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Ius soli sportivo per l’inclusione sociale

 

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L’occasione è stata la presentazione del nuovo numero della Rivista di Diritto Sportivo, fondata da Giulio Onesti nel 1949 ed ora diretta scientificamente dai proff. Alberto M. Gambino e Giulio Napolitano.

Oltre alla partecipazione di professionisti altamente specializzati e del Presidente del Coni Giovanni Malagò, il convegno ha ospitato, tra i relatori, anche il prof. Pietro Rescigno, decano dei civilisti italiani ed accademico dei Lincei, che sin dagli anni Cinquanta ha studiato il fenomeno giuridico delle cosiddette “comunità intermedie”.

Proprio l’intervento magistrale del prof. Rescigno ha reso chiaro alla platea l’importanza storica, ma anche emotiva, che accompagna la tematica dello “Ius soli sportivo”. L’excursus narrativo svolto dal giurista ha reso in maniera chiara l’importanza del fenomeno integrativo.

Partendo dall’originario concetto delle federazione e degli ordinamenti sportivi quale luoghi ove si manifestava la personalità dell’individuo “al di là delle occasioni formali”, si è giunti alla definizione di sport quale realtà sociale che si impone allo Stato.

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 È stato richiamato il legame particolare tra individuo, Stato e territorio al fine di affermare l’importanza del diritto allo sport quale diritto umano che trova riscontro – come rilevato nell’intervento del prof. Filippo Vari, costituzionalista dell’Università Europea di Roma – nell’affermazione nei principi sanciti dalla Carta Costituzionale agli artt. 2 (“La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia come nelle formazioni sociali dove si svolge la sua personalità”)  e 18 (“libertà di associazione”).

Apprezzato anche l’intervento di Vincenzo Iaconianni, componente del gruppo di lavoro del Coni che ha preceduto l’intervento del Legislatore, il quale ha rappresentato la necessità di un confronto costruttivo con le federazioni europee al fine di avere contezza e, soprattutto, effettività, del fenomeno relativo alla partecipazione degli atleti alle competizioni sportive, le cui regole sono perlopiù definite in sede sovranazionale.

Rilevanti, in tal senso, gli esempi francesi, ove viene concesso un passaporto sportivo al fine ottenere la cittadinanza, quello inglese, con il caso del pilota Lewis Hamilton che sarebbe riuscito ad ottenere la cittadinanza anche avendo un solo genitore inglese; e quello dei paesi scandinavi che, con la Svezia, rappresenta uno dei paesi più progrediti quanto alla integrazione degli atleti.

Particolarmente approfonditi sono state le relazioni della prof.ssa Laura Santoro e del prof. Giuseppe Liotta, che hanno affrontato il fenomeno del tesseramento nelle varie federazione nazionali ed internazionali con richiami a sentenze (Trib. Lodi 13 maggio 2010) e a documenti di programma (documento delle politiche Coni/Ministero del lavoro e delle politiche sociale).

Infine, di particolare interesse è stato il tema trattato dal giovane ricercatore Federico Dinelli, che ha approfondito la tematica della giurisdizione attinente al tesseramento rilevando la dicotomia tra  giudice amministrativo (art. 133 lett. z) c.p.a. e giudice ordinario.

 

CONI, MALAGO’: LEGGE MOLEA E’ PUNTO DI PARTENZA PER IUS SOLI SPORTIVO

Avvenire :”Ius soli sportivo. La legge c’è, ma rimane il nodo dei rifugiati e l’accesso ai campionati” di Alessia Guerrieri
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3 dicembre 2016

 

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