Massimo Proto, Ordinario di Diritto privato, è di ruolo presso l’Università degli Studi Link…
Fintech leva per sviluppo sostenibile, l’Onu battezza la task force
(via www.corrierecomunicazioni.it) di Patrizia Licata* ll fintech può essere un prezioso alleato degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e la dimostrazione è arrivata con la creazione di una task force dedicata i cui primi lavori si sono tenuti al recente World economic forum di Davos, Svizzera.
Anche la digitalizzazione dei sistemi finanziari mondiali è in effetti uno dei Sustainable development goals (Sdg) dell’Onu, ma la Task Force on digital financing of sustainable development goals, voluta dal segretario generale dell’Onu António Guterres, intende analizzare le intersezioni tra i due elementi e il ruolo che la finanza digitalizzata può svolgere come strumento per raggiungere più efficacemente e velocemente gli obiettivi di crescita inclusiva e tutela dell’ambiente.
La 2030 Sustainable development agenda delle Nazioni Unite ha fissato i suoi 17 specifici obiettivi già nel 2015 e, nello stesso anno, la Addis Ababa action agenda ha riconosciuto che il piano d’azione globale sulla sostenibilità richiede una strategia anche per il mondo della finanza: è ovvio che raggiungere fasce sempre più ampie della popolazione mondiale con acqua, energia elettrica, mezzi di trasporto e servizi sanitari richiede ingenti finanziamenti.
Si tratta di “trilioni di dollari” di investimenti che non potranno arrivare solo dal settore pubblico ed è qui che i nuovi modelli della finanza hitech appaiono promettenti.
Il mobile money, per esempio, contribuisce direttamente a 13 dei 17 obiettivi dell’agenda sullo sviluppo sostenibile, perché porta i servizi finanziari a individui e piccole imprese che sarebbero altrimenti esclusi non solo dall’accesso a tali servizi ma anche a servizi essenziali che si possono pagare con le soluzioni mobile, come l’utenza elettrica o la connessione Internet. Sempre il mobile money rende meno costoso per chi lavora all’estero spedire denaro verso le famiglie di origine o ancora pagare le rette scolastiche o le prestazioni sanitarie.
La task force osserverà anche il fenomeno della cosiddetta “finanza green” che usa le tecnologie digitali per creare nuove tipologie di strumenti finanziari legati al raggiungimento di un ritorno anche per l’ambiente, dalla riforestazione alla generazione di energia a basso impatto.
Ma questo è solo l’inizio e gli sviluppi della finanza digitale e il suo ruolo nello sviluppo sostenibile è tutto da esplorare, secondo la task force dell’Onu, il cui obiettivo ora è stimolare il “pensiero creativo” sia nelle aree dove già esistono prime soluzioni fintech applicate alla sostenibilità e alla crescita inclusiva sia in quelle non toccate dalla rivoluzione digitale della finanza, come la difesa della biodiversità e della salute degli oceani. Soprattutto, occorrerà tenere sempre a mente l’obiettivo più alto: i benefici dello sviluppo sostenibile devono ricadere su tutti, evitando che la finanza digitale sia uno strumento per l’elite.
La task force adotta dunque una prospettiva a 360 gradi sul tema e riunisce portatori di interesse di più settori e paesi: imprenditori hitech, banchieri, politici e esponenti della società civile desiderosi di analizzare i nuovi trend, individuare le regole ma anche favorire la disruption. Tra i membri del gruppo di lavoro figurano anche Mats Granryd, direttore generale della Gsma, Natalie Jabangwe, ceo di EcoCash, Xiandong (Eric) Jing, ceo e presidente esecutivo di Ant Financial Services, Patrick Njoroge, governatore della Banca centrale del Kenya, Richard Samans, Managing director del Wef.
*giornalista
(Fonte corrierecomunicazioni.it)