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Maternità surrogata: le convergenze inaspettate tra i quotidiani italiani (con riserva)

di Alessandro Benedetti – Università Europea di Roma Il ponte dell’Immacolata appena trascorso è stato certamente benefico di frutti dello Spirito. L’apertura della Porta Santa che ha inaugurato il Giubileo della Misericordia proclamato da Papa Francesco e le sue parole sull’Amore di Dio per l’uomo sono stati momenti di grande intensità spirituale e un’occasione per riflettere seriamente sulle cose (poche) che contano veramente nella vita di ognuno di noi. Anche sulla carta stampata nei giorni trascorsi si è registrata una novità (forse) significativa. Ed infatti venerdì 4 dicembre vi è stata – su un tema fondamentale per il futuro dell’uomo “moderno” come la “maternità surrogata”, ovvero l’utero in affitto – un’inaspettata convergenza tra l’Osservatore Romano e La Repubblica. Il primo ha ospitato un articolo del Prof. Alberto Gambino sul caso, proprio in questi giorni all’esame della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, di una coppia italiana ricorsa all’utero in affitto che si è vista “togliere” il bambino a seguito di un provvedimento giurisdizionale, mentre il secondo ha ospitato l’appello delle donne/femministe di “Se non ora quando libere” contro questa pratica, vietata nel nostro Paese, ma sempre più in voga, anche da parte di nostri connazionali, in altre parti del mondo. Se era naturale aspettarsi una netta posizione contraria da parte del quotidiano della Santa Sede, lo era molto meno da parte del giornale fondato da Eugenio Scalfari e del femminismo nostrano, sempre molto attenti ai presunti cosiddetti “diritti civili” e alle “libertà”, ma in questo caso stranamente silenti. Colpiscono, però, ancor di più, certe espressioni linguistiche che si rinvengono nell’appello, quando ad esempio si dichiara che vi è “un silenzio conformista su qualcosa che ci riguarda da vicino” o quando si afferma: “Noi rifiutiamo di considerare la maternità surrogata un atto di libertà e di amore. Non possiamo accettare, solo perché la tecnica lo rende possibile, e in nome di presunti diritti individuali, che le donne tornino ad essere oggetti a disposizione. Il nodo è quello della differenza tra desiderio e diritto. I temi sono quelli del limite, della libertà e della modernità. Nessun essere umano deve essere ridotto a mezzo. Questo vale per tutti. Il tempo di gestazione non è un tempo meccanico, quel bambino non è un oggetto, quella donna non è solo un corpo”. Dinanzi a tali affermazioni di principio, così nette e chiare quanto sapienti e condivisibili – innanzitutto sul piano antropologico – non ci si può non rallegrare e sperare che il dialogo aperto e sincero di Papa Francesco con mondi molto lontani dalla Chiesa, stia cominciando a portare i frutti sperati. Ma è proprio con questa sincera apertura di cuore e autentica disponibilità al dialogo che ci permettiamo di segnalare la contraddittorietà dell’appello lanciato dalle donne di “Se non ora quando libere” nella parte in cui, seppur incidentalmente, sostengono il diritto di una coppia gay ad adottare un bambino. Non vi è anche in questo caso un silenzio conformista su qualcosa che ci (tutti non solo le donne) riguarda da vicino? O forse non è giusto affermare anche per le adozioni da parte di coppie gay che non è possibile considerare la “maternità” di due uomini o la “paternità” di due donne un atto di libertà e di amore? E se al sostantivo “donna” si sostituisce quello di “bambino”, non è forse sacrosanto sostenere che non è accettabile, solo perché la tecnica lo rende possibile, e in nome di presunti diritti individuali, che i bambini siano oggetti a disposizione? Proprio perché il nodo è quello della differenza tra desiderio e diritto ed i temi sono quelli del limite, della libertà e della modernità, nessun essere umano – e tanto meno un bambino – deve essere ridotto a mezzo, fosse anche in funzione di un preteso fine di felicità. Questo vale per tutti, per qualunque essere umano, donna o fanciullo esso sia! Cari amici de La Repubblica e care amiche di “Se non ora quando libere” proprio perché il tempo di gestazione non è un tempo meccanico e qualunque bambino non è un oggetto ma un soggetto, meditate sulle vostre stesse parole. 11 dicembre 2015

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