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Perché l’app Immuni sarà utile anche ai calciatori: l’opinione di Alberto Gambino
L’app “Immuni” potrebbe essere utilizzata anche dai calciatori per tracciare l’eventuale contagio, scrive Calcio e Finanza. Lo spiega la commissione medica della FIGC all’interno del procotollo sanitario per la ripresa degli allenamenti.
Tra le note finali, infatti, la commissione medica della FIGC sottolinea: “Valutare la possibilità in una fase successiva di utilizzare le APP disponibili per tracciare e seguire clinicamente giocatori e membri dello staff tecnico nel rispetto della privacy”.
Un tema su cui si era espresso anche Alberto Gambino, presidente dell’Italian Academy of the Internet Code (IAIC), giurista, prorettore vicario dell’Università Europea di Roma e direttore scientifico di Diritto Mercato Tecnologia.
«Si è scelta un’app che richiede la doverosa collaborazione della cittadinanza, altrimenti sarà inutile: è una prova di maturità, vedremo se sapremo rinunciare ad un pezzo di libertà per il bene comune. L’applicazione – aggiunge il giurista – sembra conforme ai dettami della privacy, in quanto si può installare soltanto su base volontaria sia ai fini del proprio tracciamento, sia ai fini della verifica di soggetti contagiati rispetto ai quali ne rende anonimi i dati identitari. Proprio per questo però, se l’applicazione non verrà scaricata dalla maggioranza dei cittadini e non solo quelli residenti nei territori più colpiti dalla malattia COVID-19, la conseguenza sarà che le probabilità di contagio rimarranno alte».
«L’applicazione, oltre ad essere conforme ai dettami della privacy, in quanto si può installare soltanto su base volontaria, è un formidabile strumento anche per la verifica dei rischi di contagio dei calciatori e dei loro staff nei contatti sociali quotidiani. Si è scelta un’app che richiede la doverosa collaborazione degli utenti, specie quelli più esposti ad assembramenti: vedremo se il mondo dello sport, a cominciare dal calcio dei professionisti, saprà farne tesoro. Se l’applicazione verrà scaricata e utilizzata da chi fa attività sportiva, e non solo coloro che la svolgono nei territori più colpiti dalla malattia COVID-19, le probabilità di contagio anche nel mondo dello sport potranno ulteriormente contenersi».