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Gartner, l’Information Technology incrementa il volume d’affari. Ma in Italia l’ICT è in profondo rosso
Un roseo scenario su scala globale, numeri allarmanti su quella domestica. Si possono riassumere così le indicazioni che arrivano dalle previsioni diffuse nelle ultime ore prima da Gartner e poi da Assinform. Dai dati della società di ricerche con sede a Stamford risulta che gli investimenti in Information Technology (IT) nel mondo raggiungeranno nell’anno in corso i 3,8 trilioni di dollari, segnando così una crescita del 3,2%. Il vicepresidente di Gartner Richard Gordon ha spiegato che “i consumatori saranno orientati verso l’acquisto di nuovi device da rintracciare soprattutto tra quelli a basso costo e più semplici”.
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Italia, non ci siamo Chi non sorride sul fronte Information and Communications Technology (ICT) è il nostro Paese, almeno stando ai dati che emergono dalle anticipazioni del Rapporto Assinform 2014, illustrate pochi giorni fa a Milano dal presidente Elio Catania, coadiuvato da Giancarlo Capitani, Presidente di NetConsulting; nel 2013 il mercato digitale italiano è sceso a 65.162 milioni di euro, registrando un netto calo del 4,4% rispetto ai 68.141 milioni di euro del 2012, a conferma di un trend ormai in essere da diversi anni, con un calo medio annuale che tra il 2009 e il 2011 si è attestato all’1,8%. Aumenta così il distacco con i trend internazionali. Nello stesso periodo, infatti, l’Ict mondiale ha continuato a crescere alla media annua del 3,8%, spinto dalla ripresa degli investimenti nell’area nordamericana (+3,5%), Asia Pacifico (+6,6%) e America Latina (+ 5,8%). Il mercato digitale italiano appare purtroppo in affanno anche rispetto a quello europeo, che pure ha registrato una decrescita dello -0,9% di media. Ma il dato più significativo lo offre il peso raggiunto dagli investimenti Ict sul Pil che nel nostro Paese si attesta al 4,8% a fronte di una media Ue28 già al 6,5%. Peso che per la Germania sale a 6,8%, per la Francia a 7,0%, mentre per il Regno Unito vola al 9,6. Stiamo parlando di un gap di 25 mld di euro all’anno di investimenti per essere in linea con la media europea. Il mercato digitale in Italia nel 2013 per le principali macroaree, ha visto:
- I Dispositivi e Sistemi, generare un business di 16. 889 mln di euro (-2,3% sul 2012);
- I Software e le Soluzioni ICT, raggiungere 5.475 mln (+ 2,7%);
- I Servizi ICT non superare quota 10.245 mln (-2,7%);
- I Servizi di rete TLC scivolare a 24.940 mln (-10,2%);
- I Contenuti Digitali e la Pubblicità Digitale crescere a 7613 mln (+5,6%).
Nelle singole macroaree è più visibile il contrasto degli andamenti fra le componenti tradizionali, in calo, e quelle emergenti, in crescita. Dispositivi e sistemi: – 2,3% Sul fronte Dispositivi e Sistemi (16.889mln, -2,3%), l’unica componente in crescita è quella delle infrastrutture (5.133 mln, +2,2%), per gli investimenti in ambito delle TLC legati ai pur lenti progressi della copertura del territorio con connessioni veloci fisse in fibra ottica (20% della popolazione) e mobili con tecnologia 4G (potenzialmente disponibili al 50% della popolazione). Il comparto Home & Office Device (2.125 mln, -4,1%) ha registrato un ulteriore peggioramento per effetto soprattutto del calo dei PCdesktop (-13,7% in valore e -11,2% in unità, a 1,36 mln di pezzi). L’unico segmento del comparto a mostrare vivacità è stato quello delle smart TV. Il comparto degli Enterprise&Specialized System (3.729 mln, -9,1%) ha accentuato il trend negativo per effetto dei ridotti investimenti delle aziende, che solo nella seconda parte sono ripresi limitatamente ai segmenti dello storage (in trend positivo) e dei server x86 (funzionali ai progetti di ridisegno delle architetture IT). Nei comparto dei Personal eMobile Device si è registrato per la prima volta un rallentamento (-0,9% a 5.902 mln), determinato principalmente dalla telefonia cellulare e dall’andamento dei PC notebook (-18,7% in volumi, a 3,1 mln di unità), che complessivamente perdono circa 500 mln, che l’incremento delle vendite di smartphone (+43% a 12,3 mln) e tablet (+ 65,7%, a 3,4 mln di pezzi) non ha compensato (anche per effetto di una riduzione dei prezzi). Software e soluzioni ICT : + 2,7% Nella macrocategoria del Software e Soluzioni ICT (5.475mln, +2,7%), il software applicativo è cresciuto del 3,7% a 3.775mln e il middleware a 1145 mln (+2,3%), mentre è calato il software di sistema (-3% a 555mln) per effetto del calo di vendite dell’hardware. Significativo è però anche che nell’ambito del software applicativo, il calo delle soluzioni applicative tradizionali (-0,8% a 2.488mln) sia stato più che compensato dalla dinamica positiva dell’Internet of Things (IoT, termine che indica le soluzioni per dispositivi digitali che dialogano via Internet), segmento cresciuto del 13,8% giungendo a quota 1070mln di euro; così anche le piattaforme per la gestione dei servizi web (+12,4% a 217mln). Queste ultime sono le piattaforme che abilitano l’e-commerce (+18% nel 2013), e le tecnologie social in tutti gli ambiti, personali, professionali e aziendali (che a loro volta stimolano domanda aggiuntiva di applicazioni di analisi, controllo e interazione). Servizi ICT: -2,7% I Servizi ICT (10.245mln, -2,7%) hanno registrato un calo generalizzato, a eccezione del Cloud, in aumento del 32,2% a 753,3 mln in entrambe le sue tipologie, “public” (e cioè con risorse ampliamente condivise, a 380mln, + 46,2%) e “private” (a 373,3 mln, +20,6%)e con una composizione complessiva che vede primeggiare le componenti infrastrutturali (Iaas, 35,8%) e applicative (37,2%). Sono risultate in calo tutte le altre principali componenti – sviluppo/system integration (-3,8% a 2990 mln), outsourcing (-4,6% a 3854mln), assistenza tecnica (-6,7% al 747 mln), e così via – con la sola eccezione dei servizi di data center (+3,2% a 1105 mln). Servizi di rete TLC: – 10,2% Il forte calo (-10,2% a 24.940 mln) subito dai Servizi TLC di Rete, trova motivazione sia nella forte dinamica concorrenziale del settore da cui deriva la riduzione delle tariffe, sia nelle sopravvenute difficoltà dei servizi TLC mobili. A fronte di un calo oramai fisiologico dei servizi su rete fissa, il fatto nuovo è l’accentuarsi del trend negativo anche per quelli su rete mobile, scesi del 13,8% a 14.270 mln di euro. Si tratta di una contrazione superiore a quella dell’intero comparto, e che risulta dal netto calo della componente più matura e corposa del mobile, quella dei servizi di fonia (-23,2% a 7910 mln), seguita dal segmento dati e messaggistica (-2,2% a 5240 mln, che soffre dei servizi di messaggistica social), mentre quello dei servizi a valore aggiunto mobili (VAS) cresce del 25,1% (1.120 mln), spinto dalle app di tablet e smartphone. A questo vanno anche aggiunti gli effetti di trascinamento del taglio dei costi di terminazione mobile. Il calo delle linee mobili dell’1,2% a 97,1 mln è da considerarsi d’assestamento. Conta assai di più il progresso, fra i 97,1 mln di linee mobili, del numero di utenze in banda larga, cresciute del 46% e giunte a 26,9 mln, cui si aggiungono altre 14 mln di utenze in banda larga su linea fissa. E-content e digital advertising: + 5,6% Dinamica positiva per il comparto e-Content e Digital Advertising (7613mln, in aumento del 5,6%), in cui sono cresciute tutte le componenti a eccezione di quella video (-1,8% a 3025 mln). Più in dettaglio hanno subito incrementi importanti i contenuti per e-book (+79,2% a 43mln), la musica (+17,6%% a 120mln), il mobile entertainment (+20% a 1054mln), il gaming (+11,9% a 1605mln), l’editoria online (+9,2% a 213mln) e il digital advertising (3,7% 1.553mln). “La progressiva e continua riduzione degli investimenti in Ict è un fenomeno tutto italiano, fortemente preoccupante – ha affermato Catania, che ha parlato come presidente uscente di Assinform, ma fresco di nomina, avvenuta da poche ore da parte dell’Assemblea federale, alla presidenza di Confindustria Digitale (succede a Stefano Parisi giunto alla fine del suo mandato) – Se le cause sono da ricercarsi, certo, anche nella recessione economica che investe da anni il Paese, ciò non ci solleva dalla responsabilità di reagire usando proprio la leva tecnologica per invertire i trend negativi. Come conferma l’andamento delle principali economie nel mondo, vi è legame sempre più stretto tra investimenti in tecnologie digitali, produttività, competitività e crescita per le imprese e per i sistemi-paese. Anche in Italia l’affermarsi di questa dinamica nel tessuto produttivo – in particolare delle piccole e medie imprese, del manifatturiero e delle pubbliche amministrazioni – è un fattore strutturale imprescindibile per cambiare il Paese e ritrovare la via della crescita e delle nuove opportunità occupazionali. Ma questa condizione da noi stenta ancora molto a essere compresa e a tradursi in azioni concrete, su base sistemica”. “Per questo il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda digitale costituisce oggi un imperativo per il Paese – ha sottolineato il neo presidente di Confindustria Digitale – Dopo due governi che hanno lavorato per creare il contesto normativo e di governance, è necessario che l’attuale governo, che ha giustamente assunto la crescita come obiettivo prioritario, promuova con estrema urgenza il passaggio alla fase esecutiva dell’Agenda digitale”. LEGGI “Pubblica amministrazione e Ict: un rapporto in crisi profonda” Immagine in home page: 4 aprile 2014