Massimo Proto, Ordinario di Diritto privato, è di ruolo presso l’Università degli Studi Link…
Il codice europeo delle comunicazioni elettroniche e la Gigabit society. L’inizio di una nuova era
di Andrea Colaruotolo
In data 17 maggio 2019, l’Università Europea di Roma ha organizzato in collaborazione con l’InnoLawLab ed il Chapter Italiano dell’International Institute of Communications (ICC) una tavola rotonda, incentrata sul tema della regolazione dei servizi di comunicazione nella cd. Gigabit society. L’iniziativa ha tratto origine dall’emanazione della nuova Direttiva comunitaria relativa al Codice europeo delle comunicazioni elettroniche. Il convegno si è prefissato l’obiettivo di favorire il dialogo tra decision maker e stakeholder attraverso un confronto dialettico in ambito accademico sulle sfide relative alla creazione del Digital Single Market (DSM).
Il panel si è suddiviso principalmente in due fasi. Nella prima parte, dopo i saluti introduttivi del Prof. Emanuele Bilotti, Preside del Corso di Laurea in Giurisprudenza dell’Università Europea di Roma e del Prof. Augusto Preta, Presidente dell’IIC, Chapter Italiano che ha promosso l’evento con l’InnoLawLab, Laboratorio dell’Innovazione dell’Università Europea, si è avviata la riflessione sul nuovo codice europeo delle comunicazioni elettroniche con l’intervento di apertura di Antonio Nicita (Commissario AGCom e Professore di Diritto e mercati dei contenuti e servizi online dell’Università Europea di Roma), seguito dalle relazioni di Luca Piccinelli (Huawei), Fabrizio Cugia (Studio legale Cugia, Cuomo e Associati), Erik Lambert (The Silver Lining Project) e Giovanni Broccatelli (Wind). Parimenti, è stata dedicata attenzione alla nozione di comunicazione elettronica (ECS), alla regolazione degli operatori wholesale only, alla tutela dei consumatori e alla cybersecurity. Nella seconda parte, viceversa, il filo conduttore sono state le problematiche relative all’inquadramento dell’accesso ad internet in termini di servizio universale. In particolare, hanno preso la parola sotto la presidenza della Prof.ssa Valeria Falce (Jean Monnet Professor of EU Innovation Policy e Professore ordinario di diritto dell’economia presso l’Università Europea di Roma) Francesco Graziadei (Università LUISS) e Raffaele Giarda (Baker e McKenzie), con le relazioni conclusive di Francesco Castelli (TIM), Francesco Nonno (Open Fiber) e Tiziana Talevi (Fastweb).
Entrata in vigore il 20 dicembre 2018, la Direttiva Eu n. 2018/1972 sul codice europeo delle comunicazioni elettroniche ha inteso adeguare allo scenario attuale le quattro direttive comunitarie del 2002 in tema di telecomunicazioni ed il regolamento n. 1211/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio. Per gli Stati membri, il termine di recepimento è stato fissato nel 21 dicembre 2020, fermo restando la non applicabilità della Direttiva in commento ai servizi finanziari e alla società dell’informazione. Nell’ottica della semplificazione e dell’aggiornamento del tessuto normativo, la Dir. n. 2018/1972 si ricollega agli obiettivi di connettività diffusa di Horizon 2020 verso la modularizzazione e commoditizzazione dei servizi di comunicazione.
La realtà di mercato odierna è tale che la fornitura di servizi di comunicazione non è più necessariamente abbinata alla rete. Indipendentemente dalla titolarità di quest’ultima, invero, il singolo operatore economico (IPS) si trova già ad offrire servizi ECS. È sorta, pertanto, l’esigenza a livello europeo di istituire un quadro normativo armonizzato per la disciplina dell’offerta di servizi di comunicazione elettronica ai fini dello sviluppo di una concorrenza sostenibile e del Digital Single Market. Dunque, il nuovo codice prende atto delle trasformazioni in corso e persegue la finalità di una connettività Very High Capacity.
Da quanto sopra, si ricava che la Direttiva sul codice delle comunicazioni elettroniche costituisce un ulteriore passo verso l’affermazione della cd. Gigabit society, intesa come un paradigma di società interamente connesso ad internet. Ne discende che lo sviluppo della banda ultralarga e della rete 5G evocano la partita del futuro. Ciò si spiega essenzialmente per due ordini di ragioni. Da una parte, la disponibilità di reti NGA diventa un prerequisito essenziale per l’efficienza e l’ubiquità dei servizi connessi alle tecnologie digitali. L’innovazione, infatti, finisce inevitabilmente per passare attraverso la competitività, la connettività e l’interoperabilità. Dall’altra, viceversa, l’accesso alla rete rappresenta un fattore di inclusione sociale. Si tratta, all’evidenza, di uno snodo importante che si intreccia con la cd. Data Revolution. Emerge, dunque, la necessità di un piano di investimenti su scala nazionale ed un approccio di sistema alla transizione verso la Gigabit society mediante il coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti. Per il Commissario Nicita, quindi, occorre la liberalizzazione del settore delle comunicazioni giacchè la mancanza di una pressione competitiva comporta scarsi investimenti con esternalità negative macro e micro economiche. A tal fine, bisogna incentivare la concorrenza tra operatori verticalmente integrati e abbandonare progressivamente il modello lead of investment. In questo contesto, il modello wholesale only si presenta particolarmente vantaggioso in quanto genera efficienza ed abbatte i costi attraverso la valorizzazione dell’accessibilità economica della banda ultralarga.
Ciò premesso, Luca Piccinelli ha enfatizzato il carattere disruptive della rete 5G nella misura in cui implica il superamento della distinzione tra comunicazione fissa e mobile. Tanto emerge dal fatto che lo sviluppo della banda ultralarga favorisce l’avvicinamento tra rete e servizi, promuovendo l’affermazione di nuovi modelli di business. Dall’impatto dei servizi delle comunicazioni e delle corrispondenti tecnologie, è destinato conseguentemente a sorgere un nuovo ecosistema rivolto non solo alle imprese ma anche all’intera collettività sociale.
Ciò nondimeno, Fabrizio Cugia ha indirizzato l’attenzione su delicate questioni riferibili alla necessità di istituire un level playing field tra tutti gli operatori, specie con riferimento agli OTT. L’interrogativo di fondo è stato sostanzialmente “all or nothing strategy?” a causa del forte rischio di asimmetrie tra Telco e OTT, già esemplativamente presente in punto di regime autorizzatorio e fiscale. Ai primi, è richiesto un titolo abilitativo e sono soggetti a tassazione locale-nazionale, mentre ai secondi non occorre alcuna autorizzazione ai fini dell’erogazione di servizi di comunicazione e si applica il criterio dell’ubicazione della sede legale per la tassazione. Nell’intervento, è stato altresì posto l’accento su ulteriori disparità tra le due fattispecie con riferimento all’interconnessione, alla protection consumer, ai servizi universali, alla portabilità e alla cd. Qos nonchè al mercato accessibile. Ed ancora, sono stati manifestati dubbi in merito all’inquadramento dei servizi offerti da alcuni soggetti (es. Skype, Facetime, Imessage) in termini di telefonia vocale o meno così come con riguardo al regime giuridico di responsabilità dei social media (Facebook, LinkedIn, Yuoutube). Ed ancora, ci si è domandato se le chat all’interno dei videogames costituiscano servizi ECS oppure se alla navigazione web debba applicarsi la normativa in materia di geolocalizzazione.
Successivamente, Erik Lambert e Giovanni Broccatelli hanno messo in luce la parabola evolutiva dai tradizionali modelli di telecomunicazioni fino all’affermazione delle moderni reti agili. Si tratta, infatti, di attrezzature ad alta innovazione tecnologica con virtualizzazione (NFV) e creazione di software (SDM), connotate dalla convergenza fisso-mobile. Ciò comporta un superamento dei precedenti paradigmi di integrazione verticale infrastutturata. Ad esempio, WhatsApp e FB Messenger genereranno 15.700 miliardi di minuti di utilizzo voce nel 2023 mentre il fatturato SMS P2P arriverà a 52.000 milioni di dollari nel 2020 rispetto all’originario valore di 135 milioni di dollari nel 2007. Ed ancora, i ricavi della telefonia mobile con “operator billing” passeranno da 354 miliardi di dollari nel 2018 a 197 miliardi di dollari entro il 2023 (fonte: Juniper Research). Per l’effetto, i Telco sono chiamati ad esplorare ed individuare altri spazi dove ottenere profitti interessanti con prodotti proprietari.
Dopo aver tracciato una parabola evolutiva dell’accesso ad internet come servizio universale, Francesco Graziadei e Raffaele Giarda hanno sottolineato la reciproca integrazione tra l’attuale Dir. eu. n. 1972/18 ed il Reg. eu. n. 2015/2021. Invero, la prima dice che “è un diritto universale avere una connessione in banda larga (presupposto per i diritti del Regolamento)” mentre il secondo individua “quale è la funzione di quel diritto e come lo stesso debba essere effettivo (prevalendo il diritto dell’utente sui diritti economici dell’impresa che fornisce la connessione)”. In questo quadro, viene riconosciuto un ampio spazio agli Stati membri nell’attuazione delle disposizioni del codice delle comunicazioni elettroniche, come l’individuazione della banda minima delle connessioni. Quest’ultima, poi, non può essere più ulteriormente ridotta o limitata di fatto da pratiche commerciali scorrette. A chiusura degli interventi, sono emersi alcuni spunti di riflessione critica per cui risulterebbe contradditorio assegnare obiettivi propulsivi alla Direttiva sul codice delle comunicazioni elettroniche, incentrata su un sistema solo “ricettivo” volto non a promuovere inclusione bensì ad evitare esclusione stante il riferimento alla “banda di cui dispone la maggioranza dei consumatori”. Allo stesso tempo, è sorto l’interrogativo per cui l’accessibilità economica della banda larga universale potrebbe non essere sufficiente a garantire di fatto il diritto di accesso ad Internet. Un ulteriore richiamo critico è stato indirizzato ai poteri speciali di cui gode il Governo in materia di servizi di comunicazione, estesi non solo ai casi di trasformazioni della governance degli operatori attivi nei settori delle telecomunicazioni ma anche alle ipotesi di operazioni contrattuali con il rischio di eccessivi appesantimenti delle relative procedure.
Francesco Castelli ha evidenziato il rischio di obsolescenza del codice delle comunicazioni elettroniche a causa del rinvio del termine di recepimento per gli Stati membri al 20 dicembre 2020, sottolineando peraltro lo scarto temporale di circa quattro anni dall’originario concepimento della Direttiva in parola. Pericolo quanto più vivo in un contesto come quello attuale di grande fervore e di cambiamenti continui con le difficoltà di procedere ad analisi di mercato attendibili.
Da ultimo, Francesco Nonno ha insistito sulla necessità di introdurre un nuovo modello di servizio universale nella società connessa con la garanzia della connettività riservata a tutti. A tal proposito, si è posto l’accento nell’intervento tanto sull’applicazione di alcuni principi basilari, come la minima distorsione del mercato (light touch regulation) e la distinzione tra connettività e servizio, quanto sull’adozione di meccanismi di finanziamento pubblico della connettività solo ove necessari ed ex ante. Tiziana Talevi, viceversa, ha spinto per l’abbandono del finanziamento pubblico ed il superamento dell’indice del costo netto a causa dell’inadeguatezza dei relativi meccanismi di calcolo, fonte di un’enorme mole di contenzioso. Per converso, la relatrice ha auspicato la piena neutralità tecnologica all’interno di un regime di concorrenza e di meccanismi competitivi a fronte della perdita di significato tra servizi di comunicazione fissa e mobile.
In conclusione, la progressiva tensione verso il paradigma della cd. Gigabit society inaugura le basi per una nuova era, caratterizzata dalla digitalizzazione del sistema socio-economico e dalla possibilità di sviluppo di modelli di business prima sconosciuti. La sfida della Gigabit society evoca un’opportunità di crescita anche per i tradizionali operatori delle comunicazioni. A tal fine, è sufficiente menzionare il pensiero di Clayton Christensen, pioniere della disruptive economy per cui “Quando la modularità e la commoditizzazione fanno scomparire profitti interessanti a un piano della catena del valore, l’opportunità di ottenere profitti interessanti con prodotti proprietari di solito emergerà in un piano adiacente”.
Di seguito, i video degli interventi del convegno.