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“Italia digitale”, la rivoluzione nelle parole dei protagonisti dell’incontro al Campidoglio

di Fabrizio Ventriglia L’innovazione tecnologica ha rivoluzionato l’esecuzione delle prestazioni richieste dalla moderna società – sia nell’ambito delle attività negoziali tra privati, che nei rapporti con la Pubblica Amministrazione – agevolando la circolazione e la condivisione di informazioni, nonché dematerializzando e automatizzando titoli, documenti e processi. Nonostante sia facilmente percepibile il positivo effetto sortito dalla digitalizzazione sulla società e sull’economia, la misurazione concreta del suo impatto è un’operazione tutt’altro che semplice. Ed è proprio da tali premesse che la Young Professionals in Foreign Policy – Rome ha dedicato lo scorso 27 marzo un apposito incontro – dal titolo “Italia Digitale: Creatività, Crescita, Conoscenza” – per analizzare, insieme a giuristi, avvocati, docenti universitari e blogger, lo stato di diritto e di politica della rivoluzione socio-economica più importante della storia dell’umanità: il digitale. Il diritto d’autore nelle reti di comunicazione elettronica. Verso il Copyright 2.0? L’Italia digitale è anzitutto creativa: come illustrato dall’Avv. Marco Scialdone, Dottorando di ricerca in “Categorie giuridiche e tecnologia” all’Università Europea di Roma e redattore di Dimt – all’interno della Rete, l’utente recepisce le diverse forme di produzione culturali – quale un film, un videogame o un fumetto – per poi apporre il suo spirito creativo e critico interagendo con esse, manipolando e riutilizzando quelle stesse produzioni, generando così i “Contenuti generati dagli utenti” come i machinima, gli Anime Music Video e le fan fiction. LEGGIIl nuovo ruolo degli utenti nella generazione di contenuti creativi” L’utente rappresenta dunque un ibrido tra la figura del mero consumer – che non si limita a fruire passivamente le opere dell’ingegno esistenti, ma le rielabora – e quella dell’ambizioso producer – condividendo, attraverso il canale della Rete, il contenuto da lui prodotto non tanto per un ritorno economico, ma per dare sfoggio della sua creatività ed alimentare la c.d. “economia della conoscenza” – divenendo così un prosumer. Tuttavia, il fenomeno degli UGC è inevitabile terreno di scontro con l’attuale disciplina autoriale. Da ultima, si rammenta la delibera 680/13/CONS mediante la quale l’Autorità per le Garanzie delle Comunicazioni, come spiegato dal Prof. Maurizio Mensi, docente di “Diritto dell’informazione e della comunicazione” presso l’Università LUISS Guido Carli, ha varato la nuova disciplina in materia di diritto d’autore online. In estrema sintesi, ciascun interessato può richiedere ed ottenere dall’AgCom la rimozione di un contenuto, lesivo delle proprie privative intellettuali ed industriali, pubblicato in Rete, attraverso un procedimento di notice and take down: in caso di mancato adeguamento spontaneo alla segnalazione da parte dell’utente trasgressore, l’AgCom potrà ordinare, rivolgendosi all’Internet Service Provider, la cancellazione coatta di quello specifico elemento ovvero l’inibizione alla Rete dell’uploader del contenuto. Un provvedimento in merito al quale ha esposto una posizione decisamente contraria l’Avvocato Fulvio Sarzana di S. Ippolito, esperto in Diritto dell’Informatica e delle Telecomunicazioni e blogger per “Il Fatto Quotidiano”, il quale ha spiegato anche i motivi che hanno portato ai ricorsi che saranno presentati nei Tribunali Amministrativi Regionali finalizzati a valutare un siffatto regolamento alla luce della Costituzione, dei principi dell’Ordinamento europeo e dei diritti fondamentali dell’uomo.  L’Agenda Digitale italiana: Pubblica amministrazione digitale, banda larga, ehealth, open data e startup. Finalmente la svolta digitale? L’Italia Digitale è anche e soprattutto Crescita, individuale e dell’intero Paese. Europa 2020 è una delle strategie elaborate dalla Commissione europea finalizzata allo sfruttamento del potenziale delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione per favorire l’innovazione, la crescita economica e il progresso. Lo strumento utilizzato per raggiungere un risultato così ambizioso prende il nome di Agenda Digitale, che è possibile definire come quell’insieme di norme che vogliono portare il Paese nel medio-lungo periodo verso le nuove tecnologie e l’innovazione, attraverso la realizzazione di un mercato digitale unico; la promozione all’accesso ad Internet e l’aumento del tasso di alfabetizzazione digitale. Ciascuno Stato dell’Unione si è impegnato a recepirla nel proprio ordinamento, introducendo al tempo diversi principi, tra i quali l’identità digitale; l’Amministrazione digitale; la Sanità digitale; la banda larga; la fatturazione elettronica e la Giustizia digitale. L’avv. Ernesto Belisario – docente e Direttore dell’Osservatorio per l’Open Government – ha analizzato la situazione italiana: il nostro Paese, infatti, ha avviato l’attuazione dell’Agenda Digitale con ben due anni di ritardo, con il c.d. Decreto Crescita 2.0. durante il Governo Monti, per poi apporre dei correttivi con il Decreto del Fare con il Governo Letta.: soltanto 11, dei 51 previsti, sono i provvedimenti attuativi dell’Agenda Digitale europea. Per ovviare ad un simile ritardo, l’Italia ha deciso di concentrarsi su tre priorità ossia la fattura elettronica, l’anagrafe nazionale e l’identità digitale. Ma tutto ciò non è sufficiente. Per far sì che nel 2020 – naturale scadenza fissata dall’Europa – l’Italia porti dalla carta al Digitale l’Agenda è necessario, da una parte, trovare i fondi necessari per concretizzarla; dall’altra, superare tutte quelle resistenze dei burocrati i quali, all’interno della Pubblica Amministrazione, continuano a rallentare l’attuazione delle norme. L’uomo dimentica. Ma Internet soffrirà di amnesia? Il diritto all’oblio tra l’informazione, la cronaca e la critica La Conoscenza è l’ultimo potenziale dell’Italia Digitale: una conoscenza che è stata elevata alla 2.0 attraverso gli strumenti messi a disposizione dalle Reti di comunicazione elettronica: grazie ai blog, ai social network ed ai webzine, Internet consente a ciascun utente della Rete di partecipare alla elaborazione e alla successiva diffusione delle informazioni, così da utilizzarle quale fondamento per sviluppare interessanti spunti di riflessione. Tuttavia, la diffusione degli strumenti di raccolta, conservazione, elaborazione ed utilizzazione dei dati personali all’interno della Rete, espongono il cittadino digitale ad una lesione dei suoi diritti, in particolare a quello della sua riservatezza. Nel contesto così delineato, Marco Perduca, già Senatore della Repubblica Italiana ed attuale Vice Presidente del Partito Radicale Nonviolento transpartito transnazionale, ha valutato l’affermazione del cosiddetto diritto all’oblio, ossia quel diritto a che nessuno riproponga nel presente un episodio che riguarda la nostra vita passata e che ciascuno di noi vorrebbe, per le ragioni più diverse, rimanesse semplicemente affidato alla storia. Una siffatta tutela, però, si scontra con quella libertà, costituzionalmente garantita, d’informazione e dunque della diffusione delle notizie aventi pubblica rilevanza. Si è fatto riferimento ad un emblematico e recente intervento dalla Suprema Corte, la quale ha statuito che ciascun interessato può richiedere ed ottenere la cancellazione di tutte le informazioni attinenti le proprie vicende personali dagli archivi giornalistici, nel caso in cui l’interesse pubblico alla diffusione delle medesime sia scemato ovvero non sia mai venuto ad esistenza, salvo che il suddetto interessato non abbia all’uopo acconsentito espressamente. Un siffatto diritto, però, trova il suo limite nel diritto di cronaca soltanto quando sussista un interesse effettivo ed attuale alla diffusione delle vicende personali trascorse dell’interessato ossia che quanto accaduto di recente trovi un collegamento diretto con quelle stesse vicende, rinnovandone l’attualità. In estrema sintesi, dunque, il diritto all’oblio sussisterebbe nei casi in cui, bilanciando gli interessi della collettività ad essere informati con quelli del singolo a non essere leso nella propria identità personale, prevalgano la necessità, la non eccedenza, la proporzionalità e la pertinenza dell’informazione. Il suddetto tema ha, pertanto, importanti risvolti giuridici ma anche sociologici. E’ bene però precisare che il diritto all’oblio si scontra con quello che viene definito un “diritto alla storia” ossia quello di raccontare. In effetti, l’attuale momento storico dovrà essere raccontato anche alle future generazioni: è perciò necessario preservare ogni attimo della nostra esistenza in quanto influente nel panorama storico in modo tale che sarà così agevole poter ripercorrere la nostra storia, con tutte le sue accezioni, sia positive che negative. Si dovrà dunque trovare un punto di contemperamento tra il diritto del singolo, classificato come diritto alla privacy o all’identità personale, il diritto della collettività che è diritto all’informazione in senso generico – nella misura in cui si tratti di informazione rilevante – e, infine, il diritto alla storia in senso più specifico. Considerazioni conclusive: l’Italia è pronta al digitale? Le riflessioni, percezioni, suggestioni ed impressioni esternate dagli ospiti presenti sull’Italia Digitale sono state le vere protagoniste dell’incontro: la digitalizzazione è una forza trasformatrice per tutti i settori, eppure le riforme destinate a promuovere un siffatto fenomeno sono state attuate soltanto parzialmente o comunque non sono state implementate in maniera ottimale. Dinanzi ad una siffatta situazione, non si possono che riporre i propri auspici e speranze nelle mani di una regia competente ed indipendente, che finalmente scopra e valorizzi l’informatizzazione nelle se variabili culturali ed economiche: soltanto in questo modo sarà finalmente possibile sfruttare la tecnologia, creare efficienza, stimolare la competizione ed alimentare l’innovazione in Italia. Non solo quella Digitale. 4 aprile 2014

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