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De-indicizzazione risultati di ricerca: a novembre gli URL esaminati da Google aumentano di 2700 al giorno. Mentre arrivano le linee guida dei Garanti europei

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Sono in costante aumento le richieste di de-indicizzazione che arrivano a Google a seguito della sentenza con la quale, nel maggio, scorso, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha stabilito che i cittadini del Vecchio Continente hanno il diritto di chiedere ai motori di ricerca di rimuovere determinati risultati associati al proprio nome. I numeri sono quelli fotografati nel Transparency Report della compagnia di Mountain View, nel quale viene tenuto il conto delle “Richieste di rimozione di risultati di ricerca ai sensi delle leggi europee sulla privacy”. Al 1 dicembre il numero di URL esaminati dalla compagnia toccava quota 625.116, frutto di 178.119 segnalazioni; gli stessi valori il 20 ottobre scorso erano rispettivamente 510.994 e 152.463. Una crescita media quotidiana di circa 2700 indirizzi sotto la lente del motore di ricerca californiano, in un trend che sembra anch’esso in aumento; nella seconda metà di ottobre, infatti, la crescita media quotidiana degli URL esaminati si fermava a 1500 unità. LEGGI Per l’Italia respinte più di tre richieste su quattro  googletransparencydeindicizzazionelink2_12_14 E mentre anche Microsoft (leggi Bing) e Yahoo hanno iniziato a rimuovere risultati di ricerca, il Working Group Art. 29, il Gruppo che raccoglie tutte le Autorità per la privacy europee, ha dato seguito agli annunci della scorsa settimana diffondendo le Linee guida sull’applicazione della sentenza della Corte di Gisutizia. Tra i 13 criteri contenuti nel documento, spicca quello secondo il quale la de-indicizzazione, per garantire un’effettivo rispetto del quadro disegnato dalla CGUE, non può essere confinata alle divisioni europee dei motori di ricerca. Si affrontano inoltre le questioni relative ai disclaimer presentati dai search engine in merito alla possibilità che i risultati possono essere incompleti a causa di precedenti rimozioni e alla notifica di de-indicizzazione inviata alla fonte originaria. Sul primo versante, i Garanti affermano che “tale pratica è accettabile solo se le informazioni sono presentate in modo tale che gli utenti non possono, in ogni caso, concludere che un particolare individuo ha chiesto la de-indicizzazione dei risultati che lo riguardano”. Sul secondo fronte, invece, si afferma che “i motori di ricerca non dovrebbero di default informare i webmaster degli spazi che hanno originariamente pubblicato le informazioni de-indicizzate”; tuttavia, “in alcuni casi i motori di ricerca potrebbero voler contattare l’editore originale in relazione alla particolare richiesta prima di qualsiasi decisione di cancellazione dall’elenco, al fine di ottenere ulteriori informazioni per la valutazione delle circostanze della richiesta stessa”. LEGGI Il search in continuo movimento: i protagonisti di un mercato in evoluzione  Diritto all’oblio: cosa non possiamo chiedere a Google. Considerazioni sull’applicazione della sentenza della Corte di Giustizia Diritto all’oblio, “che fare se Google dice no”. Autorità europee al lavoro su criteri comuni Diritto all’oblio, Google ascolta gli esperti. E i nodi restano da sciogliere Pizzetti: “Sentenza CGUE non è su diritto all’oblio. Ma pone questioni fondamentali su evoluzione normativa” Data protection e diritto all’oblio, il Commissario Reicherts: “Dibattito distorto da detrattori. Adottare subito nuove è più forti tutele sulla protezione dei dati” Diritto all’oblio, Google “interrogato” dai Garanti privacy europei. Accolta la metà delle richieste. In attesa di linee guida condivisePrivacy e diritto all’oblio, il gestore di un motore di ricerca online è responsabile del trattamento da esso effettuato dei dati personali che appaiono su pagine web di terzi. Montuori (Garante Privacy): “Consonanza con direzione intrapresa dall’Autorità”. Google: “Decisione deludente, sopresi differisca da Advocate General”Google e diritto all’oblio, Giuseppe Busia (Garante Privacy): ‘Stabilito un principio sulla competenza territoriale’. Il Prof. Gambino: ‘Richiesta ai motori di ricerca è tutela estrema e subordinata, ma aspetti positivi per tutela delle fragilità’ ” “Uno, nessuno e centomila: tra reputazione online e diritto all’oblio. Montuori (Garante Privacy): ‘Importante capire il diritto alla contestualizzazione dell’informazione’ 2 dicembre 2014

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