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Libra: tutte le implicazioni in materia di privacy e di concorrenza

(Via Business Insider Italia)

Dopo Bitcoin, Ethereum e innumerevoli altre, il mondo delle criptovalute saluta l’ultima arrivata: Libra, annunciata da Facebook a metà giugno. Con questo strumento l’azienda di Mark Zuckerberg mira a potenziare i canali di pagamento digitale sulle proprie piattaforme tramite una valuta liberamente accessibile, ampiamente convertibile e (presumibilmente) stabile. Se si è già largamente discusso della difficoltà di regolare Libra e della dubbia stabilità del suo valore valutario, non è stata posta enfasi sufficiente sul fatto che la stessa architettura e governance della valuta potrebbero porre dei pericoli per la nostra privacy e per la concorrenza del mercato.

Libra verrà gestita da un consorzio, la Libra Association, formata da 28 partner tra cui Facebook, Uber, Visa. Sebbene il sistema di voto miri a limitare l’influenza dei singoli partner, i criteri di ammissione al consorzio sono molto vaghi e discrezionali facendo solo riferimento a parametri finanziari, l’utenza raggiunta e la sostenibilità del brand.

Questa stessa architettura si presta ad essere fortemente anticompetitiva: come sottolineato da uno dei co-fondatori di Facebook – Chris Huges – il consorzio potrebbe decidere quali società accettare o meno al proprio interno e quindi chi possa utilizzare la criptovaluta per i propri servizi, escludendoli dal beneficio delle economie di condivisione. Una ulteriore debolezza del sistema di gestione di Libra potrebbe risiedere nella struttura utilizzata per la circolazione e la validazione delle transazioni. Infatti, sebbene il whitepaper rilasciato da Facebook faccia sempre riferimento alla Libra Blockchain, esso spiega al contempo che Libra non poggerà su una blockchain vera e propria: mentre Bitcoin o altre criptovalute usano un permissionless system, cioè un sistema decentrato nel quale ogni utente può liberamente contribuire a scrivere il registro delle transazioni, Libra adotterebbe un approccio permissioned, il che implicherebbe un accentramento della gestione delle transazioni (e dunque un forte potere gestionale) nelle mani dei partecipanti al consorzio, richiedendo maggiore fiducia da parte degli utenti nella loro correttezza.

Un secondo aspetto critico legato a Libra riguarda la gestione dei dati e le conseguenze sulla privacy. La moneta sarà scambiata attraverso l’app Calibra, un portafoglio digitale che sarà integrato a Whatsapp, Messenger e Facebook. L’utilizzo dell’app richiederà un processo di validazione dell’identità per mezzo della scansione di un documento ufficiale, misura imposta dalla regolamentazione americana per il controllo dei clienti e l’antiriciclaggio, come riportato da The Verge. Dati sull’identità, sull’importo delle transazioni, sulle disponibilità finanziarie troverebbero perfetta complementarietà con servizi di tagging, profilazione e pubblicitari di Facebook (e altri partner). Se Mark Zuckerberg ha assicurato che i dati non verranno condivisi, non si specifica se ciò valga solo nei confronti di terzi esterni al consorzio o anche ai partner.

l Gdpr ha assicurato maggiore protezione per i cittadini europei, garantendo uniformità legislativa tra i paesi dell’Ue, elemento essenziale per l’effettività dello strumento. Nel caso di Libra, se ogni stato dovesse condurre un’azione solitaria la possibilità di raggiungere un quadro normativo efficace e condiviso sarebbe remota. Data la necessità di un’azione tempestiva, l’adozione di uno strumento modellato sulla Gdpr da parte di tutti gli stati interessati dai servizi di Libra estenderebbe le tutele europee a livello mondiale favorendone l’adozione quale standard in materia di privacy.

Leggi l’articolo completo su Business Insider Italia.

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