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CGUE conferma ammenda di 152 milioni per Telefónica e Telefónica de España per abuso di posizione dominante nel mercato spagnolo dell’accesso a Internet a banda larga

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha respinto l’impugnazione presentata da Telefónica e Telefónica de España in merito alla decisione della Commissione Europea che, nel 2007, aveva ravvisato un abuso di posizione dominante nel mercato spagnolo dell’accesso a Internet a banda larga, imponendo un’ammenda di 152 milioni di euro. Il contesto Il diritto dell’Unione vieta alle imprese di sfruttare abusivamente una posizione dominante nel mercato interno o in una parte sostanziale del medesimo, nella misura in cui ciò possa incidere sul commercio tra gli Stati membri. A seguito di una denuncia, la Commissione, con decisione del 4 luglio 2007, ha dichiarato che la Telefónica e la Telefónica de España («Telefónica») avevano abusato, tra il settembre 2001 e il dicembre 2006, della loro posizione dominante, imponendo prezzi iniqui ai propri concorrenti in forma di compressione dei margini tra i prezzi dell’accesso alla banda larga al dettaglio sul «mercato di massa» spagnolo e i prezzi dell’accesso alla banda larga all’ingrosso a livello regionale e nazionale. La Commissione ha ritenuto che si trattasse di un abuso qualificato da parte di un’impresa con una posizione di monopolio virtuale e che tale abuso dovesse essere definito come «molto grave». Alla Telefónica è stata quindi imposta un’ammenda di 151.875.000 euro, il cui importo di partenza per il calcolo era fissato a 90 milioni di euro. La Telefónica ha proposto ricorso dinanzi al Tribunale nei confronti della decisione della Commissione. Con sentenza del 29 marzo 2012 2, il Tribunale ha respinto il ricorso. La Telefónica ha quindi impugnato la sentenza del Tribunale dinanzi alla Corte di giustizia. La sentenza Nella sua odierna sentenza la Corte respinge integralmente l’impugnazione della Telefónica confermando l’intero importo dell’ammenda. La Corte sottolinea anzitutto che il Tribunale ha effettivamente proceduto ad un controllo approfondito della decisione della Commissione alla luce dei motivi dedotti dalla Telefónica, soddisfacendo così i requisiti di un controllo esteso al merito. La Corte rileva anche che, in base alle constatazioni del Tribunale, la Commissione ha dimostrato l’esistenza di effetti anticoncorrenziali potenziali idonei a precludere l’accesso al mercato a concorrenti di efficienza quantomeno pari alla Telefónica, circostanza sufficiente a dimostrare l’abusività della pratica della compressione dei margini. Per quanto riguarda l’argomento della Telefónica secondo cui essa non poteva ragionevolmente prevedere l’interpretazione del diritto dell’Unione adottata dalla Commissione relativamente alle condizioni di applicazione di tale diritto alle pratiche di compressione dei margini, la Corte osserva che tale interpretazione era ragionevolmente prevedibile nel momento in cui l’infrazione è stata commessa. Infine, la Corte sottolinea che il Tribunale non ha commesso errori di diritto nello statuire che la circostanza che il mercato geografico in esame sia limitato al territorio spagnolo non esclude la qualifica come infrazione «molto grave». La qualifica di un’infrazione come «grave» o «molto grave» non dipende solo dall’estensione del mercato geografico in questione, ma anche da altri criteri che qualificano l’infrazione. La Corte dichiara peraltro che la decisione della Commissione era sufficientemente motivata, che il principio di parità di trattamento non è stato violato e che la Telefónica non ha dimostrato in che modo l’importo di partenza di 90 milioni stabilito dalla Commissione nella propria decisione sarebbe eccessivo al punto da essere sproporzionato. 10 luglio 2014

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