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“Pandemia Costituzionale. Questioni contemporanee”. Intervista all’autrice: la Prof.ssa Ida Angela Nicotra.

 

In occasione della pubblicazione dell’opera: Pandemia costituzionale. Questioni Contemporanee, la Redazione di DIMT ha intervistato l’autrice la Prof.ssa Ida Angela Nicotra. Professore ordinario di Diritto Costituzionale presso l’Università di Catania e Avvocato. Già componente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (2014 – 2020). Nel 2013 è stata nominata componente della Commissione di studio per le Riforme istituzionali. E’ autrice di numerosi scritti su tematiche di diritto costituzionale, pubblico, di diritto dell’ambiente e degli enti locali. Nel corso della carriera accademica è stata Direttore di dipartimento e Presidente di corso di laurea. Attualmente è Consigliere di Amministrazione dell’Università di Catania.

 

 

La Prof.ssa Ida Nicotra

 

Nella Sua opera, “Pandemia Costituzionale”, affronta tematiche attuali e di estremo interesse sociale. Un esempio è la questione della legittimità delle restrizioni delle libertà fondamentali ed il grado di democraticità dell’intero processo deliberativo durante la crisi sanitaria causata dal Covid-19. A Suo avviso, come è possibile rispettare lo stato di diritto, le libertà fondamentali e la responsabilità democratica, nell’applicazione delle misure di emergenza che si sono rese necessarie per arginare la pandemia?

Solo quando l’emergenza pandemica potrà dirsi definitivamente conclusa sarà possibile un bilancio sulla gestione della crisi da parte degli ordinamenti liberaldemocratici, tra i quali a pieno titolo rientra l’Italia.

La crisi da Covid -19 non ha precedenti e certamente in futuro gli Stati dovranno ripensare i modi di gestione dell’emergenza. L’impreparazione degli ordinamenti contemporanei rispetto all’erompere di un fatto eccezionale come la pandemia globale è dipesa anche dal fatto che nessuna delle generazioni presenti aveva vissuto prima d’ora un’esperienza del genere. Fra i più anziani molti hanno conosciuto il dramma della guerra ma non l’ultima epidemia che risale ad oltre un secolo fa. Era il 1918 quando la c.d.”influenza spagnola” fu la causa di milioni di morti.

La pandemia ha prodotto esiti formidabili sulle democrazie liberali e sui diritti delle persone. L’ondata travolgente e inaspettata del virus ha rappresentato uno stress test per le categorie costituzionali utilizzate in tempi di calma istituzionale, con un impatto vistoso sulla forma di governo e sullo statuto delle libertà fondamentali.

La serie di provvedimenti restrittivi delle libertà personali ed economiche adottata in Italia tra la prima e la seconda ondata non ha precedenti nella storia repubblicana. Si parla in proposito di provvedimenti necessari per tutela del diritto alla salute, riconosciuto come fondamentale dalla Costituzione. In realtà, la giustificazione alle restrizioni, così gravemente incidenti sui diritti, deve rintracciarsi nella necessità di garantire il diritto alle terapie intensive per i malati gravi e così il diritto alla vita, il “diritto dei diritti”, presupposto per poter esercitare tutti gli altri diritti. Il nemico invisibile ha fatto riscoprire l’importanza prevalente delle vite individuali per la tenuta della stessa democrazia. Costruire un sistema normativo per salvare più esistenze possibili è stata la priorità impellente di ogni Paese.

La prima pandemia del terzo millennio ci lascia una lezione di cui far tesoro per il futuro: il mondo deve prepararsi a nuove eventuali situazioni emergenziali di origine sanitario e ambientale. In altre parole, si tratta di prendere sul serio il principio di prevenzione. Per non farci cogliere di sorpresa, le autorità sanitarie, a cominciare, dall’OMS, dovranno approntare senza indugi piani di preparazione per la prossima calamità influenzale. Con il potenziamento dei fondi da investire nella ricerca di farmaci e di vaccini. L’interdipendenza a livello planetario ci impone di guardare oltre il nostro orticello domestico e perseguire una politica sanitaria capace di raggiungere tutte le aree della terra. Solo così si potrà realizzare un valido contrasto alle infezioni virali.

Il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza dedica moltissimo spazio e tante risorse sul settore della salute e sulla transizione ecologica.

Dal canto loro, i decisori politici, nazionali e delle istituzioni europee, saranno chiamati a introdurre discipline normative specifiche da attivare nelle situazioni eccezionali. Calibrando le misure da adottare in simili contesti secondo i principi di proporzionalità, congruenza e temporaneità degli interventi, seguendo l’indirizzo della Corte costituzionale.

Il Parlamento italiano dovrà ritornare protagonista, anche attraverso innovazioni regolatorie e tecnologiche che consentano in gravi evenienze i lavori in modalità da remoto. Il processo deliberativo delle Camere va reso più agile, semplificando il farraginoso sistema bicamerale.

  

 

Una delle principali questioni del dibattito socio-politico odierno riguarda le conseguenze delle risposte normative dei vari Stati all’emergenza pandemica. Può parlarci delle principali criticità del potenziale abuso dei poteri di emergenza? Quali meccanismi possono, a Suo avviso, tutelare da questi rischi?

In merito alle risposte normative alla pandemia bisogna distinguere tra Stati autoritari e Stati liberaldemocratici. I primi hanno agito puntando soltanto alla soluzione più efficiente contro il Coronavirus, scarsamente preoccupati dei diritti delle persone e del grado di coinvolgimento delle assemblee elettive nelle decisioni per sconfiggere il virus.

Per gli ordinamentali costituzionali il discorso cambia poiché le scelte devono sempre tenere in considerazione una pluralità di interessi, contemperandoli secondo la logica di un adeguato bilanciamento. Ciò comporta l’esigenza di un ascolto più approfondito dei cittadini più fragili, delle categorie produttive e dei lavoratori dei settori che hanno patito gli effetti devastanti della pandemia, anche dal punto di vista economico e sociale e del coinvolgimento dei Parlamenti, seppure sovente a posteriori.

Guardando all’Italia si può affermare con certezza che la crisi sanitaria ha esasperato drammaticamente la debolezza delle istituzioni parlamentari con il conseguente accrescimento del ruolo degli Esecutivi e del Capo del Governo. Il decreto – legge, pensato dai Costituenti per gestire casi straordinari di necessità e urgenza, è divenuto, nel corso degli ultimi decenni, strumento di normazione ordinaria al posto della legge parlamentare. Di qui l’uso (e in qualche caso l’abuso) dei DPCM per gestire eventi eccezionali.

Bisognerebbe ritornare alla lettera e allo spirito della Costituzione, riaffermando la centralità del Parlamento soprattutto nei periodi di calamità naturali, per evitare che in futuro un evento di carattere eccezionale ci possono sorprendere ancora una volta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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