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In memoria del Prof. Avv. Antonio Catricalà. Intervista al Prof. Avv. Cesare San Mauro.

E’ notizia di pochi giorni fa, del 24 febbraio 2021, la precoce perdita del Professore Avvocato Antonio Catricalà, ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ex Garante dell’Antitrust, dal 2017 presidente del cda della società Aeroporti di Roma e recentemente nominato presidente dell’Igi, l’Istituto grandi infrastrutture.

In sua memoria la redazione di DIMT ha intervistato il Professore Avvocato Cesare San Mauro, associato di Diritto dell’Economia presso la Facoltà di Economia dell’Università di Roma La Sapienza e avvocato cassazionista del Foro di Roma.

 

Antonio Catricalà è stato un grande personaggio che, possiamo permetterci di dire, ha inciso la storia dell’Antitrust del nostro Paese. Potrebbe raccontarci della sua figura non solo come giurista ma anche come uomo?

Antonio Catricalà era un mio grandissimo amico, una persona a cui ero molto legato non solo a livello professionale ma anche sul piano personale. Ma di tutti gli importanti aspetti della sua figura, mi preme dire, soprattutto per le nuove generazioni, che quello che deve interessare maggiormente di Antonio è sicuramente la sua straordinaria umanità. Di profonda intelligenza e di grande ironia la quale, come diceva Henri Cartier-Bresson, è madre di tutte le intelligenze. Antonio Catricalà la sapeva esercitare anche su se stesso, avendo una natura fortemente auto-ironica.

Per descriverlo come uomo vorrei raccontare un aneddoto abbastanza simpatico: all’inizio della sua carriera come avvocato dello Stato venne chiamato in Corte per difendere la Presidenza del Consiglio rispetto ad un privato. Ebbene questo privato era difeso da una collega la quale, incontrandolo prima dell’udienza e non sapendo che fosse la controparte, gli spiegò velocemente “No guarda Antonio, sono qui per una questione delicatissima, per un cliente importantissimo, di estremo rilievo di cui non posso parlarti, ho una grande fretta” e lui non rispondendo rimase in silenzio, e la collega aggiunse “Ma tu invece Antonio, cosa fai qui?”, e la risposta di Antonio fu “Ah io sono qui per fare le fotocopie”. Quando lo vide ovviamente come controparte la collega si stupì non poco, e la causa successivamente venne poi vinta dall’Avvocatura dello Stato.

Ho voluto raccontare questo aneddoto per dimostrare la capacità straordinaria di un uomo come Antonio Catricalà, di non diventare superbo nelle alte funzioni che ricopriva. Alte funzioni che Antonio ha svolto egregiamente. Per citarne solo alcune: Presidente dell’Antitrust, Capo di Gabinetto del Ministro delle Telecomunicazioni nella difficilissima fase della gara per l’UMTS  (per la trasformazione della telefonia mobile, allora i telefoni si usavano solamente per parlare contrariamente ad oggi che l’80% è connessione dati). Come Presidente dell’Antitrust, Antonio ha fatto una grande opera di trasformazione. I due grandi Presidenti dell’Antitrust che hanno rivoluzionato l’Authorities sono stati: Antonio Catricalà e Giuliano Amato, i quali hanno lasciato una profonda impronta creando le fondamenta di quello che oggi è il Garante per la Concorrenza con i principi comunitari ed il diritto europeo. Possiamo dire che il loro lavoro è stata un’opera straordinaria.

Ricordiamo anche questa sua capacità di mediazione, paziente e laboriosa, che esprimeva in ogni suo aspetto professionale. Un uomo di una cultura ed uno spessore straordinario. Polivalente, capace di parlare di ogni argomento. Poteva vantare una cultura enciclopedica alla Pico della Mirandola che, potremo dire, era indiscutibilmente rinascimentale. Un uomo curioso della vita attento, autoironico e di grande sensibilità, questo il suo spessore umano.

Lo spessore scientifico di Antonio è a sua volta, di grande importanza e rilievo. Ritengo che quello che ha scritto in materia di tutela antitrust e di concorrenza, è stato determinante per delimitare e superare quello che un tempo, per noi giuristi, era una divisione netta tra diritto privato e diritto pubblico che oggi, semplicemente, non c’è più. Antonio ha dimostrato che nella nostra società contemporanea non ci sono più differenze tra interessi legittimi e diritti soggettivi, tra giudici ordinari e giudici amministrativi. L’evoluzione della tipologia, delle differenziazioni e degli interessi nella società di questo millennio, che ricordiamo essere una società di servizi in cui il terzo settore domina, hanno fatto sì che questa antica distinzione tra diritto privato e diritto pubblico, non avesse più senso. In questo il suo ruolo di professore universitario e di scienziato giuridico è stato determinante, rimarrà grazie a lui per tutti noi una grande eredità.

Una persona che ha sempre pensato prima all’Istituzione e poi a se stesso in questa sua funzione di Uomo servitore dello Stato. So che quando lasciò il Consiglio di Stato per fare il professore universitario e l’avvocato, ebbe modo di riflettere profondamente perché, rimanendo in carriera, sarebbe certamente divenuto Presidente del Consiglio di Stato. Percorso che non ha intrapreso, preferendo entrare nel mondo accademico e facendo, come me, l’avvocato. E’ stata una scelta diversa, ma comunque, in una qualche misura, questa sua vocazione di primato del pubblico, delle Istituzioni e dello Stato era rimasta. In questo ha sottolineato nuovamente la natura di umiltà, di ironia e autoironia straordinaria.

 

Qual è, a Suo avviso, il contributo di maggiore attualità che ha sviluppato il Professor Catricalà che oggi la nostra società può dire di aver ereditato?

Tra i più grandi contributi di Antonio per il nostro Paese, troviamo l’evoluzione dell’applicazione dei principi comunitari in materia di concorrenza a livello europeo, la tutela del consumatore, del primato, del cittadino ed il superamento delle corporazioni, le quali ancora oggi incrostano il nostro Paese. L’Italia ha vissuto il Rinascimento, come molte vie di Roma intorno Campo de’ Fiori con il loro nome attestano, e per questo ad oggi, solo per fare un esempio, l’idea di un paese dove i tassisti sono a numero chiuso è senza alcun senso. Liberalizzare e introdurre elementi competitivi a favore della concorrenza, sconfiggere monopoli sempre un po’ arroganti, dalla telefonia a quello elettrico, alle compagnie aeree, ha determinato dei benefici straordinari anche per la generazione attuale. Questa è l’eredità più grande che ci ha lasciato Antonio.

Potremo prendere ad esempio la liberalizzazione dei canali tv. Prima avevamo solamente la Rai ed inizialmente c’era solamente Rai1 che iniziava le trasmissioni alle 17.00, poi sono state trasmesse Rai2 e Rai3.  Oggi possiamo vantare un’offerta ampia di canali televisivi che varia molto. Questa possibilità di scelta, e dunque di concorrenza, è arrivata a noi anche grazie all’opera di un grande protagonista di questa evoluzione: Antonio Catricalà. I cui vantaggi oggi noi tutti, e particolarmente i giovani, possiamo usufruirne. Ricordiamo come l’aumento delle possibilità significa aumento della qualità di vita per ognuno di noi.

 

Possiamo dire se secondo Lei, abbiamo effettivamente acquisito l’eredità del Professore, o abbiamo ancora molto su cui lavorare come Paese e come Stato?

Da un punto di vista scientifico e culturale è stata acquisita, da un punto di vista pratico purtroppo ancora no. Esistono ancora tante corporazioni a numero chiuso come ad esempio i taxi, i notai o le farmacie. Le battaglie fatte contro Uber sono illogiche, incomprensibili, fuori tempo e fuori spazio. Queste corporazioni fanno grandi resistenze alle aperture verso una liberalizzazione, anche solo leggera. Le intuizioni a livello scientifico e regolatorio ci sono state, ma la concreta applicazione ancora trova significative resistenze nel nostro Paese.

 

In quali occasioni avete avuto modo di conoscerVi e di lavorare insieme?

In diverse occasioni, ma in modo particolare agli inizi degli anni 2000, anni in cui ero il Capo della Segreteria Tecnica del Ministro per la Funzione Pubblica, lallora Franco Frattini, e Antonio era Segretario Generale della Presidenza del Consiglio. Ci confrontammo innumerevoli volte per la riforma delle Authorities (delle Autorità Indipendenti) coordinammo insieme, anche a Lamberto Cardia il quale successivamente divenne Presidente della Consob, una commissione per la riforma delle Autorità. Qualcuna si è fatta, qualcun’altra non si è fatta, però fu un percorso importante per noi, segnato anche da momenti drammatici come ad esempio l’attacco alle Torri Gemelle. In quella occasione fu bloccato il traffico aereo e molti voli tornarono indietro. Furono interclusi tutti gli aeroporti americani ed il Governo venne messo in Stato di Sicurezza Nazionale, fu un’emergenza globale. Ricordo bene anche quando Antonio dovette affrontare le crisi economiche, come la grande crisi del 2008. In quel periodo io già lavoravo nel privato e non ero più al suo fianco, ma rimanemmo in contatto poiché mio interlocutore, essendo Presidente dell’Antitrust ed io direttore generale di una compagnia telefonica. Un interlocutore che descriverei aperto all’innovazione e alla ricerca scientifica.

Ci sono tanti giuristi che forse sono stati anche più grandi di lui e più importanti di lui, però oserei dire monotematici. Lui no, lui passava da uno spazio discorsivo all’altro fluidamente. Tra le varie cose ci univa un fatto, di poco conto magari, la passione per una squadra di calcio: la Roma. Vi erano dunque dei momenti estremamente belli che ci accomunavano, dove lo sport ci univa come una passione mai vissuta in maniera becera. Un interesse vero, ricordo bene come a volte Antonio non andava di persona allo stadio per non emozionarsi troppo.

 

 

Antonio Catricalà e Cesare San Mauro

 

 

La redazione di DIMT

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