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Soro (Garante Privacy): “L’Europa parta dalla centralità dell’Habeas data per combattere il terrorismo”

SORO

SORO“Non c’è dimensione della vita, pubblica e privata, che non presupponga un trattamento di dati personali e non richieda solide garanzie per evitare che quei dati vengano usati contro di noi, privandoci della nostra libertà anziché agevolandone l’esercizio”. Così Antonello Soro, Presidente dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, presentando a Montecitorio la Relazione annuale dell’Authority alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella e della presidente della Camera Laura Boldrini. Passando per la “protezione dei dati come bussola del futuro digitale”, Soro ha espresso un netto giudizio sulla sorveglianza di massa: “Dobbiamo contrastare la ricorrente tentazione di considerare le libertà civili come un lusso che non ci possiamo permettere di fronte alla minaccia terroristica. È dalla centralità dell’Habeas data nelle nostre democrazie che deve partire l’Europa per combattere il terrorismo e ogni fondamentalismo senza rinnegare se stessa e la propria identità. Rivedendo il rapporto tra privacy e sicurezza anche sotto il profilo della reale efficacia della sorveglianza di massa, rivelatasi assai meno utile, anche in termini investigativi, rispetto a quella tradizionale, mirata e selettiva, come ha dimostrato la Commissione di esperti istituita da Obama”. “La vecchia distinzione che si faceva tra reale e virtuale ormai fa sorridere – ha affermato in apertura Boldrini – perché la rete interseca tutti gli aspetti della vita concreta. Allo stesso tempo mostra la corda l’idea che regolamentare la rete significhi mettere il bavaglio a quella che viene considerata la spontaneità dell’espressione online. In assenza di regole, l’ha detto Edward Snowden, a prevalere sono i soggetti più forti”.

La nuova agenda europea sulla sicurezza: dalla Internet Referral Unit alla propaganda online Cybersecurity e antiterrorismo: la tutela dei cittadini oltre gli strumenti normativi. Report del convegno in Cassazione “La sorveglianza di massa mette a repentaglio i diritti umani”, la risoluzione del Consiglio d’Europa. Mentre in Francia si accende il dibattito sulle “scatole nere”

Boldrini ha poi concluso sul decreto relativo al Jobs Act che ha sollevato vivaci polemiche per le disposizioni in materia di controllo a distanza dei lavoratori: “Mi auguro che nelle prossime settimane, durante l’esame parlamentare, ci sia la possibilità di aprire un confronto sui dubbi emersi in questi giorni”. “È auspicabile – ha chiosato Soro da parte sua – che il decreto legislativo all’esame delle Camere sappia ordinare i cambiamenti resi possibili dalle innovazioni in una cornice di garanzie che impediscano forme ingiustificate e invasive di controllo, nel rispetto della delega e dei vincoli della legislazione europea. Un più profondo monitoraggio di impianti e strumenti non deve tradursi in una indebita profilazione delle persone che lavorano. Occorre sempre di più coniugare l’esigenza di efficienza delle imprese con la tutela dei diritti, obiettivo che ha ispirato tutte le decisioni dell’Autorità nelle numerose verifiche preliminari nonché nelle linee guida in materia di biometria”. Un importante passaggio, poi, sulla trasparenza amministrativa: “Il d.lgs. 14 marzo 2013, n. 33 ha dato un importante contributo per superare la segretezza quale principale forma di esercizio del potere, mutando anche il rapporto tra singolo e autorità: da autoritativo, burocratico e insindacabile a paritetico, partecipato e controllabile. Tuttavia, la sua applicazione ne ha mostrato alcune criticità, legate essenzialmente al carattere indifferenziato degli obblighi di pubblicità. Essi si applicano infatti, con analogo contenuto, ad enti e realtà profondamente diversi tra loro, senza distinzione in ragione del grado di esposizione dell’organo al rischio corruttivo; dell’ambito di esercizio della relativa azione o, comunque, delle risorse pubbliche assegnate, della cui gestione l’ente debba quindi rispondere. Nel regolare così, in modo identico, situazioni diverse, tali norme rischiano di pregiudicare l’equilibrio complessivo della disciplina, con effetti in larga parte disfunzionali rispetto alla stessa esigenza di consentire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche. Pertanto, le limitazioni, spesso significative, della riservatezza, che tali obblighi di pubblicità comportano, possono risultare in alcuni casi irragionevoli e, come tali, meritevoli di revisione. “Del resto – ha proseguito Soro – proprio perché strumento di partecipazione, responsabilità e legittimità, la trasparenza deve essere preservata da effetti distorsivi e da quell’opacità per confusione che rischia di caratterizzarla se degenera in un’indiscriminata bulimia di pubblicità. Con il rischio di occultare informazioni realmente significative con altre inutili, così ostacolando, anziché agevolare, il controllo diffuso sull’esercizio del potere. Quello dell’opacità per confusione è un rischio in qualche modo implicito nell’approccio scelto dal legislatore italiano, che diversamente dal Freedom of Information Act ha considerato la divulgazione indiscriminata in rete quale unica modalità di assolvimento degli obblighi di pubblicità. Va dunque ripensato non il principio di trasparenza come forma ineludibile dell’agire amministrativo, ma le modalità della sua realizzazione, anche seguendo, almeno in parte, il modello del Foia, fondato sulla legittimazione di chiunque ad accedere agli atti amministrativi su istanza di parte, e ridisegnando ambito oggettivo e contenuto degli obblighi di pubblicità, in funzione della loro reale utilità al sindacato sull’esercizio del potere. Non sempre, infatti, la pubblicazione in rete è garanzia di reale informazione, trasparenza e quindi democraticità, perché comporta rischi di alterazione, manipolazione, decontestualizzazione e riproduzione per fini diversi, che potrebbero frustrare ogni esigenza di informazione veritiera e, quindi, di controllo, oltre che di oblio una volta venuta meno l’utilità del dato. Di tali esigenze ci siamo fatti portatori rispetto al Governo, anche mediante un approfondimento congiunto con l’Anac, volto a individuare possibili linee di riforma. La sfida reale è garantire dunque una trasparenza democratica e non demagogica, utile ai cittadini e non lesiva della loro persona”.

“Patrimonio culturale digitale. Tra conoscenza e valorizzazione”, a Roma il 2 luglio

Nel dettaglio delle azioni sottolineate nella Relazione del Garante, la recente iniziativa in materia di Cookie law, le indagini sulle app mediche, le regole per tutelare gli utenti che utilizzano il pagamento elettronico a distanza (mobile payment), le misure ai gestori dei nodi di interscambio dei dati Internet (IXP), le prescrizioni sulla privacy policy di Google. “È stato ulteriormente rafforzato il diritto delle persone a vedere aggiornati gli archivi giornalistici on line – sottolinea l’Autorità – e si sono definiti i principi per l’accoglimento delle richieste di tutela del diritto all’oblio su Internet”. Le cifre Nel 2014 sono stati adottati 628 provvedimenti collegiali. L’Autorità ha fornito riscontro a 4.894 tra quesiti, reclami e segnalazioni con specifico riferimento ai seguenti settori: marketing telefonico (in forte aumento), credito al consumo, videosorveglianza, recupero crediti, assicurazioni, rapporti di lavoro, giornalismo e condominio. IMG_4621Sono stati decisi 222 ricorsi, riguardanti soprattutto banche e società finanziarie, datori di lavoro pubblici e privati, attività di marketing, editori (anche televisivi), compagnie di assicurazione, operatori telefonici e telematici, informazioni creditizie e amministrazioni condominiali. I pareri resi dal Collegio al Governo e Parlamento sono stati 22 ed hanno riguardato, in particolare, il processo telematico, l’informatizzazione delle banche dati della Pa, l’attività di polizia e sicurezza nazionale. Sono state effettuate 385 ispezioni, svolte anche grazie all’ausilio del Nucleo privacy della Guardia di Finanza, che hanno riguardato settori particolarmente delicati: laboratori di analisi, società farmaceutiche, app mediche, sistema informativo della fiscalità, gestori dei nodi di interscambio dei dati Internet (Ixp), sim card telefoniche intestate illecitamente, banche, grandi alberghi, società che gestiscono i sistemi di mobile payment, importanti gruppi di intermediazione immobiliare, operatori telefonici e call center. Le violazioni amministrative contestate sono state 577: una parte consistente ha riguardato il trattamento illecito dei dati, legato principalmente al marketing telefonico e all’uso dei dati personali senza consenso, alla omessa comunicazione, agli interessati e al Garante, di violazioni subite dalle banche dati di gestori di telefonia e comunicazione elettronica (data breach), all’omessa o inadeguata informativa agli utenti sul trattamento dei loro dati personali, alla conservazione eccessiva dei dati di traffico telefonico e telematico, alla mancata adozione di misure di sicurezza, all’omessa esibizione di documenti al Garante, fino all’inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità. Le sanzioni amministrative riscosse ammontano a circa 5 milioni di euro. Le violazioni segnalate all’autorità giudiziaria sono state 39, in particolare per mancata adozione di misure minime di sicurezza a protezione dei dati. Per quanto riguarda l’attività di relazione con il pubblico si è dato riscontro a oltre 33.200 quesiti, che hanno riguardato, in particolare, le problematiche legate alle telefonate promozionali indesiderate, a Internet, alla pubblicazione di documenti da parte della Pa, alla videosorveglianza e al rapporto di lavoro.

Pubblico e privato al tempo della rete, Soro: “Occorre farci carico tutti di educare chiunque voglia nuotare in questo mare”. Giacomelli: “Interloquire con i nuovi grandi player per governare i cambiamenti, senza demonizzare il futuro”

Infine, viene evidenziata l’attività del Garante a livello internazionale, partire da quella svolta nel Gruppo delle Autorità per la privacy europee (Gruppo Articolo 29), del quale Soro è Vice presidente, per arrivare a quelle in seno al Consiglio d’Europa e ad altri gruppi di lavoro, tra i quali quelli Ocse.

“Verso il nuovo regolamento europeo sulla privacy”, report del convegno dell’Accademia Italiana del Codice di Internet Droni, le Autorità privacy europee: “Più tutele per le persone”. Soro: “Puntare su privacy by desing”

23 giugno 2015

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