Elisabetta Giovanna Rosafio è professore ordinario di Diritto della navigazione e Diritto aerospaziale presso la…
Contenuti video e rete: la terza rivoluzione di Internet
Il nuovo rapporto ITMedia Consulting sul Video on Demand in Europa di Augusto Preta È ormai evidente che stiamo entrando nella terza fase di sviluppo di Internet, resa possibile dalla convergenza di una serie di dinamiche consumer driven e caratterizzata in particolare da ubiquità della connessione, adozione della banda larga e ultra larga, accesso mobile Internet ed evoluzione dei dispositivi mobili. Questa tendenza crescerà esponenzialmente nei prossimi anni rappresentando il driver di sviluppo di molte industrie, non solo quelle della comunicazione, legate all’economia digitale: la cosiddetta sharing economy (o app economy). Tra gli aspetti più rilevanti: cloud computing, Internet of things, big data, ecc. Tale evoluzione caratterizza appunto la terza fase dello sviluppo di Internet dopo quella rappresentata dal World wide web e dal Web 2.0 (Internet partecipativo e reti sociali), in conseguenza della diffusione della larga (e ultra larga) banda (LTE, 5G, fibra ottica). In questo contesto, il video funge da motore del cambiamento, favorendo la diffusione di reti e servizi sempre più performanti, in grado di soddisfare le crescenti aspettative dei consumatori, attraverso la diffusione dei nuovi servizi a richiesta. In tal senso l’anno da poco trascorso ha visto un radicale cambiamento d’approccio finalmente anche in Europa, con l’ingresso massiccio da parte dei molti broadcaster e fornitori di servizi video in genere nell’arena competitiva. L’obiettivo si è focalizzato in primo luogo sul mantenimento della customer satisfaction anche in ambiente IP, legato soprattutto alla Quality of Service, come condizione fondamentale per garantire prodotti competitivi e un effettivo value for money. Questa tendenza ha riguardato ad esempio accordi di content delivery, come quella tra Orange e Akamai (principale operatore di CDN al mondo) in Francia e relazioni impensabili solo poco tempo fa, come l’accordo tra Netflix e Virgin Media nel Regno Unito. Inoltre negli ultimi mesi è stato un susseguirsi di annunci e lanci di servizi in tutta Europa, che hanno al centro Internet e la broadband Tv. L’accordo Telecom Italia / Sky segna un passo importante proprio in questa direzione e si lega ad altri fattori significativi, emersi negli ultimi mesi nel resto del continente. Nelle tlc europee si è avviata infatti una nuova fase di sviluppo il cui driver è la banda ultra larga, attraverso il rilancio della domanda, grazie ai servizi video e alla pay-Tv. In Spagna l’acquisizione di Canal Plus, incumbent pay tv satellitare, da parte di Telefonica segue ulteriori acquisizioni di servizi di tv a pagamento da parte delle telco, insieme a fusioni / integrazioni tra fisso e mobile, tlc e cavo, oltre ad accordi di condivisione delle infrastrutture. Nel Regno Unito British Telecom ha acquisito un ruolo di primo piano nell’evoluzione del contesto competitivo nazionale, soprattutto con lo sviluppo della fibra ottica (FTTC). Oltre ad essere presente nell’offerta gratuita, ha fatto il suo ingresso nella Tv a pagamento, attraverso l’acquisto dei diritti delle principali manifestazioni sportive per quasi £ 2 miliardi: Champions League, diritti esclusivi su tutti gli incontri, per il triennio 2015/18 per £ 900 milioni; Premier League, diritti su due pacchetti, per il triennio 2016/19 per £ 960 milioni. Vodafone a sua volta ha sviluppato una serie di operazioni e fusioni a livello europeo, che hanno al loro centro l’integrazione fisso / mobile, l’ingresso nel settore della cable tv e il lancio dell’offerta quadruple play sia nel fisso che nel mobile, con al centro la televisione e il video. Liberty Media, il principale operatore via cavo in Europa, dopo l’acquisizione di Virgin Media (incumbent via cavo nel Regno Unito) ha acquisito ulteriori canali e operatori televisivi via cavo nel nord Europa (Ziggo in Olanda su tutti). Alla luce dunque dei fenomeni appena descritti, ITMedia Consulting prevede che nei prossimi anni si assisterà fin dal 2015 in Europa all’esplosione dei servizi video, con una crescita consistente e superiore alle attese nei prossimi tre anni in particolare del video on demand. In tal senso, dopo l’affermazione e il consolidamento avvenuto negli Usa, la diffusione anche in Europa delle offerte di VOD sarà trainata dai seguenti fattori: lo sviluppo delle reti a ultra broadband in fibra ottica sia via reti telco nelle sue varie modalità (FTTH, FTTC, ecc), sia via cavo (Docsis 3.1); lo sforzo e gli incentivi a livello europeo e dei singoli paesi in ambito nazionale di raggiungere gli obiettivi previsti dall’Agenda Digitale (penetrazione della banda larga e ultra larga); il mutato atteggiamento dei fornitori dei contenuti tradizionali (produttori e broadcaster) sottoposti alla crescente competizione dei grandi operatori globali; l’esplosione dei servizi video in streaming e su terminali mobili; lo sviluppo delle offerte in 4k e 8k; il graduale e inarrestabile passaggio di tutta la produzione a utilità ripetuta (film e serie) sulle reti broadband. In particolare ciò che emerge con evidenza è il consolidamento di alcuni modelli di business in specifiche aree (in particolare Regno Unito e Nord Europa), soprattutto attraverso servizi di Subscription VOD, che iniziano a competere direttamente con le dominanti pay-Tv nazionali. A ciò si aggiunge l’ingresso anche al resto d’Europa di nuovi attori globali, a cominciare da Netflix, in aree finora meno soggette alla competizione, in assenza di sufficiente penetrazione della banda larga (in particolare nel Sud Europa); il consolidamento, attraverso fusioni e acquisizioni, da parte dei grandi operatori di telecomunicazioni e via cavo (es. Vodafone, BT, Orange, Telefonica e Liberty Media) attraverso l’offerta quadruple play, integrando voce, dati con accesso a Internet fisso e mobile e video (Tv); un più elevato grado di competizione tra broadcaster, telco, OTT (Netflix e in prospettiva anche Amazon, Apple e Google) sullo stesso o su diversi modelli di business (Francia e Germania in primis); accesso diretto attraverso acquisizione dei diritti live a contenuti premium sportivi in esclusiva, a cominciare dal calcio (campionato nazionale e Champions League) in grado di accrescere la domanda di dati e il traffico sulle reti (Regno Unito e Spagna). Inoltre, se nel 2014 il video entertainment ha rappresentato negli Usa circa il 60% del consumo di banda, con Netflix a farla da padrone (35% in download nei momenti di maggior consumo) è altrettanto chiaro che il modello di business ad esso collegato, lo SVOD, rappresenta la tipologia di offerta dominante destinata ad estendersi rapidamente anche in Europa, dove la competizione con Amazon, iTunes e con i broadcaster appare oltremodo accesa e destinata ad allargarsi nei prossimi mesi. In prospettiva, dunque, il rapporto ITMedia Consulting prevede una tendenza a un superamento dell’attuale fase, caratterizzata comunque da notevole dinamismo, nella quale si confrontano tuttavia diversi business model, che porterà non solo a un sostanziale incremento dei ricavi, ma anche a un maggiore consolidamento dei modelli di finanziamento, in particolare sotto forma di abbonamenti. Successivamente una parte più consistente dei ricavi, soprattutto nei paesi dove lo SVOD si è già affermato (Regno Unito e Nord Europa in particolare), proverrà dalla diretta sostituzione tra le diverse forme di offerta pay (cord-cutting e cord-shaving), con una crescente guerra dei prezzi e un possibile consolidamento del settore. Ciò determinerà in tutti i casi entro il 2018 impatti significativi e dirompenti su tutta l’industria televisiva europea e della pay-Tv in particolare, allo stesso modo di quanto avvenuto in passato per gli altri comparti dell’industria dei media. In questo scenario, ITMedia Consulting stima che il totale delle entrate da servizi VOD in Europa Occidentale raggiungerà i 2.140 milioni di euro alla fine del 2015, con 823 milioni generati da abbonamenti SVOD e 760 milioni da pubblicità AVOD. Il resto da servizi di TVOD (pagamento per singolo prodotto e acquisti video on line sell through). In seguito l’offerta a pagamento in SVOD continuerà ad acquistare rilevanza e i ricavi complessivi raggiungeranno i 3.580 milioni di euro nel 2018, con una crescita media annua del 22% e lo SVOD rappresenterà la componente a maggiore sviluppo del comparto, con un CAGR del 34%. A livello geografico il Regno Unito continuerà a rappresentare la best practice nel settore, soprattutto per quanto riguarda i ricavi da SVOD. Germania e Francia (particolarmente attive nel TVOD) seguiranno, con dinamiche di crescita molto interessanti nei prossimi anni. Più in ritardo i paesi dell’Europa del Sud, tra cui Italia e Spagna, dove le problematiche infrastrutturali e dunque di accessibilità ai contenuti online rappresentano uno dei maggiori colli di bottiglia. In questi Paesi in tutti i casi ITMedia Consulting prevede livelli di crescita superiori a quelli dei big 3.
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8 giugno 2015