Oreste Pollicino* e Pietro Dunn, in “Intelligenza artificiale e democrazia” (Egea), esplorano l’impatto dell’intelligenza artificiale…
Consumatori digitali e sicurezza: presentata a Montecitorio la campagna Google-Altroconsumo
Ha avuto luogo nel pomeriggio di martedì presso la Camera dei Deputati “Il consumatore digitale tra innovazione, informazione e sicurezza“, evento organizzato da Google e Altroconsumo in collaborazione con l’Intergruppo parlamentare Innovazione. L’associazione dei consumatori e la compagnia di Mountain View hanno lanciato pochi giorni fa l’iniziativa “Vivi Internet, al sicuro“, progetto orientato ad avvicinare al web gli italiani che non hanno ancora familiarità con il mondo online. Obiettivo che si punta a perseguire tramite una serie di consigli e strumenti su come navigare in sicurezza (anche per i minori) aumentando così il tasso di fiducia del cittadino e del consumatore nei confronti delle piattaforme digitali.
“Il digital divide culturale – ha affermato il deputato Pd Paolo Coppola, aprendo il panel moderato da Anna Masera – è quello che in Italia è più difficile da recuperare, più di quanto non lo sia quello infrastrutturale”.
Concetto ribadito dal deputato di Scelta Civica Stefano Quintarelli: “La possibilità di connettersi nel nostro Paese è ormai diffusissima e anche a livello economico gli abbonamenti costano molto meno rispetto ad esempio agli Stati Uniti. Eppure sono ancora relativamente pochi quelli che si connettono. Io credo che una parte di questo deriva dal fatto che la generazione prima della mia non parlava inglese, la lingua franca delle tecnologie. Dobbiamo superare resistenze culturali e paure radicate, come quella di utilizzare la carta di credito online, strumento che arranca ancora rispetto alle prepagate facendo dell’Italia un unicum. Il rischio maggiore nell’uso di Internet è non usarlo. Un’opera di divulgazione che serve ad aumentare il livello di fiducia è dunque meritoria, e sarebbe bello se anche le istituzioni seguissero l’esempio”.
Per Sergio Boccadutri, Coordinatore dell’Area Innovazione Pd, quella messa a punto da Google e Altroconsumo è “una guida molto utile perché traduce in un linguaggio semplice la cultura della sicurezza. Come quando entriamo in macchina e ci mettiamo ormai con naturalezza la cintura, quando entriamo in rete bisogna sapere che nel momento stesso in cui cerchiamo informazioni diventiamo noi stessi informazione per qualcuno, e quindi dobbiamo sapere come fornire solo le informazioni che vogliamo entrino in possesso di terzi. Ci sono cose di default che in merito bisogna fare e che, invece, spesso e volentieri dimentichiamo”.
Marco Pierani, responsabile delle relazioni Esterne di Altroconsumo, ha esordito spiegando che “abbiamo un terzo della popolazione che non ha mai avuto accesso ad Internet, un dato che ci pone al fondo della classifica europea. Abbiamo voluto dunque approcciare questo problema e abbiamo trovato un comune sentire con Google. È evidente che anche le istituzioni devono aiutare, il nostro è un primo stimolo. Il nome della campagna è anche un imperativo categorico che dobbiamo darci, perché quello della paura in merito alla sicurezza del mondo online è senza dubbio il primo step da superare per quel terzo di popolazione che non ha ancora mai avuto contatti con il Web. Ma il consumatore, superato questo ostacolo, diventa più forte su Internet”. “La campagna – ha spiegato Enrico Bellini, Public Policy Senior Analyst di Google – è sicuramente importante, ma uno dei punti fondamentali per noi è far sì che essa possa essere uno stimolo alla discussione sul tema, perché non è un’azienda né un’associazione che può da sola risolvere alcuni problemi, ognuno deve fare la sua parte nelle relative competenze e ruoli. Il denominatore comune con Altroconsumo è il focus sull’utente-consumatore. Una delle massime che guida il lavoro dei nostri ingegneri è concentrati sull’utente e tutto il resto verrà da sé. Un concetto che si ritrova appieno in questa iniziativa. Abbiamo infatti indagato su quali fossero le cause che tengono lontani dal Web milioni di italiani, e a parte degli ovvi riscontri sull’età, il blocco più forte per chi non ha ancora mai usato Internet è risultato essere il bisogno di sicurezza”. Ad introdurre la tavola rotonda che è seguita un contributo di Roberto Viola, Direttore Generale della DG Connect-Commissione Europea: “È sempre più accentuata la permeabilità tra mondo offline e online; il tema della protezione del cittadino non è dunque più un tema settoriale, ma trasversale a ogni ambito delle nostre vite, e di riflesso della politica. L’Italia è stata all’avanguardia in questi anni nella protezione del consumatore digitale, anche grazie all’azione delle Authorites in tema di conciliazione e risoluzione delle controversie”. “Nel 2000 – ha esordito Guido Scorza, Presidente dell’Istituto per le Politiche dell’Innovazione – mi ponevo in un libro la domanda se il quadro normativo fosse adeguato a proteggere quello che chiamavamo cyber-consumatore; la risposta che mi davo era no. Quindici anni dopo mi trovo tutto sommato d’accordo con quello che scrivevo all’epoca. Al netto dei principi fondamentali, in realtà le regole non tutelano per davvero il consumatore online, pensiamo ai tanti flag e firme che mettiamo su condizioni generali che in fondo si leggono poco, o affatto”. Mario Staderini, Direttore per la tutela dei consumatori in Agcom, ha affermato che “l’Autorità essendo il regolatore contribuisce a costruire il campo da gioco dove consumatore e imprese fanno la loro partita. E lo fa con due obiettivi: favorire la concorrenza promuovendo l’innovazione tecnologica e avendo ben presente l’interesse del consumatore, dalla libertà della scelta di consumo all’accesso alla giustizia fino alla difesa delle categorie deboli e alla sicurezza. Oggi questo ruolo si svolge su due fronti: in primis la necessità di ridurre il tempo tra il momento in cui l’innovazione tecnologica emerge al momento in cui il consumatore può avervi accesso, e incidono sulla dilatazione di questo tempo la tendenza delle imprese a conservare posizioni di rendita e l’alfabetizzazione dei cittadini; in secondo luogo, la sfida per l’istituzione è creata dalla necessità di cambiare paradigma”.
@mariostaderini: “Ogni anno settore di risoluzione delle controversie in telefonia e tlc vede 100mila procedimenti” #ViviInternetAlSciuro
— Marco Ciaffone (@Ciaffone) 20 Ottobre 2015
“Questo opuscolo ci colpisce, è essenziale e completo nella sua essenzialità”, ha chiosato Giovanni Calabrò, Direttore Generale per la tutela del consumatore in Agcm: “Al di là di tutte le visioni ottimistiche che cerchiamo di dare nei convegni, il tema di come conquistare la fiducia del consumatore nell’ambiente digitale è critico e centrale; il consumatore può avere e aver avuto la sensazione che l’azione delle Autorità non è sempre efficace e sufficiente, un timore dal quale nascono le iniziative partite dall’Europa sul versante dell’educazione e della divulgazione. Non basta intervenire sul caso rilevante e sulla patologia, serve anche un altro tipo di sforzo da parte nostra”.
Per Luigi Montuori, Direttore del dipartimento comunicazioni e reti telematiche del Garante Privacy, “nell’epoca dei Big Data bisogna chiedersi se l’impalcatura della normativa dia una vera e propria tutela ai consumatori. Noi siamo nati con una legge del 1995 nella quale i punti fondamentali sono sempre stati informativa e consenso: oggi ci chiediamo se bastano davvero. Sono senza dubbio importanti, ma in un momento nel quale spesso i nostri dati vengono raccolti anche a nostra insaputa non si rischia che le lunghe e prolisse informative diventino poco efficaci? E anche il consenso, potrei averlo dato dieci anni fa per un servizio che oggi dispone di strumenti di trattamento dei dati molto diversi da quelli originari. Occorrono dunque nuovi strumenti, e l’attività del Garante negli ultimi tre anni è andata proprio in questa direzione sfruttando anche possibilità offerte dalla Direttiva europea in materia”.
Luca Bolognini, presidente dell’Istituto italiano privacy e valorizzazione dei dati, ha chiuso affermando che “il subconscio digitale si compone di trattamenti di dati che avvengono all’insaputa dell’utente e di nuovi dati che si creano sulla base del trattamento dei primi. Dunque, non solo c’è chi raccoglie e gestisce miei dati senza che io lo sappia, ma su di me stanno nascendo nuovi dati che io non conosco. Ha molto senso abilitare i consumatori digitali all’autodifesa e, perché no, anche all’unione. In questo senso stiamo lavorando a meccanismi di crowdprivacy, con un sistema di allerta collettiva sulle minacce che si verificano online”.
Di seguito la registrazione del convegno trasmesso in streaming dalla WebTv di Montecitorio. 20 ottobre 2015