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La Cina vuole competere con Microsoft: a ottobre un sistema operativo autoctono

A leggere delle ispezioni alle quali solo un mese fa sono stati sottoposti gli uffici delle sedi cinesi di Microsoft nell’ambito di un presunto procedimento antitrust alle porte era difficile nascondere il sospetto che l’attivismo delle autorità di Pechino rientrasse in una strategia di protezione dei player locali; una suggestione avvalorata dal divieto di installare Windows 8 nei computer degli uffici del governo centrale introdotto solo un mese prima e che di sicuro esce rafforzata dall’annuncio diffuso dall’agenzia di stampa asiatica Xinhua sull’imminente lancio di un sistema operativo autoctono in grado di competere con quelli dei giganti americani. A riportare l’apertura del nuovo motivo di ansia per la compagnia di Redmond, nonché per Google e Apple, è Reuters, che parla di un prodotto pronto al lancio dal prossimo ottobre, con l’implementazione sui dispositivi desktop che farà da pilota a quella sui device mobili. Pur esistendo già sistemi operativi cinesi, nessuno di essi sembra in grado di tenere il passo dei prodotti statunitensi, di qui la volontà di sviluppare un software domestico che nel giro di tre-cinque anni possa diventare leader del mercato interno. Le frizioni tra il governo cinese e le compagnie americane hanno subito un’escalation nell’ultimo anno e, soprattutto a seguito del Datagate, sono state contraddistinte da ulteriori provvedimenti di Pechino oltre quelli poco sopra menzionati; in uno scenario che vede una crescita robusta dei mercati tecnologici locali e la volontà del governo di favorire la concorrenza interna, al netto di accordi internazionali e affari tra le aziende, capitano anche episodi come quello che nel novembre scorso ha visto proprio l’antitrust cinese aprire un’indagine per presunta violazione delle leggi anti-monopolio su Qualcomm, chipmaker americano leader del settore e pronto a tuffarsi nel mercato che da qui al 2017 vedrà connettersi alle nuove reti Lte un miliardo di dispositivi. Motivi di sicurezza nazionale sarebbero invece stati alla base del blocco dei dispositivi Apple del quale veniva data notizia nella prima settimana di agosto, una circostanza che veniva tuttavia smentita a stretto giro dalle autorità locali in una dinamica che palesava in ogni caso la diffidenza e l’apprensione con la quale si sviluppano gli attuali rapporti tra le aziende americane e la Cina. Un contesto che sembra ora destinato a diventare ancor più intricato e conflittuale. 25 agosto 2014

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