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“Professor’s privilege”, ora si cambia. La proposta di legge intende valorizzare i diritti di proprietà industriale nell’ambito della ricerca libera. Il contributo dell’Accademia Italiana del Codice di Internet (Iaic)

Professor’s privilege”, ora si cambia. Introdotto con la legge 383 del 2001 nel sistema universitario italiano, il “professor’s privilege” stabilisce che le invenzioni sviluppate in ambito accademico (o presso gli enti di ricerca pubblici) appartengono ai professori o ricercatori che le hanno concepite e non alle strutture di ricerca (Atenei, Enti) che tuttavia ne sostengono i costi di sviluppo.

Una norma trasfusa – pressoché inalterata – nel Codice della proprietà industriale e che ora si intende modificare (art.65) limitatamente alla ricerca libera e non a quella finanziata o commissionata da terzi. In quindici anni di “professor’s privilege” il bilancio non è positivo.

Gli stessi “inventori” preferiscono pubblicare i risultati delle ricerche – rendendole così fruibili liberamente e gratuitamente – anziché brevettarle. Inevitabile il danno economico e competitivo per il Paese e per la stessa ricerca italiana.

A proporre il cambio di rotta, la proposta di legge presentata in conferenza stampa dalla deputata del Partito Democratico Anna Ascani, assieme al Prof. Fabrizio Figorilli, Prorettore dell’Università di Perugia, ed alla Prof.ssa Fabiola Massa, docente di Legislazione e brevetti presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”.

Una proposta che ha già ricevuto l’endorsement dello Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, la quale in un indirizzo di saluto ha auspicato che la ridefinizione dei diritti patrimoniali per le invenzioni dei ricercatori ottenute nell’ambito della ricerca libera possa fare in modo che le Università, come pure gli enti di ricerca pubblici, siano sempre più in grado di autofinanziarsi.Un auspicio condiviso soprattutto per la necessità di allinearsi agli standard internazionali e aumentare il tasso di innovazione del nostro Paese.

Al tavolo di lavoro che ha contributo alla redazione della proposta, anche il Prof. Andrea Piccaluga, Presidente Netval (Network italiano delle Università e degli Enti di ricerca per il trasferimento tecnologico), il Dott. Paolo Markovina, esperto in proprietà industriale di Aicipi (Associazione italiana di esperti in proprietà industriale) e la Prof.ssa Valeria Falce, socio fondatore di Iaic (Accademia Italiana del Codice di Internet) che raggruppa studiosi e professionisti di diritto ed economia delle nuove tecnologie.

La proposta di legge a prima firma Ascani si pone come obiettivo quello di valorizzare i diritti di proprietà industriale, di accrescere la reciprocità tra ricerca e mercato, fornendo al contempo la possibilità ad Università ed enti di ricerca pubblici di ottenere, nell’ambito della ricerca libera, nuovi cespiti dai diritti sulle invenzioni o sulle scoperte effettuate.

“In Italia – ha affermato Ascani – abbiamo un problema di trasferimento tecnologico e di brevettazione. Esprimiamo grandi talenti, ma il trasferimento di queste notevoli capacità sul mercato è ancora modesto. La brevettazione è molto onerosa, i brevetti sono pochi e fatti male e, in contesto siffatto, le aziende straniere ottengono spesso la possibilità di utilizzo delle ricerche italiane. Vogliamo riportare in capo alle Università e agli enti di ricerca libera del Paese il diritto di proprietà industriale”.

Rispondendo alla domande, l’On. Ascani ha anche ricordato il metodo che ha portato alla definizione della proposta sia stato quello di raccogliere le riflessioni di coloro che concretamente si trovano ad avere a che fare con i problemi che si intendono risolvere con le leggi del Parlamento.

Un modus procedendi già sperimentato in altre occasione dalla stessa Ascani, componente tra l’altro dell’Intergruppo Innovazione, già promotrice della legge sull’eduzione digitale nelle scuole e della proposta in materia di Start-up culturali.

Nel ribadire la necessità di un cambio di prospettiva in virtù dell’esperienza maturata nel campo del trasferimento tecnologico, la Prof.ssa Massa ha sottolineato come riportare la titolarità in capo agli Atenei dei diritti patrimoniali per le invenzioni significhi inaugurare un cammino comune nel quale “il ricercatore ha le capacità intellettuali e creative mentre l’Università ha dalla sua la capacità di gestione, di negoziazione, di protezione, il know how necessario” per valorizzare le opere dell’ingegno.

Nella sua disamina, il Prorettore Fabrizio Figorilli ha, dal canto suo, illustrato le ricadute positive che dalla proposta di legge possono derivare agli atenei italiani ed alla ricerca, soggetti ai criteri di valutazione Anvur.

Il Prorettore Figorilli ha evidenziato il carattere innovativo e di assoluto rilievo costituito dall’equiparazione, sancita nel testo ora all’esame del Parlamento, tra soggetti non strutturati quali studenti, dottorandi, assegnisti di ricerca rispetto a quelli strutturati, cioè i professori e i ricercatori a tempo indeterminato. Equiparazione che rappresenta una qualificata possibilità di inserimento nel mondo del lavoro.

Alla Conferenza è intervenuta anche l’avv. Rosaria Petti, fellow di IAIC, che ha portato i saluti del Presidente dell’Accademia, Prof. Alberto Maria Gambino ed ha espresso un sentito plauso all’iniziativa legislativa, evidenziando i benefici in termini economici e di competitività che la proposta di legge potrebbe arrecare al nostro Paese, anche in considerazione di un auspicabile allineamento con le prassi normative degli altri Paesi europei.

Il video della Conferenza stampa presso la Camera dei Deputati

17 giugno 2016

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