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Privacy sul web: passo indietro dei repubblicani

Dopo la retromarcia rispetto alle regole sulla privacy stabilite l’anno scorso dall’amministrazione di Barack Obama, i repubblicani provano a correre ai ripari. Il mese scorso infatti, con gradi proteste da parte dei democratici, i repubblicani hanno approvato una legge che permette ai provider internet americani di vendere i dati degli utenti agli inserzionisti, andando contro le norme approvate dalla Federal Communications Commission (FCC).

Adesso il Grand Old Party potrebbe fare un passo indietro: una bozza di legge proposta dalla deputata Marsha Blackburn del Tennessee (il Browser Act) prevede che sia i provider (At&t, Verizon, Sprint, eccetera) che i grandi colossi tech (Facebook, Google e altri) chiedano il permesso agli utenti prima di usare i loro dati sensibili come, dati finanziari, le ricerche in Internet, la posizione e gli spostamenti.

La legge del 2016 del FCC infatti vietava solo ai provider di consegnare i dati degli utenti agli inserzionisti, mentre i gruppi tech potevano continuare a farlo. Invece la legge approvata dai repubblicani il mese scorso, e poi firmata dal presidente Donald Trump, eliminava il divieto per i provider. Ma è ancora presto per riuscire a capire quanto sostegno avrà la proposta e se riuscirà a passare il voto della Camera e poi quello del Senato.

All’esterno del Congresso si assiste alla situazione opposta rispetto all’anno scorso, quando erano stati i provider internet a lamentarsi. L’associazione che riunisce i gruppi della Silicon Valley ha già commentato la proposta di Blackburn bocciandola.

Il punto della Internet Association è molto chiaro: le società tecnologiche sono già controllate attraverso una serie di regole della Federal Trade Commission che stabiliscono la privacy degli utenti, mentre “altri rappresentati dell’ecosistema” non lo sono, si legge in una nota che fa riferimento ai provider.

Secondo quanto scrive The Hill i conservatori e le grandi aziende preferiscono che il settore della privacy venga regolato dalla FTC piuttosto che dalla FCC, perché quest’ultima ha un potere legislativo molto più forte.

(Fonte Cyber Affairs)

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