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L’odio sul Web non ha radici digitali: caffè del Seicento e Radio “parolaccia” prima dei social network. Natale (portavoce Boldrini): “È indispensabile un’autoregolamentazione online”
Su Radio Radicale l’analisi di un fenomeno sempre più attuale. Roberto Natale, ex presidente Fnsi: “Chi gestisce uno spazio dovrebbe tenerlo pulito”. E se per Paolo Vigevano “Nelle telefonate che ci arrivavano nei primi anni Novanta c’erano i segni di ciò che stava maturando nella nostra società”, il giornalista Alessandro Longo parla di “una parte della politica che cerca di limitare le potenzialità emergenti del Web” Insulti, minacce e barbarie verbali, raccolti sotto un onnicomprensivo termine “odio”, corrono sui social network. Ma la differenza la fanno il mezzo o le persone che lo “popolano”? Sembra convergere sulla seconda opzione l’analisi basata sugli esempi presentati nella puntata del 9 febbraio di “Presi per il Web“, trasmissione di Radio Radicale condotta da Marco Perduca, Marco Scialdone e Fulvio Sarzana con la collaborazione di Marco Ciaffone e Sara Sbaffi. Ospiti della trasmissione Roberto Natale, portavoce della presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini e già presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Alessandro Longo, giornalista specializzato in nuove tecnologie che collabora, tra gli altri, con Repubblica, IlSole24Ore e Corriere delle Comunicazioni, e Paolo Vigevano, ex editore di “Radio Parolaccia”, l’esperimento che la stessa Radio Radicale condusse a cavallo degli anni ’90 permettendo a chiunque di intervenire telefonicamente a microfoni aperti e senza filtri sulle proprie frequenze. Ovviamente, a tenere banco è la cronaca che nelle ultime settimane ha visto rincorrersi da un lato le provocazioni lanciate dal Movimento 5 Stelle a mezzo blog e social network verso Boldrini, dall’altro le reazioni della stessa presidente della Camera fino all’annuncio arrivato da Alessandra Moretti del Partito Democratico in merito ad una proposta di legge sull’hate speech online che sarà presentata a breve. LEGGI “La rete ha bisogno di leggi speciali?” Appare curioso come l’aspro dibattito degli ultimi giorni trovi dei veri e propri precedenti riferiti ad altre epoche storiche e quindi ad altri mezzi di comunicazione. Un dato lampante se si rilegge un’intervista pubblicata su La Stampa il 19 novembre del 1993, nella quale Marco Pannella, rispondendo alle domande di Pierluigi Battista proprio in merito a “Radio Parolaccia”, i cui eccessi avevano causato polemiche e sanzioni per l’emittente, affermava: “Nessun sociologo si prende la briga di studiare quello che c’è in quel gorgo di voci. La trasmissione fa venire fuori gli angoli torbidi e bui della nostra esistenza”. Pannella coniava poi il termine “anonimia”, quel fenomeno per il quale chi telefonava anziché sfruttare l’occasione di esporre un proprio “biglietto da visita” sceglieva di partecipare a quel “numero infinito di fotocopie” nelle quali si usavano sempre le stesse 40-50 parole e dove variavano solo gli accenti. Ancor più eloquente in merito alle radici “sociali” e non tecnologiche di questo fenomeno è l’episodio storico riportato qualche giorno fa alla memoria da Mario Tedeschini Lalli; un proclama del re d’Inghilterra che nel 1675 decretava la chiusura dei caffè in quanto luoghi in cui si “inventavano e si propagavano notizie false, maliziose e scandalose, diffamatorie per governo di Sua Maesta e di disturbo della pace e della quiete del Regno”. Tutto ovviamente derivato dai fogli politici che circolavano all’interno di quei luoghi di incontro e dalle accese discussioni che da essi derivavano. “Avete letto o udito recentemente ragionamenti simili in occasioni simili?” chiede con ironia Tedeschini Lalli nel suo post prima di chiosare: “È evidente che, anche nell’Inghilterra del ‘600, chiudere un luogo di socializzazione perché lì ‘si perde tempo’ e ‘si mormora’ non serviva a niente e comunque non era possibile”. “Quando iniziammo a ritrasmettere le telefonate che ci arrivavano – ha raccontato Vigevano – si è aperto uno spaccato del Paese che neanche immaginavamo. Iniziarono ad incrociarsi tra loro le tifoserie calcistiche con gli odi razziali, le discriminazioni territoriali e il terreno sul quale cominciava ad esistere la Lega Nord, in un mix di idee e insulti. Il tutto iniziò ad invadere le prime pagine dei giornali e molti invocarono la chiusura della Radio, fino ad un mandato di interruzione delle trasmissioni e il sequestro delle bobine, Ci ritrovammo con la polizia in radio, insomma. E per me ci fu anche l’inizio di un procedimento per vilipendio al Capo dello Stato, provvedimento bloccato dalla mancata autorizzazione a procedere del Parlamento. Ma dal nostro punto di vista ci trovavamo davanti a graffiti grazie ai quali avremmo potuto prevedere tutto quello che stava per succedere all’interno della società italiana”. “Di sicuro – ha proseguito Vigevano – nell’ultima settimana abbiamo assistito a degli eccessi in rete, dove si perde il tradizionale concetto di responsabilità e ci si ritrova in una dinamica più da piazza, ma è anche vero che non si è mai visto un presidente della Camera rispondere con un insulto ad altri insulti. Nella piazza bisogna prendere contromisure diverse, e soprattutto introdurre contenuti di qualità per permettere alla moneta buona di scacciare quella cattiva”. “Non ho capito quali sarebbero gli insulti pronunciati dalla Boldrini – ha risposto Natale – c’è da un lato chi ha scritto oscenità, minacce ed evocato stupri, dall’altro la presidente che ha risposto con un’espressione che alla luce di quanto era scritto su quei commenti era pertinente. Nessuno tuttavia sta parlando di mettere la polizia sul Web, c’è un problema di crescita e anche la vicenda che coinvolge la Boldrini non deve essere interpretata come vicenda personale ma come occasione per fare tutti insieme un passo avanti. In fondo, sono gli stessi temi contenuti nella lettera della Moretti, perché nel 90% dei casi troviamo critiche rivolte da uomini alle donne che fanno politica con modalità e toni che, quando ci si rivolge invece ad altri uomini, sono sempre meno incivili”. “Ripeto – ha continuato Natale – nessuno pensa a vincolare la libertà d’espressione sulla rete, ma proprio per conservare la straordinaria occasione di libertà che ci regala, bisogna domandarsi se chi gestisce un blog, soprattutto un blog politico, non debba sentirsi responsabilizzato a mantenere il suo spazio pulito. Sono stupito che sul blog di Grillo a distanza di giorni continuano ad essere presenti espressioni irriferibili, benché come è ovvio e giusto il blog dica che sulla pagina non sono ammessi contenuti insultanti. Non devono esserci bavagli, ma occorre capire insieme come fare tutti un passo in avanti verso una maggiore civiltà. È su questo che occorre lavorare tutti insieme”. “Negli ultimi anni c’è stato un crescendo di reazioni da parte della politica verso ciò che considerava libertà eccessiva del Web – è l’opinione di Longo – e questo perché la platea di chi può fare politica in senso lato è cresciuta e fa paura a molti. Vediamo quindi una contrapposizione di forze, con da un lato il Web che assume un ruolo politico sempre più forte e dall’altro la reazione di alcuni giudici e politici che puntano a tarpare le ali a questo fenomeno. Internet viene usato dai nostri politici in modo un po’ vecchiotto anche se il trend di crescita è indubbio, ma quello che non sta succedendo è la crescita della consapevolezza da parte di tutti che è necessario utilizzare in modo consapevole lo strumento per interagire con la politica ed essere politica. C’è poi una parte del giornalismo che sta dando più attenzione agli eccessi che avvengono sul Web piuttosto che ad altro distorcendo un fenomeno più ampio”. “È di sicuro un vizio del nostro giornalismo – ha asserito Natale – considerare non ciò che è più interessante, ma ciò che è più eclatante, ciò che genera l’effetto curva dello stadio, e in questo senso ci si ritrova spesso a concentrarci su ciò che accade tra i commenti in calce ai post. Ma a differenza di quando nei commenti degli utenti si riversano le oscenità nell’ultimo episodio era il blog stesso a porre una domanda che ha scatenato le reazioni. Ma ribadisco: cerchiamo di cogliere questa occasione per crescere a livello culturale, un’autoregolamentazione è indispensabile”. Immagine in home page: Clasf.it 10 febbraio 2014