Elisabetta Giovanna Rosafio è professore ordinario di Diritto della navigazione e Diritto aerospaziale presso la…
Pentagono: “Congeleremo sperma e ovuli dei soldati”
Un investimento di 30 milioni di dollari annui orientato a permettere ai soldati americani di congelare sperma e ovuli così da prevenire, da un lato, eventuali danni subiti in battaglia e, dall’alto, lasciare le donne libere di scegliere di abbandonare l’esercito e dedicarsi alla maternità anche in età più avanzata. È quanto annunciato nelle scorse ore dal segretario Usa della Difesa Ashton B. Carter; come scrive Leone Grotti su Tempi, “l’iniziativa ricalca quella offerta da Facebook ed Apple alle sue dipendenti, ma non si riesce a capire in che modo possa aiutare la famiglia”, mentre Arthur Caplan, professore di bioetica alla New York University, solleva alcuni interrogativi, anche di carattere etico, sul New York Times: “E se muori? Tua moglie può usare per sé il tuo sperma? E cosa succede se tua mamma vuole dei nipoti e tua moglie no? Non può usare lo sperma con una madre surrogata? E se subisci danni al cervello, puoi ancora usarlo? E se la compagnia che congela [il materiale biologico] va in bancarotta?”. Domande alle quali si aggiunge la riflessione che il Prof. Alberto Gambino, Direttore del Diaprtimento di Scienze Umane dell’Università Europea di Roma, propose nell’ottobre scorso a Radio Vaticana con riferimento proprio all’iniziativa di Facebook ed Apple: “Nel momento in cui si congela un ovulo significa anche che si sta mettendo in conto di governare in un momento successivo l’eventuale maternità. E questo la dice lunga sulle aspettative di un mercato tecnologicamente avanzato nei confronti dei propri lavoratori, che evidentemente vengono più intesi come forza lavoro che non come persone in carne e ossa, che sono pronte, specie se donne, ad accogliere bambini. Qui c’è anche una buona dose di sudditanza delle lavoratrici verso queste proposte. È un orizzonte culturale veramente desolante”. 8 febbraio 2016