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“Prevenzione dei sinistri in area valanghiva. Attività sportive, aspetti normativo-regolamentari e gestione del rischio”. Il convegno di Trento

di Stefania Rossi* – Venerdì 23 novembre 2018 si è svolto presso la Facoltà di Giurisprudenza di Trento il convegno dal titolo «Prevenzione dei sinistri in area valanghiva: attività sportive, aspetti normativo-regolamentari e gestione del rischio», convegno conclusivo del progetto biennale di ricerca finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto e curato dal Prof. Alessandro Melchionda (Ordinario di Diritto penale) e dalla Dott.ssa Stefania Rossi (Assegnista di ricerca di Diritto penale).

L’evento è stato patrocinato dalla Rivista di Diritto Sportivo-CONI e ha visto la partecipazione del suo condirettore Prof. Alberto Gambino.

La ricerca ha affrontato, con metodo interdisciplinare, il tema dell’annuale emergenza valanghe lungo l’arco alpino per elaborare nuove strategie di prevenzione dei sinistri che coinvolgono appassionati di sci-alpinismo ed escursionismo e supportare politiche volte a garantire la sicurezza del singolo e la contestuale tutela ambientale.

L’articolato programma dei lavori si è svolto nell’arco di tre sessioni, nel corso delle quali importanti relatori, esponenti del mondo accademico, tecnico-operativo, della Polizia di Stato, della magistratura, delle istituzioni locali, si sono alternati nel portare un contributo significativo per la comprensione di un fenomeno complesso che non si esaurisce nella sua dimensione naturale, comportando profili di responsabilità civile e penale in capo ad una serie di soggetti, pubblici e privati, e coinvolgendo contrapposti interessi economici e sociali.

Le maggiori criticità riguardano l’accertamento della responsabilità penale: la giurisprudenza si è a lungo interrogata sul concetto di “valanga”, elaborando una serie di indicatori sintomatici cui ricollegare il giudizio di pericolosità per l’incolumità pubblica; si tratta di ricostruzioni esegetiche per le quali è imprescindibile il lavoro di periti e consulenti tecnici, chiamati a stabilire la natura e consistenza dello scaricamento nevoso, oltre alla sua dinamica in relazione alla conformazione dei luoghi. Ulteriori problematiche riguardano l’individuazione dei soggetti responsabili, la ricostruzione del rapporto di stretta derivazione causale tra l’azione o l’omissione e l’evento descritto, la selezione del tipo di addebito sotto il profilo soggettivo.

Con riguardo a quest’ultimo aspetto, nel caso dello sci-alpinismo, ambito privilegiato della ricerca, la casistica rimanda spesso ad ipotesi di colpa cosciente o con previsione in cui, a fronte della rappresentazione del possibile scaricamento, il soggetto affronta ugualmente la discesa o l’escursione. In questo particolare contesto l’indagine in tema di obblighi precauzionali e gestione del pericolo valanghe deve, pertanto, necessariamente muovere da colui che intraprende l’attività sportiva attraverso lo studio cognitivo-comportamentale della sua propensione al rischio e dell’incidenza di una corretta informazione su peculiari processi decisionali. Il problema della causazione di valanghe nell’esercizio di pratiche sportive si inserisce, del resto, in una più ampia riflessione concernente l’autoresponsabilità del singolo, che è tenuto ad un adempimento fondamentale e non delegabile: quello di individuare pericoli in un contesto ambientale mutevole per adottare opportune misure atte a fronteggiarli.

Finora vi è stato un potenziamento di sicurezza a livello tecnico, per mezzo delle dotazioni ARTVA, ma permane la questione della prevenzione, dato l’elevato numero di incidenti occorsi ad individui esperti in situazioni di pericolo marcato. Pro futuro si richiede, pertanto, un più alto livello di consapevolezza nell’interpretare le probabilità d’incidente e le potenziali conseguenze: il problema sta, dunque, nella comprensione di ciò che il rischio di sinistri mortali significhi per gli utenti della montagna, sia in relazione ai diversi livelli di autoregolazione, che con riferimento ad attitudini al rischio inconsapevoli ed irrazionali, e di come tale percezione possa essere positivamente orientata in ottica precauzionale anche attraverso lo strumento normativo-regolamentare.

*Avvocato, Assegnista di ricerca in Diritto Penale, Università di Trento

 

 

 

 

 

 

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