Oreste Pollicino* e Pietro Dunn, in “Intelligenza artificiale e democrazia” (Egea), esplorano l’impatto dell’intelligenza artificiale…
Cina, vietato caricare video in anonimato. Per ogni upload un nome e un cognome
La battaglia per “aromonizzare” il Web dietro la Grande Muraglia Digitale registra un nuovo colpo inferto dal Governo di Pechino alla libertà degli utenti cinesi. Il bersaglio è ancora una volta l’anonimato. Stando a quanto riferisce Reuters, infatti, dal Partito Comunista è arrivato l’input per il divieto di caricamento di video sulle piattaforme cinesi senza che esso venga accompagnato dal nome e cognome reali dell’uploader. “Dobbiamo evitare – è la posizione del SARFT, l’organismo incaricato di vigilare sui media del Paese – che in rete si diffondano contenuti volgari, violenti e pornografici che possono avere effetti negativi sulla società”. Più probabile che la giusta lettura sia quella di una misura che punta ad arginare la diffusione di contenuti che possano ledere l’immagine del Partito Comunista e del regime che Governa Pechino, autore di un sistema di sorveglianza, filtraggio e censura di Internet esteso e pervasivo come nessun altro al mondo. È proprio sulle piattaforme video di User Generated Content che si concentra gran parte degli sforzi di chi intende denunciare episodi di corruzione e abuso da parte delle Autorità, soprattutto quelle locali; i siti come Yoku.com attirano complessivamente quasi 430 milioni di utenti. Un nuovo episodio, dunque, dell’annosa battaglia contro l’anonimato nell’Internet cinese, vicenda che ha conosciuto la sua più importante escalation nel dicembre del 2012, quando il Congresso Nazionale del Popolo ha approvato un pacchetto di misure che obbligano ogni utente a comunicare all’Internet Service Provider i propri dati per accedere a servizi Web come blog, microblog e forum online. Nell’aprile dello scorso anno, invece, una radicale misura nei confronti della stampa nazionale. Il Governo imponeva infatti a chiunque pubblicasse ogni genere di informazione di citare la fonte di prima mano, impedendo la pubblicazione di elementi che provenissero da fonti confidenziali, Ong e aziende senza un preventivo controllo. LEGGI “Cina e telecomunicazioni, apertura al mercato. Il Governo approva progetti pilota orientati ad una maggiore concorrenza” LEGGI “Lte, la crescita esponenziale e la battaglia in terra cinese” 21 gennaio 2014