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“La sanità elettronica nella gestione delle aziende sanitarie alla luce delle recenti modifiche normative” all’eHealth Conference di Roma

“Non sempre è semplice distinguere, all’interno del diritto sanitario, quali siano i principi alla base dello stesso e quindi a quale dei due grandi filoni della tradizione giuridica, diritto pubblico e privato, occorre fare riferimento. Un intreccio che con le nuove tecnologie non può che complicarsi”. Così il Professor Alberto Gambino, Direttore del Dipartimento di Scienze Umane dell’Università Europea di Roma, ha aperto i lavori di “La sanità elettronica nella gestione delle aziende sanitarie alla luce delle recenti modifiche normative“, appuntamento che ha avuto luogo a Roma nella mattina di mercoledì 19 novembre nell’ambito della “eHealth Conference 2014. Innovazione e tecnologia in ospedale“. “Le tecnologie – ha proseguito Gambino – contribuiscono a definire standard che molto spesso sfuggono ai confini territoriali, imponendo al diritto la necessità di aggiornarsi. Pensiamo poi alle app che permettono il monitoraggio del nostro stato di salute, strumenti che da un lato abbattono i costi e i tempi degli screening tradizionali ma che dall’altro generano quesiti in materia di privacy, con la perdita di un rapporto fisco che sembra ridurre, e così non può essere, la raccolta del consenso informato ad un mero click. Guardando dal lato del medico, si pongo infine grandi interrogativi in tema di responsabilità, che senza va dubbio va ripensata alla luce delle tecnologie e del rischio tecnologico, che non può essere un valore da inserire nei rapporti assicurativi senza che vi sia una meditazione profonda”. LEGGI Lo sviluppo tecnologico in medicina e la responsabilità medica: un paradosso? L’Avv. Lucio Scudiero, Direttore dell’Istituto Italiano per la Privacy, ha successivamente concentrato la sua attenzione sul rapporto tra cloud computing e sanità. Essendo i fornitori di servizi nella maggior parte dei casi grandi compagnie residenti negli Stati Uniti si generano infatti diverse problematiche, soprattutto per quanto attiene la legge applicabile, la giurisdizione transfrontaliera e la capacità del cliente di recuperare i propri dati alla scadenza dei contratti. “È importante accertarsi sottoscrivendo i contratti che ci sia sempre questa possibilità di recupero”, ha chisoato l’Avv. Scudiero prima di illustrare i principali nodi da sciogliere in materia di telemedicina, applicativi d’uso comune per la sanità elettronica (dalle prenotazioni ai registri, dai documenti clinici alle pratiche) e fascicolo sanitario elettronico. Su quest’ultimo punto l’Avv. Vittorio Occorsio, Presidente del Centro Italiano per la Sanità Digitale, ha parlato di un “atteggiamento ondivago del legislatore. In prima battuta, infatti, si afferma che ‘nei piani di sanità nazionali e regionali si privilegia la gestione elettronica‘, una formula contenuta nel decreto 5 del 2012; in seconda battuta viene introdotto, con il decreto legge 179 del 2012 convertito con legge 221 del 2012, il fascicolo stesso, ma ancora senza configurare un vero e proprio obbligo e senza delineare le modalità di implementazione, rimandando all’attività delle Regioni. Si arriva quindi al 2013 con interventi sulla normativa che non agevolano però l’introduzione, la cui data viene stabilita dal decreto legge 69 al 31 dicembre 2014, mentre nella legge di conversione si fa riferimento al 30 giugno 2015, con contestuale scomparsa del riferimento al cloud. Non si può non notare che il ministero della Salute ha parlato del 2015 come l’anno della Sanità digitale, con conseguenti e importanti investimenti. Prendiamo atto di questa intenzione e auspico che si vada verso una definizione concreta e tecnica di questi aspetti, perché le aziende sanitarie hanno bisogno di riferimenti certi per operare”. “La Sanità elettronica in Italia merita, in un voto da uno a dieci, un cinque meno meno”, afferma il Prof. Giorgio Vittori, Direttore Scientifico dell’ospedale San Carlo di Nancy. “L’obiettivo di chi fa sanità è quello della cura responsabile del paziente. C’è così un mondo sanitario con le sue competenze e quello della logistica che deve far sì che la prestazione sanitaria sia la migliore possibile. Ma il mondo logistico ha spesso avuto un’evoluzione autonoma rispetto a quello sanitario, che rimane il core business di chi opera nel nostro settore. E tra le due organizzazioni servirebbe una figura che operi da mediatore culturale”. Questo intervento è inserito all’interno della rubrica di Dimt “E-Health: diritto sanitario e nuove tecnologie 19 novembre 2014

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