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Intervista al Prof. Giuseppe Gaeta. Il diritto alla bellezza tra istanze di protezione e inclusione

Nell’ambito del convegno di apertura del Progetto di Ricerca di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN) dal titolo “The right to beauty between instances of protection and inclusiveness”, finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca, siamo lieti di intervistare il Prof. Giuseppe Gaeta, Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Napoli. Questo ambizioso progetto vede come capofila proprio l’Accademia di Belle Arti di Napoli, con la partecipazione di gruppi di lavoro attivi presso l’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, l’Università degli Studi di Palermo e l’Accademia di Belle Arti di Sassari “Mario Sironi”.

Il convegno di apertura rappresenta un momento fondamentale per discutere le tematiche legate al diritto alla bellezza e alle sue varie sfaccettature, ponendo l’accento sulle istanze di protezione e inclusività. Saranno protagonisti della giornata i coordinatori delle cinque unità di ricerca coinvolte nel progetto, coordinate dal Prof. Fabio Dell’Aversana, principal investigator e a sua volta coordinatore dell’unità presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, nonchè altri autorevoli relatori.

In questa intervista, il Prof. Giuseppe Gaeta ci offrirà un’approfondita panoramica sulle prospettive e gli obiettivi del convegno, nonché sul ruolo che l’Accademia di Belle Arti di Napoli svolgerà all’interno di questo importante progetto di ricerca nazionale.

 

Il Prof. Giuseppe Gaeta (1963), laureato in Sociologia presso l’Università Federico II di Napoli e Dottore di Ricerca in Antropologia Culturale, Etnologia, Storia delle Tradizioni Popolari presso l’Università degli Studi di Firenze, ha una ricca esperienza nel campo dell’insegnamento e della ricerca. Ha ricoperto ruoli di docente e coordinatore presso varie istituzioni accademiche, tra cui l’Accademia di Belle Arti di Catania e l’Accademia di Belle Arti di Brera – Milano. Ha anche svolto incarichi istituzionali significativi, come la direzione dell’Accademia di Belle Arti di Napoli dal 2014 al 2020 e la partecipazione a diverse commissioni ministeriali e tavoli tecnici nazionali nell’ambito dell’Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica. Inoltre, ha contribuito con numerosi articoli e pubblicazioni su argomenti legati all’antropologia culturale, all’arte e alla comunicazione.

 

 

Il Prof. Giuseppe Gaeta

 

L’Accademia di Belle Arti di Napoli sta organizzando un grande convegno su un tema di grande attualità. Quale è la sua posizione sul diritto alla bellezza e quanto è importante il suo riconoscimento in un’ottica di protezione e inclusione?
La bellezza prima ancora che una categoria interpretativa è un’esperienza interiore. Ciascuno declina e vive questo concetto in maniera differente, ogni cultura e ogni epoca ne propongono definizioni e forme, ma gli individui ne articolano il significato il forme sempre nuove e dalle sfumature infinite.
Questa esperienza è fondativa dell’identità e dell presenza nel mondo di ogni essere umano.
Per tale motivo riconoscerne il valore come diritto fondamentale significa riconoscere la centralità dell’umano e la dignità della persona.

 

Per la prima volta, un’Accademia di Belle Arti è capofila di un PRIN finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca. Che importanza ha questo dato, anche con riguardo al tema della ricerca di base, di cui lei tanto si è occupato?
Si tratta di un risultato straordinario, forse epocale, perché arriva dopo 25 anni dalla riforma dell’Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica restituendo a queste istituzioni la dignità di soggetti che operano nell’European Higher Education Area, dove la ricerca è elemento fondativo della didattica e della relazione con i territori all’interno dei quali queste istituzioni vivono e operano.
La ricerca, intesa come processo innovativo e dinamico di interconnessione tra presente, passato e futuro, diventa fattore generativo e rigenerativo di valori, di pratiche, di relazioni.

 

Quale può essere l’impatto dell’innovazione digitale sulle arti, sullo spettacolo e, in generale, sulla tutela delle creazioni, umane o algoritmiche?
Il dialogo tra tecnologia e arte è di fatto consustanziale al progredire dei saperi e delle pratiche artistiche, le tecnologie sono sempre nuove nel loro divenire storico, così come la creatività, caratteristica distintivamente umana, si articola in forme incessantemente nuove e originali. Le tecnologie digitali aggiungono un nuovo tassello a questo percorso, con nuove risposte e nuove domande. È necessario coltivare queste domande come intelligenza collettiva per trovare risposte che portino a una crescita collettiva sul piano sociale, culturale, artistico e soprattutto umano.

 

L’Accademia di Belle Arti di Napoli ha all’attivo molteplici collaborazioni con altre Università, Istituzioni AFAM e centri di ricerca. Quali sono i temi su cui più state lavorando e su cui si concentreranno le prossime attività?
Fare rete oggi è, al tempo stesso, una necessità ineludibile e un orizzonte etico dell’agire.
Lavoriamo insieme ai colleghi delle Università, dei centri di ricerca, delle istituzioni culturali, ma anche con le associazioni e le imprese, per costruire un network di intelligenze e di esperienze basate sull’interdisciplinarità come pratica orientata al confronto della complessità.
Gli ambiti di intervento e collaborazione vanno dalle arti visive a quelle dello spettacolo, dalle nuove tecnologie ai beni culturali, dalla didattica delle arti al design. Sperimentiamo nell’orizzonte del Public engagement forme nuove di collaborazione tra visioni e saperi, superando antichi e non più giustificati steccati tra discipline nella prospettiva di un nuovo umanesimo. Come afferma Jean-Luc Nancy bisogna passare dall’ego sum all’ego cum imparando a riconoscersi sempre più singolari/plurali.
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