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Banda ultralarga e Crescita Digitale, dal Consiglio dei ministri il via libera alle strategie

Clusters

Un piano di investimenti fino a 12 miliardi di euro in 7 anni, di cui 6 miliardi pubblici, volti a “massimizzare la copertura entro il 2020 da un punto di vista infrastrutturale, raggiungendo come minimo gli obiettivi definiti per il secondo pilastro dell’Agenda Digitale Europea, cioè Internet in ultrabroadband ad almeno 100 Mbps per almeno il 50% della popolazione come utente, con un 100% dei cittadini che abbiano la copertura a 30 Mbps. Ma dandosi come obiettivo del piano il raggiungimento dei 100 Mbps fino all’85% dei cittadini“. Sono le principali indicazioni contenute nella “Strategia Italiana per la Banda Ultralarga” approvata nel Consiglio dei ministri di martedì insieme alla “Strategia per la Crescita Digitale” 2014-2020. I due piani, definiti dall’Agenzia per l’Italia digitale e dal Ministero dello Sviluppo Economico sotto il coordinamento della Presidenza del Consiglio, “mirano a colmare il ritardo digitale del Paese sia sul fronte infrastrutturale che su quello di servizi che ne rendano appetibile l’utilizzo e la sottoscrizione di abbonamenti in ultrabroadband. L’Italia – spiega Palazzo Chigi – nel 2014 risultava ancora il Paese con la minor copertura di reti digitali di nuova generazione in Europa, sotto la media europea di oltre 40 punti percentuali per l’accesso a più di 30 Mbps, un 20% di copertura, contro il 62% europeo; con la prospettiva di giungere solo nel 2016 al 60% di copertura a 30 Mbps e in assenza di piani di operatori privati per avviare la copertura estensiva a 100 Mbps”. Banda Ultralarga Il nuovo piano nazionale per la Banda Ultralarga si propone “un mix virtuoso di investimenti pubblici e privati. Qualora i privati investiranno in misura uguale al pubblico, l’obiettivo che si può raggiungere è superiore a quello minimo europeo“. Tra le misure previste dal Governo figurano dunque agevolazioni tese ad abbassare le barriere di costo di implementazione, semplificando e riducendo gli oneri amministrativi; il coordinamento nella gestione del sottosuolo attraverso l’istituzione di un Catasto del sotto e sopra suolo che garantisca il monitoraggio degli interventi e il miglior utilizzo delle infrastrutture esistenti; l’adeguamento agli altri Paesi europei dei limiti in materia di elettromagnetismo; incentivi fiscali e credito a tassi agevolati nelle aree più redditizie per promuovere il “salto di qualità”; incentivi pubblici per investire nelle aree marginali; la realizzazione diretta di infrastrutture pubbliche nelle aree a fallimento di mercato. Le risorse pubbliche a disposizione sono i fondi europei FESR e FEASR, il Fondo di Sviluppo e Coesione, per complessivi 6 miliardi, a cui si sommano i fondi collegati del Piano Juncker. “Dall’impegno, più o meno significativo, da parte dei privati – chiosa l’Esecutivo – dipenderanno in parte i risultati per la copertura nei 4 cluster individuati dal Piano sul territorio italiano, in base a caratteristiche simili ma con costi e complessità di infrastrutturazione crescenti. Infatti le sole risorse pubbliche non saranno sufficienti per sviluppare una rete estesa di nuova generazione (fino all’85% della popolazione collegato ad almeno 100 Mbps). La soluzione individuata dalla Strategia è quella di un sistema articolato di nuove regole, che accompagni alla migrazione, progressiva e concordata, verso la nuova rete in fibra ottica. Una serie di misure ad hoc verranno inserite in un provvedimento specifico: il servizio digitale universale, un fondo di garanzia, voucher di accompagnamento alla migrazione verso la fibra ottica e convergenza di prezzo per i collegamenti in fibra ottica realizzati con sovvenzioni statali, al prezzo dei collegamenti in rame”. Clusters Crescita Digitale Il piano nazionale per la banda ultralarga è sinergico alla Strategia per la Crescita Digitale, la quale “ha un carattere dinamico, per essere capace di adattarsi progressivamente agli scenari nel periodo di riferimento 2014-2020, e punta alla crescita digitale di cittadini e imprese, anche utilizzando le leve pubbliche. Integrerà in modo sussidiario quanto realizzato in fase di realizzazione sia nel settore pubblico, sia nel settore privato; deve realizzarsi una piena sinergia con altre strategie pubbliche in essere, sia di pertinenza del governo nazionale sia di competenza regionale, per mettere utilmente a sistema obiettivi, processi e risultati”. Tra gli obiettivi che si pone:

  • obbligo dello switch-off nella Pubblica Amministrazione: digital First, con il superamento della tipologia tradizionale di fruizione dei servizi al cittadino; percorso di centralizzazione della programmazione e della spesa, monitoraggio delle modalità e tempistiche;
  • nuovo approccio architetturale basato su logiche aperte, standards, interoperabilità e architetture flessibili, user-centered;
  • trasparenza e condivisione dei dati pubblici (dati.gov.it);
  • nuovi modelli di Partnership Pubblico/Privato;
  • coordinamento di tutti gli interventi di trasformazione digitale;
  • la diffusione di cultura digitale e lo sviluppo di competenze digitali in imprese e cittadini;
  • un approccio architetturale basato su logiche aperte e standard, che garantiscano accessibilità e massima interoperabilità di dati e servizi;
  • soluzioni volte a stimolare la riduzione dei costi e migliorare la qualità dei servizi, contemplando meccanismi di remunerazione anche capaci di stimolare i fornitori a perseguire forme sempre più innovative di erogazione/fruizione dei servizi;
  • progressiva adozione di Modelli Cloud;
  • innalzamento dei livelli di affidabilità e sicurezza.

  Tra le azioni infrastrutturali cross che la Strategia si pone, spiccano il Servizio Pubblico d’Identità Digitale (SPID), la Digital Security per la PA per tutelare la privacy, l’integrità e la continuità dei servizi della Pubblica amministrazione, e la previsione di centralizzazione e programmazione di spesa e investimenti con reingegnerizzazione e virtualizzazione dei servizi in logica cloud con conseguente progressiva razionalizzazione dei datacenter. La Piattaforma Italia Log In, afferma il Governo, “è destinata ad essere la casa del cittadino su Internet. Il sistema è pensato come una struttura aperta dove i vari attori della Pubblica Amministrazione contribuiscono per la propria area di competenza. Ogni cittadino con la propria identità digitale ha tutte le informazioni e servizi che lo riguardano”. 4 marzo 2015

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