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Primi risultati sul terremoto del 30 ottobre ottenuti dalle immagini radar della costellazione Sentinel-1

Ricercatori del CNR e dell’INGV hanno rilevato le deformazioni del  suolo causate dall’ultimo evento sismico del 30 ottobre attraverso le  immagini radar dei sensori della costellazione Sentinel-1 del  Programma Europeo Copernicus.

I risultati, seppur preliminari,  mostrano una deformazione che si estende per un’area di circa 130  chilometri quadrati e il cui massimo spostamento è di almeno 70 cm,  localizzato nei pressi dell’area di Castelluccio.

Continua l’attività relativa allo studio delle deformazioni del suolo  e delle sorgenti sismiche, focalizzata ora sul nuovo evento del 30  ottobre scorso che ha colpito le province di Macerata e Perugia.

Tale  attività è coordinata dal Dipartimento della Protezione Civile (DPC) e  viene svolta da un team di ricercatori dell’Istituto per il  Rilevamento Elettromagnetico dell’Ambiente Consiglio Nazionale delle  Ricerche (CNR-IREA di Napoli) e dell’Istituto Nazionale di Geofisica e  Vulcanologia (INGV), centri di competenza nei settori  dell’elaborazione dei dati radar satellitari e della sismologia, con  il supporto dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI).

Grazie all’uso dei dati radar acquisiti dai satelliti della  costellazione Sentinel-1 del Programma Europeo Copernicus, il team di  ricercatori CNR-IREA ed INGV è stato in grado di analizzare i  movimenti del suolo causati dal terremoto del 30 ottobre. In  particolare, sfruttando la tecnica dell’Interferometria SAR  Differenziale, è stato possibile rilevare le deformazioni del suolo  attraverso la generazione della mappa di deformazione co-sismica,  ottenuta dalle immagini acquisite da orbite discendenti il 25 ottobre  (pre-evento) ed il 31 ottobre (post-evento).

“Tali analisi”, spiega Riccardo Lanari, direttore del CNR-IREA,  “sebbene risultino abbastanza critiche per i dati radar Sentinel-1  (banda C), trattandosi di aree caratterizzate da folta vegetazione,  mostrano una deformazione che si estende per un’area di circa 130  chilometri quadrati ed il cui massimo spostamento è di almeno 70 cm,  localizzato nei pressi di Castelluccio.

Tali risultati verranno  raffinati nei prossimi giorni grazie ad ulteriori analisi, questa  volta con dati radar acquisiti dal satellite giapponese ALOS2 che,  operando in banda L, garantisce stime più accurate dell’entità degli  spostamenti superficiali in aree con copertura vegetale”.

“Dall’interferogramma ottenuto dai dati Sentinel-1 è  possibile delimitare la zona (40 x 15 km) in cui il terreno si è  abbassato a seguito dei terremoti del 26 e 30 ottobre di magnitudo 5.9  e 6.5”, dichiara Stefano Salvi, dirigente tecnologo INGV.

“Si nota  molto bene la complessità dei movimenti del suolo, sostanzialmente  dovuti a due categorie di effetti: allo scorrimento degli opposti  lembi di crosta terrestre lungo i piani di faglia profondi è dovuto  l’andamento concentrico delle frange colorate (linee di uguale  abbassamento), mentre discontinuità, addensamenti o piegature ad  angolo acuto delle frange sono dovute a fenomeni molto superficiali  quali scarpate di faglia, riattivazioni di frane, sprofondamenti  carsici. E’ il contributo dei terremoti alla costruzione dei paesaggi  Appenninici”.

2 novembre 2016

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