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Le false notifiche antipirateria che nascondono trojan. In Germania coinvolti 30mila utenti

Lo schema classico è ormai rodato da anni di utilizzo: i detentori di diritti ottengono informazioni sugli utenti che hanno fruito in maniera illecita di contenuti digitali coperti da copyright e inviano loro lettere o, come più recentemente divenuto comune, delle email nelle quali si richiede il pagamento di una somma a titolo di risarcimento, a volte con una minaccia di citazione in giudizio come corollario. Quel modus operandi che soprattutto negli Stati Uniti è ormai al centro di una cronica lotta tra i rappresentanti delle major e gli ISP, questi ultimi impegnati a schermare quanto più possibile i dati dei propri abbonati, anche di fronte a espliciti ordini dei giudici. Talvolta capita che ci si interroghi su come i mittenti delle poco amichevoli lettere siano venuti in possesso dei recapiti dei destinatari, come accadde nel dicembre scorso in Germania per gli utenti di RedTube, piattaforma di video a luci rosse oggetto di un’azione antipirateria che portò all’invio di circa 10mila richieste di risarcimento per 250 euro a violazione. Ed è proprio in terra tedesca che si consuma in queste ore un caso che origina da questo contesto ma che si caratterizza per sfumature decisamente diverse e maggiormente pericolose per l’utenza. Stando a quanto riferisce TorrentFreak, infatti, oltre 30mila netizen teutonici avrebbero infatti ricevuto delle email apparentemente inviate da colossi dell’intrattenimento tra i quali EMI, Warner Bros. e Sony; come spiegato dall’avvocato Christian Solmecke, nelle stesse è contenuto un alert sulla presunta violazione delle leggi sul copyright in riferimento a specifici contenuti per i cui dettagli, dopo la richiesta del pagamento entro 48 ore di somme che oscillano tra i 200 e i 500 euro, si rimanda ad un allegato in formato .zip. Ed è proprio in quel file che si nasconde in realtà un software di tipo trojan, un malaware che potrebbe avere come finalità il furto di dati riferiti alle carte di credito e all’online banking. Un phishing che fa dunque leva sulla sopra menzionata dinamica antipirateria talmente ben congegnato da aver costretto uno studio legale tedesco, Sasse & Partner, a rilasciare una dichiarazione ufficiale nella quale avverte che “le nostre segnalazioni non arrivano mai in file allegati compressi”. 9 luglio 2014

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