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Tutela dei dati, il Gdpr ispira anche gli Stati Uniti

(Via Agenda Digitale)

Gli Stati Uniti potrebbero presto varare una legge federale sulla privacy per porre fine al patchwork normativo attuale. Seguirebbero così la scia innescata col Gdpr dall’Europa che prima di tutti ha compreso l’importanza della fiducia dei cittadini per lo sviluppo dell’economia digitale e promosso strumenti giuridici a sostegno e garanzia dei valori fondativi delle società.

Una tendenza, per altro già colta anche da alcuni Stati Usa, tra cui California, Nevada, Maine e, ultimo in ordine di tempo, New York che con il NY Privacy Act, di cui parleremo ampiamente di seguito, consentirebbe a qualsiasi cittadino dello Stato la possibilità di citare in giudizio le aziende in caso di trattamenti illegittimi dei dati personali.

Sta emergendo, insomma, una certa volontà della politica di riappropriarsi della sovranità in parte perduta, e la tutela della privacy in special modo viene interpretata e valorizzata attraverso meccanismi appunto di “sovranità dei dati”.

Tuttavia, anche se il vento sembra stia cambiando, ancora oggi investire nella protezione dei dati personali e contestualmente nell’economia dei dati anche non personali (Dati Inferiti) non trova adeguata collocazione e condivisione da parte dei decisori politici e di certo oltreoceano non si riuscirà a addivenire a una normativa federale prima delle elezioni presidenziali del 2020.

Usa, big tech nel mirino dell’antitrust
E’ notizia recente che la commissione Giustizia della Camera statunitense ha annunciato l’apertura di un’indagine sulla “concorrenza nel mercato digitale” che coinvolge i big della Silicon Valley. A questa si aggiungono le iniziative antitrust intraprese dal Dipartimento di Giustizia nei confronti di Google e della Federal Trade Commission verso Facebook. Altre in Europa.

Il cambiamento di rotta delle Autorità nei confronti delle Big Tech appare tanto evidente, almeno quanto la consapevolezza che i cosiddetti “Frightfull Five” non necessitino di ulteriori approcci orientati alla promozione di un rapido sviluppo a benefici condivisi. Vale segnatamente per gli Stati Uniti che i giganti tecnologici li hanno visti nascere e diventare quello che sono grazie ad un approccio quasi completamente privo di regole.

In particolare il potere strumentale derivante dalle onnipresenti architetture delle tecnologie digitali ha reso palese il livello di erosione raggiunto dalle aree di sovranità del sistema democratico e man mano che l’apprendimento automatico e l’intelligenza artificiale diventano più sofisticati, il processo decisionale automatizzato che ne consegue diventa influente a tal punto da poter disporre di effetti molto simili a quelli delle disposizioni di legge.

La fiducia diventa asset strategico
La fiducia degli individui, nell’economia digitale come nel mondo globalizzato e interconnesso di oggi, essendo un fattore critico e non certo un elemento marginale, è ritenuto, sempre di più, dagli attori sia politici che economici il terreno sul quale coltivare i rispettivi sforzi ed investimenti: un asset strategico di complessa gestione il cui incremento incentiverà senza dubbio sia lo sviluppo tecnologico che il livello qualitativo dello standard di civiltà di ogni Paese.

I decisori pubblici, alcuni più di altri a dire il vero, hanno preso atto dell’impellente esigenza di promuovere efficacemente questo salto di qualità e lo stanno facendo attraverso strumenti giuridici a sostegno e garanzia dei valori fondativi delle società. Hanno ben chiaro che la tutela dei principi costituzionali dovrà passare attraverso il meccanismo del bilanciamento dei principi e che ciò a maggior ragione avverrà in materia di privacy.

Ne ha consapevolezza l’UE che con il GDPR si è posta a guida della sicurezza dei trattamenti dei dati personali influenzando la legislazione sulla privacy anche al di fuori dell’Unione Europea e stabilendo standard di protezione globali (che spetterà ai regolatori applicare rigorosamente): La Gerar de Proteção de Dados Pessoais (LGPD) del Brasil, rispecchia la struttura del GDPR e il California Consumer Privacy Act è chiaramente influenzata dal regolamento comunitario.

Ne sono consci, gli Usa dove, tuttavia, è ancora necessario cercare, settore per settore, quale sia la normativa da applicare e quali i precedenti giudiziari, spesso con problemi di interpretazione ed aree di incertezza relativamente a quale decisione potrebbe prendere un giudice in Tribunale.

Il modello di privacy americano
Il modello americano della privacy si presenta come un sistema “settoriale” dove la relativa tutela costituzionale passa sostanzialmente attraverso le decisioni della Corte Suprema di Washington.

Oltre al sistema costituzionale della privacy, l’ordinamento giuridico nord-americano, prevede anche una disciplina di tipo ordinario che, sul piano delle fonti di diritto, si divide in due parti: la legislazione federale e l’autonomia normativa degli stati dell’Unione.

Una pletora, dunque, di leggi federali e statali, oltre a numerosi precedenti giurisprudenziali a fronte della mancanza di un quadro normativo generale al modo del diritto comunitario. Ovvero, un mosaico normativo frammentato tra cinquanta stati federati ampliato dall’assenza di orientamenti e discipline comuni e condivise.

I limiti di un siffatto modello, nel contesto di forte sviluppo tecnologico digitale e di espansione dell’auto-regolamentazione privata, specie dei big tech della Silicon Valley, non tardano a presentarsi e rendono evidente l’esigenza di quel salto di qualità imposto dai paradigmi digitali di protezione della privacy e degli individui.

Una normativa a macchia di leopardo
Tale nuova prospettiva, sebbene percepita come necessaria anche all’interno del Congresso Usa, manifesta ancora oggi contorni incerti tra l’adozione del modello delle norme sulla protezione dei dati dell’Unione europea (malgrado la distanza tra Usa e Ue per la gestione della privacy sia rilevante stante il fatto per cui non è solo normativa bensì di principio) e l’esigenza di prevenire le rigide norme sulla privacy come quelle adottate dalla California, foriere di normative a macchia di leopardo.

California in primis, ma anche Nevada, Maine e ora anche New York sono, appunto, esempi interessanti di come i provvedimenti di rango federale, o viceversa la mancanza degli stessi, possano consentire ampi margini di discrezionalità e manovra alle azioni affermative dei singoli Stati federati.

 

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