automobili.

Su WhatsApp entro la fine dell’anno debutteranno i cataloghi. Un’impresa potrà mostrare agli utenti la sua offerta di prodotti e servizi, che però si dovranno ancora acquistare all’esterno. L’ecommerce entra anche in Instagram. Basterà sfiorare, per esempio, il capo indossato da un influencer in una foto per acquistarlo direttamente sul social network.

La bussola di Facebook
Da quando a marzo Zuckerberg ha scritto un lungo post su Facebook per annunciare la virata verso una piattaforma più attenta alla privacy, WeChat si è distinta come il modello da seguire, sganciando il social network dal monopolio della pubblicità. Tuttavia i piani di Menlo Park non sono ancora all’altezza dell’ubiquità di WeChat. Alla fine del 2018 Tencent ha annunciato che la app ha valicato un miliardo di iscritti, sorpassando Instagram. Ogni giorno sulla piattaforma transitano in media 45 miliardi di messaggi e 410 milioni di contenuti audio e video.

Sette anni prima gli utenti erano 50 milioni. Ma proprio l’ampliamento dei servizi oltre la semplice chat, dalle ordinazioni di cibo a domicilio al pagamento delle bollette, dalle videoconferenze (su cui ora punta anche Facebook, con la condivisione delle videochiamate) all’accesso al conto in banca, fino all’invio delle buste rosse (hóngbāo, 紅包,il tradizionale dono in denaro), hanno fatto esplodere gli iscritti.

WeChat non è mai definita come social network, ma come daily companion(compagno quotidiano, ndr). Quando è nata era una app trendy, oggi è un sistema radicato nella vita delle persone”, racconta Francesco Boggio Ferraris, direttore della scuola di formazione della Fondazione Italia-Cina.

La usi come browser, al posto di Baidu (il Google cinese, ndr), offre un feed di informazioni, geolocalizza persone e servizi”, aggiunge. E racconta: “Si usa anche per combinare incontri. In Cina si organizzano fiere degli sposidove i genitori presentano figli e figlie in età da matrimonio. I curriculum si possono scaricare inquadrando un qr code su WeChat”.

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