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Tavola rotonda: «Open Banking e Open Finance. Profili di diritto dell’economia»

Banking e Open Finance. Profili di diritto dell’economia»

Sintesi delle esposizioni dei singoli relatori

Marco Cassese

(ICPC-Innovation, Regulation and Competition Policy Centre, Università Europea di Roma)

 

Il 13 ottobre scorso si è tenuta la Tavola Rotonda su «Open Banking e Open Finance. Profili di diritto dell’economia» nella prestigiosa Sala della Sacrestia di Palazzo Valdina in Piazza di Campo Marzio (Roma).

Organizzato dal Prof. Umberto Morera e dalla Prof. Valeria Falce, nell’ambito del Progetto di Ricerca “Intelligenza Artificiale e Finanza Digitale” co-finanziato dalla Banca d’Italia, l’incontro si è soffermato sui profili giuridici ed economici dell’Open banking e dell’Open finance con uno sguardo allo stato dell’arte e al ruolo della regolamentazione, nonché alle implicazioni concorrenziali e di privacy, alla financial inclusion, alle potenziali novità della recente proposta del Payments Package, e alle similitudini e differenze rispetto all’Open insurance.

Introduce i lavori il Prof. Morera, Ordinario presso l’Università di Roma – Tor Vergata, il quale illustra come, nel nuovo millennio, la gestione delle imprese bancarie e finanziarie sia cambiata radicalmente essendo ormai essenzialmente improntata sull’Open data. Diversi, prosegue, sono i profili opachi dell’Open banking: oltre a generarsi specifici aspetti critici in materia di diritto della concorrenza e di privacy, sul piano normativo risulta allarmante il groviglio normativo formatosi tra le innumerevoli normative verticali e orizzontali adottate nell’ambito della digital economy, cui consegue un inevitabile disallineamento tra le diverse ratio legis delle singole normative.

A seguire, è invitato a partecipare alla Tavola rotonda l’Avv. Perassi, Avvocato Generale presso la Banca d’Italia, il quale porge un cenno di saluti ed espone come la Banca d’Italia riponga ormai da anni la massima attenzione sui fenomeni dell’Open banking e dell’Open finance. Viene in particolare rilevato come ormai né la normativa primaria né quella secondaria riescano a stare al passo dell’innovazione tecnologica, così rapida da rendere spesso già obsolete norme di recente adozione. In tal senso, si ritiene auspicabile l’adozione di interventi regolatori ex post, al fine di evitare una eccessiva regolamentazione, e un ritorno all’approccio “wait and see”, così come il ricorso alle sandboxes e agli innovation hubs, strumenti reputati estremamente virtuosi e di cui la Banca d’Italia si avvale ormai da qualche anno avendo creato a Milano un incubatore finanziario.

La prima sessione ha ad oggetto i profili di policy.

Interviene quindi la Prof. Falce, Jean Monnet Professor in Digital Transformation and AI Policy e Ordinario presso l’Università Europea di Roma, la quale illustra in primo luogo come la costellazione delle iniziative normative figlie della Strategia europea dei dati e della Strategia per la finanza digitale abbia un minimo comune denominatore, individuato nell’accessibilità ai dati e nella predisposizione di regole di liability. Le ragioni, prosegue, sono da individuarsi nel fatto che la condivisione dei dati funge tanto antidoto, quanto da strumento, per incentivare innovazione e concorrenza. Si critica, poi, il ricorso compulsivo del legislatore europeo allo strumento regolatorio mettendo in luce come esso, oltre a diventare rapidamente obsoleto rispetto alla costante innovazione, comporti una inevitabile assenza di coordinamento e raccordo tra le norme e un affievolimento dell’incisività dell’enforcement. Da tali premesse, la relazione è chiusa con la suggestione di cambiare approccio legislativo in materia, tornando a «normare per principi».

Segue la relazione del Prof. Stanzione, Presidente del Garante per la protezione dei dati personali, il quale espone come il settore bancario abbia costituito negli ultimi anni un vero e proprio laboratorio innovativo per i dati, dal quale sono scaturite pronunce giurisprudenziali rilevanti in tema di controllo degli accessi ai dati e di responsabilità per omesso impedimento di frodi informatiche. Il relatore espone come l’innovazione abbia avuto un effetto disruptive nell’ambito del settore dei servizi di pagamento, erodendo inter alia il monopolio bancario, e dischiudendo una serie di nuovi rischi concorrenziali e di privacy. Quanto a quest’ultimo aspetto, non manca l’esortazione alla necessità che ogni accesso esiga un autonomo presupposto di liceità che troppo spesso è eluso o perfino scavalcato dalle piattaforme digitali.

A seguire, è data la parola all’Ing. Mario Nobile, Direttore generale presso AgID, il quale, sotto un profilo squisitamente tecnico, evidenzia come dal panorama normativo risaltino due obiettivi principali: offrire servizi alle persone e mettere il consumatore al centro delle strategie industriali ed economiche. In tal senso, il relatore espone ed esalta l’utilità apportata dalle nuove tecnologie (es. biometria) alle persone, specialmente se affette da vulnerabilità e/o disabilità. Prosegue, affermando che una eccessiva regolamentazione di queste tecnologie potrebbe collidere con i suindicati obiettivi, incidendo quindi negativamente sulle persone. Conclude, infine, con uno sguardo al nuovo regolamento eIDAS affermando che i Wallet digitali, pubblici e privati, assumeranno una importanza significativa nel mercato, specialmente nei termini della citizen inclusion.

In chiusura della prima fase del dibattito interviene la Dott. Maria Iride Vangelisti, esperta di financial inclusion, la quale evidenzia in linea generale come oggi, più che focalizzarsi sull’accesso ai dati in sé, già garantito, ai fini della financial inclusion risulta importante assicurare una elevata qualità dei dati (cui si accede) e attribuire agli utenti un certo grado di consapevolezza/capacità nell’ambito del diritto di accesso. Il relatore, poi, nel guardare alla PSD2, espone come sia i PISPs che gli AISPs abbiano prodotto effetti benefici alla financial inclusion (ad esempio, hanno consentito di effettuare pagamenti senza carte, facilitato i pagamenti, consentito di programmare le proprie spese); guardando alla PSD3, invece, si evidenzia come questa abbia un approccio timido nei confronti della financial inclusion, e che quindi tanto ancora sarà da fare. In tal senso, ed in chiusura, il relatore mette in luce che un ruolo cruciale sarà rivestito da quanto sarà effettivamente promossa l’educazione finanziaria e dalla elaborazione di prodotti che ricorrano al metodo c.d. “protection by design”.

Segue la Sessione sui lineamenti di diritto nell’economia.

Viene quindi data la parola alla Prof. Brescia Morra, Ordinario presso l’Università degli Studi Roma Tre, la quale evidenzia che nel settore dei servizi bancari, ad oggi, le Poste Italiane sono risultati i veri competitor delle Banche. Dati alla mano, la relatrice evidenzia come l’Open banking non risulti decollato, seppur il trend risulti in crescita costante, e si chiede se non sia meglio limitare il fenomeno alle piccole e medie imprese.

A seguire, e’ la volta della Dott. Camporeale, Dirigente presso ABI, la quale richiama il concetto di groviglio normativo ed illustra che, seppur il Payments Package abbia i meriti di inserire tutti i diritti e gli obblighi in capo agli operatori in uno strumento ad armonizzazione massima (il Payment Services Regulation), permangono diverse asimmetrie normative. Tra queste, si evidenziano i cortocircuiti che possono generarsi dalla ragionevole compensazione prevista nel regolamento FiDA in sede di accesso ai dati, istituto non esteso dal Paymets Package anche all’Open banking, e da raccordarsi con i principi dettati in sede di Data Act.

Interviene poi il Prof. Colangelo, Associato presso l’Università degli Studi della Basilicata, il quale evidenzia in primo luogo diversi profili dell’Open banking soffermandosi sul fatto che, nel settore bancario, i gatekeeper siano in fine dei conti gli istituti bancari stessi. Il relatore prosegue mettendo in luce il ruolo fondamentale rivestito in materia dalla standardizzazione delle interfacce ed offrendo alcune suggestioni sulla base del modello di Open banking adottato nel Regno Unito. Poi, la relazione è proseguita soffermandosi sulle differenze strutturali tra l’accesso ai dati in materia di GDPR, dichiaratamente più dinamico, con quello in materia di PSD2, più statico. In chiusura, evidenziando che la PSD2 è stata disegnata per generare un gioco competitivo tra istituti bancari e FinTech, si espone che di fatto ciò non sia accaduto perché detti attori tendono prevalentemente ad instaurare collaborazioni tra loro. Si accoglie con favore, dunque, l’entrata nel mercato delle BigTech.

Viene data quindi la parola al Dott. Firpo, Direttore Generale di Assonime, il quale illustra i pregi dell’Open banking nell’aver accelerato il processo di digitalizzazione degli istituti bancari. Ricollegandosi al precedente intervento, il relatore espone come, in effetti, data la tradizionale struttura oligopolistica del mercato, non sembra che le banche abbiano mai dato grande rilievo alla concorrenza e all’inclusione finanziaria. Prosegue, poi, muovendo una critica al Payments Package affermando come la sua struttura (lunga, tecnica e complessa) sia emblematica di tutti i numerosi interventi nell’economia digitale e quindi idonea ad alimentare le già più che complesse operazioni di coordinamento effettuate dagli operatori giuridici tra le diverse norme e principi in materia. La relazione è chiusa accogliendo la suggestione offerta dalla prof.ssa Falce consistente nel tornare a normare la materia «per principi»

Viene chiamato ad intervenire poi il Prof. Frosini, Ordinario presso l’Università degli Studi Suor Orsola di Benincasa, il quale coglie gli spunti e le suggestioni offerte dalle precedenti relazioni non mancando di sottolineare come si nutrano forti dubbi che la PSD3, e quindi l’intero Payments Package, cambi l’attuale sistema in maniera virtuosa. Nello specifico, ed infine, si mette in luce come il problema di fondo di tutte le normative, orizzontali e verticali, adottate nell’ambito dell’economia digitale, consiste nel fatto di essere disegnate e concepite sul presupposto – erroneo – che il consumatore sia un soggetto esperto, che sappia muoversi agevolmente in tale mercato, comprenderne i funzionamenti ed i rischi.

Interviene successivamente la Prof. Landini, Ordinario presso l’Università degli Studi di Firenze, la quale offre una panoramica delle similitudini tra Open finance e Open insurance non mancando di evidenziare come in quest’ultima si registrano operatori che detengono una quantità di dati nettamente superiore a quella delle banche e anche di maggiore sensibilità. Delineati i benefici del ricorso alle tecnologie che permettono la profilazione dei dati da parte delle assicurazioni, la relatrice mette in luce come sorgano nell’Open insurance i medesimi rischi concorrenziali registrati nell’Open finance, tra cui l’entrata inaspettata nel mercato da parte dei BigTech.

Viene poi data la parola al Dott. Lombardi, General Counsel e Manager presso Illimity Bank, il quale si allinea alle suggestioni offerte da Tommaso Frosini ed espone al pubblico ed ai relatori la struttura, il modello di business e le esperienze pratiche vissute da Illimity Bank.

Interviene il Prof. Stazi, Regulatory Affairs Lead South Europe, il quale offre diverse suggestioni sul ruolo che rivestiranno, in prospettiva, le banche ed i TTPs, i consumatori digitali in generale, e gli elementi tecnici, come le interfacce, avuto anche riguardo alle esperienze di altri Paesi.

A valle del dibattito è invitato a porgere i propri saluti, e a trarre alcune conclusioni, il Prof. Gustavo Olivieri, Ordinario presso l’Università LUISS-Guido Carli. Nel sintetizzare, accorpare ed accogliere le diverse suggestioni offerte da ciascun relatore, il professore magistralmente conclude come nei rapporti tra BigTech e Incumbets, sul piano concorrenziale, sia di fatto ripetuto ed innestato lo schema delle piattaforme, e che pertanto occorre dare estrema rilevanza al ruolo della interoperabilità, dei dati, dei sistemi e dei conti.

 

 

Approfondimento:

 

 

 

 

 

 

 

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