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Banche dati online, l’Antitrust sanziona le società Avron e Ipdm per pratica commerciale scorretta

Un intervento “a tutela delle microimprese” per 550mila euro. Per l’Agcm Avron raccoglie preventivamente i dati aziendali e procede all’invio di comunicazioni che, dietro la richiesta di una tempestiva verifica dell’esattezza dei dati in corso, nascondono abbonamenti a pagamento. IPDM interviene invece nella fase di recupero dei supposti crediti. È il quarto provvedimento deciso dall’Autorità nel 2014 per arginare il fenomeno; in totale è stato comminato un milione e settecentomila euro di multe
 Nuovo intervento dell’Antitrust contro le società che attraverso la raccolta di dati aziendali indurrebbero le microimprese a sottoscrivere costosi abbonamenti a pagamento. L’Autorità ha infatti sanzionato per 550mila euro complessivi l’azienda di Bratislava Avron e l’azienda greca IPDM (Internet Publishing &Demand Management Mon. Ike): la prima, spiega l’Agcm, invia comunicazioni che, dietro la richiesta di una tempestiva verifica dell’esattezza dei dati corso presenti su un database online, nascondono abbonamenti a pagamento; IPDM interviene successivamente nella fase di recupero dei supposti crediti. Si tratta del quarto provvedimento adottato quest’anno dall’Autorità per arginare il fenomeno della richiesta di denaro alle microimprese a fronte di registrazioni mai richieste su banche dati online di società domiciliate all’estero. Simili i meccanismi messi a punto dalle diverse imprese sanzionate dall’Autorità. “In particolare Avron, con sede a Bratislava – spiega l’Authority – raccoglie i dati aziendali delle microimprese italiane, in maniera unilaterale e non richiesta, inserendoli nel proprio database online denominato Registro del Mercato Nazionale. Successivamente invia alle microimprese preregistrate una comunicazione commerciale  apparentemente volta a sollecitare la correzione o l’aggiornamento dei dati aziendali pre-inseriti mediante la compilazione del  modulo allegato. In realtà il tono aggressivo della comunicazione, unitamente alla grafica impiegata, spinge le microimprese a sottoscrivere il modulo per evitare di incorrere nelle conseguenze negative minacciate dalla comunicazione stessa, finendo così per aderire a un costoso abbonamento pluriennale per un servizio di annunci pubblicitari”. Questo servizio, peraltro, consiste soltanto nella inclusione delle eventuali correzioni apportate tramite il modulo e dell’indicazione della localizzazione geografica della micro-impresa con il servizio mappe gratuito di Google, negli account unilateralmente creati dal professionista sul proprio database online. “La scoperta – suggerisce ancora l’Agcm – arriva con il ricevimento della prima fattura di pagamento, inviata da Avron solo alla scadenza dei termini per l’esercizio del diritto di recesso. In caso di mancato pagamento è la stessa Avron che inizia ad inviare la catena di solleciti, nei quali il costo aumenta per effetto degli interessi di mora e per le spese di gestione della pratica e solo successivamente subentra la società greca, inizialmente con proposte transattive e poi con la minaccia di ricorrere alla riscossione coattiva richiedendo presso il Tribunale di Bratislava il decreto ingiuntivo europeo”. Ad aprile scorso l’Antitrust aveva sanzionato, con due distinti provvedimenti, la società di diritto tedesco DAD e quella di diritto slovacco CBR (rispettivamente 500mila e 50mila euro), nonché per una pratica analoga la società di diritto italiano Kuadra (100mila euro), mentre a gennaio era stata sanzionata la società di diritto messicano Expo-Guide (500mila euro). 24 giugno 2014

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