La Commissione europea ha recentemente pubblicato i primi progetti ai quali è stato assegnato il…
Webtax, il dibattito si infiamma a ridosso del passaggio in Senato [Update] L’aula approva la Legge di Stabilità
Serrata discussione su Radio Radicale tra voci contrapposte; da un lato gli endorsement alla legge di Raffaele Barberio, direttore di Key4Biz, e Andrea Pezzi, dall’altro l’opposizione frontale del giornalista Alessandro Gilioli e del Professor Carlo Alberto Carnevale-Maffè. “È la legge che taglia le unghie ai furbetti e non dobbiamo notificare nulla all’Ue”, “No, danneggia il made in Italy e ci espone ad una procedura di infrazione”, con sullo sfondo un ordine del giorno che potrebbe bloccare l’iter e l’attesa del voto a Palazzo Madama Sempre più caldo il clima intorno alla Webtax. La settimana che ha preceduto le festività natalizie è stata quasi monopolizzata dalla discussione sulla norma inserita nella legge di Stabilità con un emendamento fortemente sponsorizzato dal deputato del Pd Francesco Boccia che prevedeva, nella sua originaria versione, per tutti i soggetti che intendono vendere online sul territorio italiano l’obbligo aprire una partita Iva tricolore. La sostanziale richiesta di riformulazione della norma avanzata dal neo-segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi, ha portato il 18 dicembre al blitz notturno durante il quale è arrivata la modifica del testo.
#Webtax approvata senza comma 1. Ora è perfetta! Ok a p.Iva su ADV più ruling pic.twitter.com/1ZEEK6SI6w — Francesco Boccia (@F_Boccia) 18 Dicembre 2013
In sostanza, il suo raggio di azione è stato modificato, con la norma pronta ad essere applicata soltanto a chi vende “spazi pubblicitari online e link sponsorizzati”. Da lì il nuovo soprannome di “spot-tax” o “Google-tax”, con chiaro riferimento al servizio di sponsorizzazione online più diffuso della rete, AdWords. Nel frattempo gli schieramenti erano già contrapposti e armati. Da un lato i critici, i quali sostengono che la norma violerebbe i principi europei e configurerebbe un serio rischio di procedura di infrazione, oltre a danneggiare le imprese italiane. Dall’altro, i sostenitori che salutano l’iniziativa legislativa come quella che consentirà finalmente agli operatori italiani dell’advertising online di operare con parità di trattamento fiscale rispetto a chi realizza utili in Italia e poi paga le tasse in un altro paese dell’Unione dove il regime della tassazione è più favorevole. Un acceso confronto tra queste due visioni è stato il protagonista della puntata di domenica 22 dicembre di “Presi per il Web”, trasmissione di Radio Radicale condotta da Marco Perduca, Marco Scialdone e Fulvio Sarzana con la collaborazione di Marco Ciaffone e Sara Sbaffi. Ad animare il dibattito Raffaele Barberio, editore e direttore della testata online Key4Biz, Andrea Pezzi, ex veejay oggi imprenditore e fondatore della videoenciclopedia Ovo, Alessandro Gilioli, giornalista de L’Espresso e blogger, e il Professor Carlo Alberto Carnevale-Maffè, docente di Strategia e Imprenditorialità alla Sda-Bocconi. “Innanzitutto non è una tassa sul Web – ha esordito Barberio – su tutta questa vicenda c’è stata una valanga di luoghi comuni e una diffusa superficialità dei giudizi. Questa misura serve a fronteggiare la elusione fiscale di una serie di soggetti che non paga le tasse, e secondo me è giusto che tutti paghino come lo facciamo noi. E stiamo parlando di miliardi di euro, cifre che equivalgono a manovre dello Stato, e non parliamo solo di Google. È poi incredibile – ha proseguito – la tesi di chi parla di un obbligo di notifica all’Unione Europea che sarebbe mancato. Non ha fondamento semplicemente perché la legge non è ancora stata approvata”. “È populista e demagogico – ha affermato Gilioli – dire che tutti devono pagare le tasse in egual misura senza dire quali sarebbero state le conseguenze se fosse passata la prima versione dell’emendamento Boccia, che avrebbe portato centinaia di aziende in tutto il mondo a rinunciare ad aprire una sede in Italia, con effetti devastanti sulla piccola e media impresa e minori introiti per lo Stato. L’effetto opposto di quello sperato. E non pensiamo che siamo il primo Paese dove si discute su questa materia; ad esempio in Francia era stata proposta una norma simile, ma dopo un’analisi approfondita del contesto si è deciso di attendere una norma europea, anzi di premere affinché venga messa nell’agenda dell’Unione. Bisogna impedire queste partite di giro da parte di imprese come Apple, ma non si può fare con una legge locale, che non raggiunge l’obiettivo e crea più danni che benefici”.
@rafbarberio su #webtax e UE: “Sulle tasse lo Stato italiano è sovrano” @piovonorane : “Siamo sovrani fino ad un certo punto” — PresiperilWeb (@PresiperilWeb) 22 Dicembre 2013
“Internet – ha proseguito Gilioli – non è solo Facebook e Google, ma è fatta di centinaia di piccole realtà che sarebbero fortemente danneggiata da questa norma. Io non dico che non esista un problema relativo alle pratiche di questi giganti, anzi, ma non si può pensare di affrontarlo con norme che non tengono in considerazione le loro reali conseguenze. E di sicuro abbiamo già fatto la figuraccia del Paese che vuole fare le cose da solo e che ha una visione parecchio arretrata in termini di visioni sulle nuove tecnologie”. “Diciamo che la WebTax è in generale una buona notizia, ma non per gli imprenditori italiani – ha ironizzato il Professor Carnevale-Maffè – che resteranno fuori dai circuiti dei quali continueranno a far parte gli imprenditori francesi, tedeschi e spagnoli. E questo proprio mentre l’export sta crescendo”. Con l’intervento di Pezzi il clima si infiamma: “L’attuale sistema normativo non garantisce equità fiscale, mentre questa legge, anche solo per il dibattito che ha sollevato, è un’ottima legge. Il problema è che oggi in Italia c’è un giro d’affari di 6,4 miliardi di euro nel settore della pubblicità, in calo perché con la crescita del digitale i budget sono sempre più centralizzati a Londra e New York con fatturazioni estero su estero. La mancanza di regolazione di questo mercato a livello mondiale crea una vampirizzazione delle risorse economiche per tutti i creatori dei contenuti”. “Mi sta benissimo creare una condizione di equità – ha chiosato Carnevale-Maffè – ma qui stiamo parlando di una legge che impedirà alle imprese italiane di comprare pubblicità all’estero, punto. E se la cosa non sarà sospesa sarò costretto a licenziare parecchi giovani, e come me tanti altri imprenditori”. In chiusura la chiosa di Barberio sull’ordine del giorno che chiederebbe al Governo di sospendere la norma in attesa di più approfondite valutazioni: “Un ordine del giorno non ha una tale forza impositiva. E ci tengo a sottolineare che anche le voci sull’opposizione alla norma già arrivate in maniera netta dal portavoce del Commissario Europeo Semeta sono figlie di una lettura distorta delle due dichiarazioni”. Posizioni distanti, contrapposte, a poche ore dal passaggio della legge di stabilità a Palazzo Madama per il voto che dovrebbe bissare quello arrivato a Monte Citorio tre giorni fa. Update 18.30 Il Senato ha approvato il testo delle Legge di Stabilità con l’emendamento sulla Webtax. 23 dicembre 2013