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“L’economia dei dati”. Il convegno dell’Istituto Bruno Leoni presso l’Autorità Antitrust

di Augusto Preta L’economia dei dati, con gli epocali cambiamenti che sta causando nel modo di produrre e di consumare, di comunicare e informare, è al centro di opposte considerazioni, tra grandi attese e fosche previsioni.

Se ne è dibattuto, in maniera approfondita, appassionata e senza pregiudizi, il 16 aprile scorso al convegno che l’Istituto Bruno Leoni ha organizzato in collaborazione con l’Autorità Antitrust nella sede di quest’ultima, alla presenza di alcuni dei maggiori esperti del settore.

Nell’occasione è stato presentato anche Il rapporto «Economia dei Dati, Tendenze di mercato e prospettive di policy» (http://www.itmedia-consulting.com/DOCUMENTI/economiadeidati.pdf) realizzato da di ITMedia Consulting e Università Bocconi- Centro di Ricerca ASK.

Pubblicato a gennaio 2018, lo studio è al momento il lavoro più completo sullo stato dell’arte e le prospettive future dei dati e dei big data, dal punto di vista del rapporto tra detenzione e trattamento dei dati e potere di mercato, oltre che della regolazione delle questioni attinenti la comunicazione, l’informazione e la privacy.

Il caso Facebook e Cambridge Analytica e l’avvio dell’indagine europea sull’acquisizione di Shazam da parte di Apple sono solo la punta dell’iceberg di sempre più frequenti punti di frizione tra il modo tradizionale di considerare e regolare i diritti individuali e gli assetti di mercato e le modalità di uso, scambio e trattamento delle informazioni e dei dati nell’economia digitale.

L’economia dei dati rappresenta una nuova era dello sviluppo economico e sociale. Sono i big data a consentire molta della innovazione tecnologica di cui beneciamo e di quella che ci attendiamo, a individuare nuove domande, a consentire una maggiore disintermediazione tra bisogni e risposte. La letteratura si chiede se questa enorme potenzialità di conoscenza equivalga a un effettivo potere e controllo di mercato.

In ambito antitrust, che una impresa disponga di big data non vuol dire necessariamente che disponga di un potere di mercato degno di attenzione da parte del’Antitrust. Big Data non vuol dire Big Tech.

I giganti del web sono i motori della quarta rivoluzione tecnologica anche per i dati che posseggono e trattano: ma non per questo rappresentano una concentrazione di potere, non solo economico, da smantellare.

Le barriere all’accesso ai dati digitali non rappresentano una particolarità dei mercati della generazione e raccolta dei dati, né si può dare per scontato che generino una concentrazione tale da impedire ad altri di sviluppare servizi in concorrenza.

Oltre ai profli più strettamente inerenti le ipotesi di monopolio, abuso di potere e concentrazione, il trattamento dei dati e il possesso di big data incrociano anche la tutela dei diritti di personalità. La rivoluzione digitale ha anche cambiato le persone e quindi anche il modo di intendere questi diritti.

Sembra lecito chiedersi se lo sia al punto da aver abbassato le pretese di tutela di alcuni diritti classici, come quello alla riservatezza. Ad ogni modo, non è detto che un corretto trattamento dei dati e delle informazioni non possa trovare strumenti efficaci di controllo all’interno della stessa economia dei dati.

 

Hanno partecipato al convegno

Convegno

L’economia dei dati

Gli atti d’accusa contro l’economia dei dati
Franco Debenedetti (Istituto Bruno Leoni)

L’economia dei dati: tendenze di mercato e prospettive di policy
Augusto Preta (IT-Media Consulting)
 
Economia dei dati e regolazione della concorrenza
Mariateresa Maggiolino (Università Commerciale Luigi Bocconi) 

Il valore dei dati non personali
Giuseppe Colangelo (Università degli Studi della Basilicata)

Big data e Informational aftermarkets tra regole e mercato
Antonio Nicita (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni)

Conclusioni
Giovanni Pitruzzella (Autorità garante della concorrenza e del mercato)

Introduce e coordina
Serena Sileoni (Istituto Bruno Leoni)

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