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In Italia una rete libera. Con riserva

Italy

Il rapporto Freedom of the Net 2013 fotografa il chiaroscuro dell’Internet di casa nostra. “Nonostante progressi limitati, il Belpaese continua a rimanere indietro rispetto alla maggior parte dei membri Ue in termini di penetrazione e velocità media”. Sensibile il livello di autocensura dei service provider nei confronti di contenuti a rischio guai giudiziari Che in Italia la rete possa dirsi libera sembra essere fuori discussione, ma questo non cancella alcuni nuvoloni che all’orizzonte ci ricordano come le strutture che garantiscono la connettività non siano all’avanguardia e che, troppo spesso, tentativi legislativi e controverse decisioni giudiziarie ci tengono ancorati sul fondo della classifica dei paesi più sviluppati. È questa la fotografia che emerge scorrendo il rapporto Freedom of the Net 2013, diffuso nei giorni scorsi dalla Freedom House.

All’interno un corposo documento nel quale viene dipinto uno scenario di generale peggioramento della libertà di Internet nel mondo viene dedicato un lungo capitolo al Belpaese, che in una scala che va da zero (massimo della libertà) a cento (minimo della libertà) ottiene il punteggio di 23, invariato rispetto allo scorso anno. Il tutto inquadrato in un contesto dove la stampa viene definita “parzialmente libera”.Italy

Subito dopo si elencano i punti salienti della situazione italiana. Nonostante progressi limitati, l’Italia continua a restare indietro rispetto alla media europea per penetrazione di Internet e velocità media delle connessioni. Si contano nell’ordine delle decine i siti di file sharing e video streaming bloccati negli ultimi dodici mesi perché colpevoli di ospitare illecitamente materiale protetto da copyright. E se i social network vengono ritenuti “fondamentali per il successo del Movimento 5 stelle”, sul fronte stampa si registra l’allentarsi dei timori sugli ostacoli che la legge sulla stampa potrebbe mettere sul cammino dei blogger, dopo la sentenza della Corte di Cassazione che nel settembre 2012 ha chiarito l’impossibilità di applicare le leggi del 1948 ai blog e che dunque questo tipo di spazi non possono essere considerati stampa clandestina se non registrati come testate giornalistiche. Sempre in materia, viene citata la sentenza con la quale nel dicembre 2012 il tribunale di Livorno ha considerato assimilabile ad una diffamazione a mezzo stampa un post su Facebook.Classifica Subito dopo è la volta di una breve ricostruzione storica dell’Internet tricolore fin dalla prima rete di computer emersa nel 1980 ad opera di alcuni fisici nucleari che collegarono tutti i centri di ricerca del Paese.

La società di telecomunicazioni monopolista all’epoca, Telecom Italia, ha cercato di imporre il suo sistema societario  privato, mentre i vari governi di centro-sinistra, consapevoli dell’importanza dell’interconnettività, hanno supportato l’integrazione tra le reti. Alla fine, la flessibilità e la semplicità di Internet hanno avuto la meglio. L’accesso a Internet è diventato disponibile per gli utenti privati ​​dopo il 1995, e il numero di Internet Service Provider è cresciuto in un breve periodo di tempo. Tra gli elementi che ostacolano una maggiore penetrazione di Internet si annoverano la mancanza di familiarità con i computer e con la lingua inglese, così come il predominio della televisione commerciale e la concentrazione dei consumatori di telecomunicazioni sulla telefonia mobile”.

Le autorità italiane “generalmente non sono impegnate nella censura della libertà d’espressione online” e nessun blogger è finito in carcere.

Diffamazione e calunnia sono le questioni centrali del Paese […] Inoltre, nonostante una serie di decisioni giudiziarie che affermano che gli intermediari non possono essere perseguiti per i contenuti pubblicati dagli utenti, le leggi esistenti sono applicate in maniera contraddittoria e spesso vengono ribaltate ad ogni appello, dinamica foriera di battaglie legali estese”.

A questo punto viene inanellata una serie di dati sulla rete italiana:

Secondo l’Unione internazionale delle telecomunicazioni (UIT), l’Italia alla fine del 2012 aveva un tasso di penetrazione di Internet del 58%. Dal marzo 2012 al marzo 2013, si sono aggiunte oltre 250.000 linee di abbonamento a banda larga e anche la velocità media di download è aumentata, ma l’Italia è rimasta indietro alla maggior parte dei paesi dell’Unione europea in questo settore, con una velocità media di 4,4 Mbps rispetto ai 9,9 Mbps dei Paesi Bassi, i 9,6 Mbps della Repubblica Ceca e i 5,3 Mbps del Portogallo. Il principale punto di accesso a Internet è la casa, con circa 22 milioni di persone che utilizzano connessioni fisse almeno una volta al mese. Il luogo di lavoro è il secondo punto di accesso più comune, seguito da scuole e università. […] Mentre meno della metà degli utenti Internet in Italia sono donne, le donne costituiscono il 55 per cento dei nuovi utenti. Il costo non è un ostacolo significativo per l’accesso. Il prezzo per una connessione a banda larga può variare da 20 a 40 euro al mese. Le connessioni a banda larga ADSL sono disponibili su circa il 97% del territorio, ma la complessa situazione economica rende difficile attuare i piani per la riduzione del digital divide. L’uso del cellulare è molto più diffuso di quanto lo sia l’accesso ad internet […] L’accesso a Internet tramite tecnologie mobile è aumentato in questi ultimi anni, le vendite di tablet sono in aumento tra le giovani generazioni dal 2010 ed è probabile che continueranno a crescere nei prossimi anni […] Nel marzo 2012, il governo ha lanciato l’Agenda Digitale, destinato ad ampliare l’accesso alla banda larga e l’implementazione di funzioni di e-government”.

Si registrano “piccole restrizioni di contenuti politicamente orientate” anche se la maggior parte dei takedown riguarda diffamazione e violazioni di copyright. Il rapporto parla poi di un sensibile livello di autocensura dei service provider rispetto a contenuti che potrebbero esporre a grane giudiziarie, mentre si menziona il blocco ai quali sono sottoposti i siti di gioco d’azzardo non autorizzato e il filtraggio dei siti di pornografia infantile. Un passaggio anche per le principali autorità in materia di Internet, indicate nel Garante della Privacy e nell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. E proprio in tema di Agcom viene menzionato il regolamento sul diritto d’Autore che l’Authority ha intenzione di approvare entro fine anno. Leggi anche:

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