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Homo cyborg. Il futuro dell’uomo, tra tecnoscienza, intelligenza artificiale e nuovo umanesimo. A Roma il convegno nazionale di Scienza & Vita

Quale sarà l’evoluzione dell’Uomo? Ci attende un futuro a metà da Cyborg, a metà tra Uomo e macchina? A che punto sono le scoperte scientifiche e le nuove tecnologie applicate alla vita? E’ lecito porsi dei limiti in questo campo?

A queste ed ad altre domande ha tentato di dare delle risposte il XVI Convegno nazionale dell’Associazione Scienza & Vita, presieduta dal Prof. Alberto Gambino, dedicato al tema “Homo cyborg. Il futuro dell’uomo, tra tecnoscienza, intelligenza artificiale e nuovo umanesimo”.

Al centro della riflessione l’approfondimento del pensiero transumanista e postumanista, nelle sue varie declinazioni, con una particolare attenzione alle conseguenze concrete di una sua compiuta attuazione nella nostra società.

Viene raccolto e condiviso l’appello urgente di Papa Francesco lanciato nell’ottobre del 2017: “La potenza delle biotecnologie, che già ora consente manipolazioni della vita fino ad ieri impensabili, pone questioni formidabili. E’ urgente perciò intensificare lo studio e il confronto sugli effetti di tale evoluzione della società in senso tecnologico per articolare una sintesi antropologica che sia all’altezza di questa sfida epocale”.

Ad aprire i lavori dell’assise nazionale dell’associazione, il S.Em. il Cardinale Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di  Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, per il quale occorre affrontare la sfida di un “nuovo umanesimo” che sappia “umanizzare la tecnica, rendendola al servizio dell’uomo, e custodire la vita umana in ogni istante dell’esistenza”.

Solo così si frenerà l’ascesa del “transumanesimo”, che promuove l’uso della scienza per aumentare le capacità fisiche e cognitive delle persone, fino ad arrivare ad una possibile trasformazione post-umana. 

Nel mondo contemporaneo, osserva il cardinale, “è ormai emersa una nuova questione sociale che investe la sfera economica e quella antropologica, la dimensione culturale e quella politica, i cui riflessi si fanno sentire profondamente anche in ambito religioso”.

Ed è proprio “la consapevolezza di questa nuova questione sociale che ci impone la sfida del nuovo umanesimo. Una questione sociale che tende ad interpretare e a vedere in modo unitario la crisi antropologica e quella economica, la crisi ambientale e quella politico-culturale”.

“Il nuovo umanesimo” spiega ancora Bassetti, è “una grande sfida, non solo per la Chiesa, ma per l’umanità intera”.

L’idea di fondo che ispira recenti movimenti di pensiero è appunto l’anelito al superamento dei limiti naturali che caratterizzano la condizione umana, fino al limite estremo della morte.

Un obiettivo, questo, da raggiungere mediante il massiccio ricorso alla tecnologia più avanzata, nelle sue svariate forme e applicazioni. La parte “limitata” dell’essere umano, che si manifesta nelle diverse circostanze della sua vita sotto varie forme, dovrebbe dunque essere, se non “sanata”, almeno sostituita da presidi tecnologici (di ultima generazione o futuribili) in grado di garantire il suo superamento.

In questa prospettiva, strumenti quali  intelligenza artificiale, robotica, possibili commistioni uomo-macchina (cyborg), “genetic engineering and enhancement”  e altri, dovrebbero costituire la concreta possibilità per l’essere umano di raggiungere una sorta di “immortalità” di fatto, pur se ridotta ad un mero prolungamento della condizione terrena.

Ad alternarsi nella complessa discussione un parterre nutrito e prestigioso di relatori:

Armando Fumagalli,  Ordinario di Teoria dei linguaggi; direttore del Master in International Screenwriting and Production, Univ. Cattolica di Milano ha ricordato come il cinema da molti anni -basti pensare a titoli come Blade Runner, Terminator, Gattaca, A.I., Minority Report, solo per citare alcuni fra i più famosi- si è occupato di esplorare quei territori di confine che ci sono fra l’enhancement delle possibilità umane attraverso la tecnologia e la creazione di robot sempre più perfetti che simulano -o addirittura aspirano a l’umanità, dando una descrizione di come il cinema ha inquadrato tali questioni, spesso favorevole alla difesa dell’umano, e spesso addirittura portato a “umanizzare” anche e addirittura i robot: si veda il caso di Wall-E).  

Antonio Allegra, Docente di Storia della filosofia, Univ. per Stranieri di Perugia ha sottolineato come “Postumano e transumano siano termini pervasivi, utilizzati spesso in maniera generica e talvolta imprecisa ma coerenti nel significato di base”. Nel suo intervento, Allegra ha chiarito le coordinate delle due posizioni, che alludono in ogni caso a una trasformazione epocale, a un passaggio verso una condizione che non è solo un’altra variazione sul tema dell’umano, ma la sua radicale alterazione.

Per Giacomo Samek Lodovici,  Docente di Storia delle dottrine morali e Filosofia della storia, Univ. Cattolica di Milano; consigliere nazionale Scienza & Vita “Sia la fiducia transumanista nella Tecnica liberante, sia quella postumanista nella Natura assorbente-inglobante, rivelano un’esigenza di redenzione da una condizione umana percepita come una malattia, intollerabile e nefasta. Al fondo un’aspirazione ad una condizione di immortalità terrena coincidente con una massimizzazione similutilitarista del benessere e/o con una condizione integralmente pneumatico-spirituale e simildivina”.

Paolo Benanti, Associato di Teologia morale e bioetica, Univ. Gregoriana di Roma ha affermato: “Esplorando i più recenti sviluppi tecnologici cosa vuol dire essere uomini sembra che dovrà essere compreso come il risultato dell’interazione con una tecnologia sempre più pervasiva del nostro quotidiano. Si guarderà al mondo della biotecnologia aprendo tutta una serie di urgenti quesiti etici che chiedono di essere affrontati in maniera organica per giungere a una governance efficace del progresso tecnologico. Di fronte a orizzonti di fantascienza resa realtà, di sogni resi concreti, di sfide a livello tecnologico, etico e umano è urgente riflettere sulla bellezza, la nobiltà e sull’essenza di essere immagine e somiglianza divina”.

Francesco Pizzetti, Ordinario di diritto costituzionale, Univ. di Torino; già presidente dell’Autorità Garante per la Privacy, ha trattato il tema dell’uso dei dati personali nel quadro dell’evoluzione delle tecnologie di Intelligenza Artificiale, con particolare riguardo al rapporto tra le libertà e i diritti della persona e sviluppo delle tecnologie di analisi dei comportamenti con finalità predittive e di offerta di nuovi servizi e nuove opportunità in campi molto importanti, primo fra tutti la cura della salute e la ricerca scientifica.

Al centro dell’analisi di Pizzetti il rapporto tra libertà e responsabilità della persona umana e le promesse delle nuove tecnologie, spesso basate su scelte compiute dalle macchine con incidenza diretta sulla vita degli esseri umani.

A parere di Daniele Magazzeni. Director of Autonomous Systems Lab, King’s College London: “Quello che sta accadendo oggi con l’Intelligenza Artificiale (I.A.) è paragonabile a quello che è accaduto anni fa con la diffusione dell’elettricità. Da un lato l’I.A. sta permettendo di fare cose impensabili prima e sta potenziando le possibilità di ogni persona di interagire con la realtà. Dall’altro lato l’I.A. è ormai presente ovunque e, come con l’elettricità, la usiamo continuamente e spesso senza rendercene conto, è quasi “invisibile” (ogni volta che usiamo uno smartphone, entriamo in metropolitana o in macchina e usiamo il navigatore, o ogni volta che usiamo le email o i social network, di fatto stiamo utilizzando l’I.A.).

Dal canto suo, Alessandro Vato, Ricercatore, Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) e National Center for Adaptive Neurotechnologies, New York ha cercato di rispondere alle domande: “Esistono veramente i Cyborg? E’ solo fantascienza cinematografica oppure una realtà presente? Cosa o chi sono i robot umanoidi? È possibile sviluppare dispositivi che permettano di dialogare direttamente con il cervello? Cosa sono le interfacce cervello-macchina e come funzionano?

“Per rispondere in modo non superficiale è necessario esplorare lo stato dell’arte della ricerca in questo particolare ambito scientifico per comprendere i meccanismi cerebrali che stanno alla base di queste nuovi strumenti. Inoltre, è utile individuare i possibili ambiti di applicazione che vedranno questi dispositivi protagonisti nei prossimi anni. Infine, è fondamentale provare a rispondere alle provocazioni profonde che tale ricerca porta con sé”.

“Il termine robot, che indica un lavoratore antropomorfo, è di origine ceca, e rimanda al lavoro forzato. I robot sono nati come macchine utili a svolgere tutte quelle attività che per gli uomini sono pericolose, pesanti o sgradevoli. Lentamente sono usciti dalle “loro gabbie” ed hanno cominciato ad essere parte della nostra vita quotidiana, non solo per automazione industriale, ma anche per attività di servizio: dall’assistenza, alla diagnosi, alla terapia”. Ad aver ripercorso la storia e l’evoluzione della robotica è stata invece Arianna Menciassi, ordinario di bioingegneria industriale, Scuola Sant’Anna (Pisa), 

Domenico Coviello, Direttore Laboratorio di Genetica Umana, E.O. Ospedali Galliera di Genova, ha illustrato il tema del “gene editing” con il quale s’intende la possibilità di modificare e correggere le parole che si trovano all’interno del libretto d’istruzioni di ogni organismo vivente: il DNA. La tecnica che “riscrive” il DNA di qualsiasi organismo e che sta rivoluzionando il mondo scientifico ha un nome che ricorda i cereali in scatola (Crispr-Cas9) ed è il procedimento d’ingegneria genetica che permette di tagliare e incollare il DNA in modo specifico. “Non conosciamo ancora completamente le capacità di questa tecnologia – dice Coviello – ma ci sono i presupposti che questa possa essere anche utilizzata ai fini di controllo e pianificazione della specie”.

Rosario Sorbello, ingegnere, co-direttore RoboticsLab e docente Dipartimento Innovazione industriale e digitale Università di Palermo. Un robot umanoide, spiega: “può avere la capacità di percepire, dialogare e interagire socialmente con gli esseri umani, attraverso l’uso dei bio-segnali cerebrali dell’uomo rilevati attraverso un caschetto BCI, in una società del futuro che li vedrà entrambi inclusi”.

Sorbello racconta un esperimento effettuato con un bambino autistico dimostrando come un robot “Alter-Ego” dell’uomo sia stato di aiuto nel facilitarne l’integrazione con i compagni, oppure, capace di muoversi in un ambiente secondo i comandi di alto livello inviati dal cervello di un utente, abbia migliorato la qualità di vita di un suo amico malato di Sla. “Questi robot – aggiunge – in Giappone vengono utilizzati anche con anziani affetti da demenza per aiutarne l’integrazione”.

La qualità della vita potrà cambiare  – sottolinea ancora Sorbello – “quando questi robot umanoidi saranno a servizio dell’uomo e parte integrante di una società del futuro, ma – ammonisce – occorre ricordare che sono un mezzo e tali devono rimanere mentre l’uomo dovrà sempre preservare la sua posizione antropocentrica”.

Per Luca Fiorito, Associato di Storia del pensiero economico, Univ. di Palermo: Il motto dell’Eugenics American Society recitava: “Alcune persone sono nate per essere un peso per altri”. Sono stati molti gli storici che hanno documentato come l’eugenetica in America raccolse consensi ai più alti livelli.

Il ventiseiesimo presidente, Theodor Roosevelt, diceva di sperare “ardentemente che agli uomini disonesti venga impedito del tutto di procreare. È importante che solo la brava gente si perpetui”. Altri quattro presidenti americani, William Taft, Woodrow Wilson, Calvin Coolidge e Herbert Hoover, sposarono l’eugenetica. Ciò che è meno noto è che l’eugenetica giocò un ruolo fondamentale nei dibattiti economici del periodo – soprattutto su temi quali le politiche di immigrazione, le misure contro la disoccupazione, e la fissazione del salario minimo.

A parere di Fiorito si può tracciare un parallelo significativo tra l’eugenetica americana dell’era progressiva e l’“Eugenetica Positiva” di Julian Huxley, il padre della nozione di Transumanesimo, identificabile semplicemente con un richiamo a coloro che devono gestire la vita umana a far evolvere la stessa in modo corretto, evitando di portare alla luce esseri umani che poi saranno costretti a vivere una vita di sofferenze e a trasmettere tali sofferenze anche ai loro familiari.

Gianluca Ricci Presidente e fondatore di Cuore digitale, nel 2015 Gianluca Ricci decide di coniugare questi aspetti con l’esperienza professionale nella tecnologia per fondare Cuore Digitale un’associazione senza scopo di lucro che ha lo scopo di promuovere la cultura con uno spiccato orientamento al digitale finalizzato a creare impatto sociale.Una famiglia di volontari (come l’hanno definita alcuni giornalisti) che nel tempo libero si mettono al servizio della collettività per stimolare e creare opportunità a quei giovani talenti digitali che sviluppano dispositivi utili a migliorare la vita delle persone in particolare di quelle più fragili e per operare in ambito formazione digitale laddove lo Stato non arriva. 

Per Pasquale Fedele, CEO di Liquidweb “Il cervello umano è composto da miliardi di neuroni. Le loro interazioni chimiche generano impulsi elettrici che possono essere misurati. La tecnologia Brain-Computer Interface (BCI) interpreta la mappa elettrica corrispondente a determinate attività cerebrali consentendone l’impiego per controllare il computer o altri dispositivi”.

Mary Franzese, Imprenditrice e resp. comunicazione di Neuron Guard “Neuron Guard ha sviluppato un innovativo sistema di gestione della temperatura corporea in caso di danno cerebrale acuto. Si calcola che, nel mondo, ogni 7 secondi, si verifichi un arresto cardiaco, ictus e trauma cranico e che il danno cerebrale acuto è la prima causa di disabilità permanente e la seconda causa di morte sopra i 50 anni, con una spesa globale che supererà i 4 trilioni di dollari nel 2025. In queste situazioni di emergenza il corpo, e soprattutto il cervello – afferma Franzese – perdono la capacità di mantenere la temperatura in un intervallo considerato sicuro, con danni potenzialmente gravi e permanenti”. E’ quindi essenziale mantenere il cervello, l’organo più sensibile alle alterazioni termiche, all’interno di un intervallo di valori considerato sicuro.

A concludere i lavori, il Prof. Alberto Gambino,  Presidente di Scienza & Vita, il quale ha sottolineato come il convegno e l’attività dell’associazione sia nel solco nella “storia che si sta compiendo in questi anni, come sia collante di esperienze di  persone altissimo profilo che non si sentono più solitarie e che sono caratterizzate da una grande carica etica ed un profonda passione civile”.

Scienza & Vita – ha auspicato – spero possa diventare sempre più la piattaforma di confronto tramite la quale vengano messi a fattor comune esperienze e saperi diversi, “tracciando un orizzonte culturale, anche dentro la sfera importante dei valori della Chiesa cattolica che lascia che il laicato faccia fino il fondo il suo mestiere”.

Nel richiamare l’intervento del Cardinale Bassetti in apertura dei lavori che ha tracciato i principi, il Prof. Gambino ha esortato  a riempire gli spazi del confronto civile per costruire prospettive che partano però dalla riflessione, dalla testimonianza attenta, dall’approfondimento di temi così delicati quali ad esempio quello della “cura potenziamento” con il tutto dibattito e le complesse problematiche che ne seguono o le dicotomie virtuale – reale, umano-post umano, presente – futuro,  corpo – robot, “stare meglio o apparentemente meglio”. 

Gambino ha segnalato il limite per il quale tutte le informazioni che “sono utili agli algoritmi, ai robot per predire il futuro, e dunque per scegliere ciò che è meglio per noi, sono tutte radicate del passato, sono sintetiche, parziali”,  senza avere però “il guizzo dell’essere umano, dell’elemento trascendente”.

“Le più belle rivoluzioni della storia – ha osservato ancora Gambino – hanno sempre disatteso la razionalità umana, hanno fatto un salto”.

“Questo è un elemento formidabile che annienta quelle teorie secondo cui ci sarà più benessere se le scelte sono fatta da altri, in particolare dalle macchine e questo ci fa ritenere che saremo sempre noi i soggetti titolari dell’Umanità che non ci potrà essere sottratta”.

Consulta:

Homo Cyborg: card. Bassetti, “la nuova questione sociale ci impone la sfida del nuovo umanesimo”;

Homo Cyborg: card. Bassetti, “crisi antropologica mercifica tutto” e “anestetizza mente e cuore”;

https://www.youtube.com/watch?v=7uzxeS9pgXA – L’intervista  a S.Em il Cardinale Gualtiero Bassetti;

I video del Convegno “Homo Cyborg. Il futuro dell’Uomo tra tecnoscienza, intelligenza artificiale e nuovo umanesimo”, Roma,  25 maggio 2018, Centro Congressi via Aurelia 796;

Gli abstract degli Interventi al Convegno “Homo Cyborg. Il futuro dell’Uomo tra tecnoscienza, intelligenza artificiale e nuovo umanesimo”;

Homo Cyborg: Pizzetti (Univ. Torino), “fino a che punto vogliamo che i nostri dati siano conosciuti per l’interesse collettivo e fino a che punto vogliamo stare fuori del coro?”

Homo Cyborg: Magazzeni (King’s College London), intelligenza artificiale “non instaura rapporti di fiducia, non sarà mai capace di intuizione ma solo esecutrice di ‘comandi’ dell’uomo”

Homo Cyborg: Allegra (Univ. Stranieri Perugia), postumano e transumano sono “radicale alterazione” del concetto di uomo

Homo Cyborg: Menciassi (bioingegnere), “pillole-robot per diagnosi più accurate e macchine per sostituire organi danneggiati

Homo Cyborg: Sorbello (ingegnere), “i robot umanoidi possono migliorare la vita di alcuni malati ma devono rimanere un mezzo”

Homo Cyborg: Coviello (genetista), gene editing su Dna embrionale “pone serie questioni umane ed etiche”

Il programma del Convegno 

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