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Servizi finanziari, digitalizzazione e concorrenza: e sono quattro

di Gianfrancesco Rizzuti Solo nelle ultime settimane sono almeno quattro i messaggi diretti ai mercati internazionali sul tema della digitalizzazione e concorrenza, a cominciare da quella tra servizi finanziari (ma non solo). La questione ha a che fare con la tecnologia, con la regolamentazione, con i mercati e con la comunicazione. Una panoramica interessante per Occhio di Riguardo. Cominciamo con Eurofi, il think tank europeo specializzato nella regolamentazione dei mercati finanziari che riunito a Riga dal 22 al 24 aprile durante il semestre lettone di presidenza UE ha dedicato una sessione al futuro (molto prossimo) dei servizi finanziari digitali. Le iniziative commerciali lanciate da molte banche dimostrano un trend irreversibile verso la digitalizzazione di molti servizi, come l’archiviazione di dati cloud, la conservazione di copie di documenti sensibili e molti altri. Tra gli intervenuti a Riga, alcuni professionisti chiamati da grandi banche a “importare” esperienze IT di digital player (DP) produttori e fornitori di servizi elettronici su vasta scala. Su conoscenza e gestione del cliente, i DP concentrano la loro strategia, creano dati (senza costi apparenti per il consumatore) e quindi valore e lo monetizzano. I loro servizi transitano già su piattaforme mobili, grazie alle quali si effettueranno sempre più operazioni commerciali e finanziarie. Banche e intermediari “tradizionali” hanno ancora dalla loro una serie di asset, anche intangibili, come “financial identity” e fiducia su cui coltivare relazioni con i clienti, ma scontano insidie reputazionali, l’attivismo di questi nuovi soggetti e soprattutto regolamentazioni e requisiti prudenziali che possono impattare sulla capacità di innovare. Proseguiamo con un recente workshop patrocinato dalla FeBAF (n.d.r., per la quale lavoro, ma questo intervento è a titolo personale e scientifico), che si è tenuto a Milano sui c.d. “Megatrends dei Financial Services”. Protagonista quest’anno, il rapporto tra regolamentazione e innovazione. Tra tavole rotonde, conversazioni e sessioni di interscambio, sono finiti sotto i riflettori soprattutto regole, big data, finanza innovativa. Anche qui, dal dibattito è emersa l’opportunità per i player tradizionali del settore, in particolare banche e assicurazioni, di attrezzarsi per rispondere alle sfide poste sia dai nuovi soggetti che si stanno affacciando sul mercato, cosiddetti non-banking/non-financial players, come le piattaforme di peer to peer lending e di crowdfunding o i nuovi sistemi di pagamento e di gestione delle criptovalute (Bitcoin, Sardex, ecc.). Anche da Milano, l’appello a regolamentazioni uniformi e in grado di venire incontro all’innovazione, su un terreno di gioco livellato (“level playing field”). E arriviamo al terzo “post”, il dodicesimo World Retail Banking Report, pubblicato a fine aprile da enti internazionali specializzati. Anche questo rapporto, che si basa sullo studio di 32 mercati, evidenzia nella classica relazione tra banche e clienti il rischio di indebolimento e disintermediazione dei rapporti a favore di concorrenti non bancari come gli operatori della grande distribuzione, società FinTech, siti di crowdfunding, finanziatori peer-to-peer, provider Internet/mobile e nuovi sistemi di pagamento. Almeno due le riflessioni per la nostra rubrica, a cavallo tra regole, mercati e comunicazione. La prima: lo studio di fattibilità di regolamentazioni internazionali che si ispirino all’armonizzazione di norme applicabili a soggetti di origine diversa ma che operano sugli stessi mercati. Normazioni, come sostenuto in passato, che vadano nella direzione di facilitare l’innovazione, trend irreversibile, così da ampliare la concorrenza facendo giocare tutti i protagonisti su uno stesso terreno livellato. La seconda: per chi si occupa di comunicazione e relazioni pubbliche, è evidente che insieme alla “parità delle armi” tra operatori, vi sarà da lavorare sul terreno (apparentemente, esterno) della customer experience e su quello (apparentemente, interno) della comunicazione con i vari uffici delle organizzazioni che erogano i servizi. Per essere competitivi, occorreranno robusti investimenti non solo nei c.d. front office, più esposti nella relazione fisica con il cliente, ma anche nei c.d. middle e back office, essenziali per fornire servizi globali coinvolgenti grazie a tempi di elaborazione rapidi e riduzione degli errori. Arriviamo al quarto ed ultimo messaggio cui facevamo riferimento all’inizio. Si tratta di una considerazione di carattere generale, che approfondiremo in prossime puntate e che si riferisce all’ambito europeo. Bruxelles infatti prende atto che i mercati si digitalizzano e la Commissione ha adottato il 7 maggio una comunicazione con la sua Strategia per un Unico Mercato Digitale. 16 le iniziative da realizzarsi entro il 2016, basate su tre pilastri: un miglior accesso per consumatori e imprese a beni e servizi digitali in Europa; la creazione di adeguate condizioni e di un piano di azione livellato per lo sviluppo di reti digitali e servizi innovativi; la massimizzazione del potenziale di crescita di un’economia europea digitale. Occhio di Riguardo ci ritornerà. [*] Questo intervento è inserito nella rubrica di Dimt “Occhio di riguardo: la comunicazione tra tecnologia, mercato e diritto”. 1 giugno 2015

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