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Federprivacy, “Videosorveglianza a rischio privacy, servono competenze e nuove regole”
Grazie alle telecamere è possibile vigilare su abitazioni ed aziende, parlare in videoconferenza da un capo all’altro del mondo, monitorare a distanza i pazienti nelle strutture sanitarie, ma c’è anche un rovescio della medaglia, perché come tutti i dispositivi connessi al web nell’Internet of Things, implicano anch’esse delle criticità e delle vulnerabilità che sempre più spesso vengono sfruttate da malintenzionati per spiare gli stessi proprietari che le hanno installate, e nel 2018 saranno quasi 1 miliardo in tutto il mondo. A lanciare l’allarme è Federprivacy, l’associazione di categoria per privacy officer, consulenti della privacy.
Le sempre più frequenti notizie di cronaca, mettono di fatto in evidenza come siano costantemente in aumento violazioni del Codice della Privacy attraverso telecamere e webcam, anche se la colpa non è sempre da attribuire tutta agli hacker e ai criminali, come spiega Nicola Bernardi, presidente di Federprivacy: “Le mani in cui si affidano utenti e aziende che devono installare un sistema di videosorveglianza, spesso non possiedono competenze adeguate sulla security e tanto meno in materia di protezione dei dati personali”.
“Per evitare gravi violazioni della privacy di cittadini e lavoratori, – sottolinea – è necessario avvalersi solo di professionisti preparati non solo a livello tecnico, ma anche sul piano giuridico, e se possibile con competenze certificate. Auspichiamo, che l’Authority emani al più presto regole aggiornate ed adeguate al contesto attuale.”
17 giugno 2016