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2010-2015: un lustro che ha lasciato il segno sul mondo connesso
Per un ambiente che, come quello digitale, vive di incessanti cambiamenti, di novità e di colpi di genio che colonizzano il mercato nel giro di pochi mesi rivoltando posizioni di vantaggio che sembravano irreversibili solo poco tempo prima, cinque anni possono essere un periodo lungo abbastanza da segnare il passaggio tra due epoche. Una suggestione che appare confermata se si vanno ad analizzare le parabole di alcuni fenomeni e servizi online fioriti o sfioriti tra il 2010 e l’anno che è appena iniziato. Un nome su tutti: MySpace. Il sito di social networking era infatti al nono posto tra i siti più visitati al mondo, mentre ora non rientra neanche tra i primi mille. Inutile sottolineare che a segnare un percorso opposto, nel frattempo, sia stato Facebook, che in questa speciale classifica dalla quinta posizione di allora ha guadagnato la prima, e questo anche in relazione a tutte le altre dinamiche che si sono sviluppate in questo lustro. Un altro plastico esempio della fluidità di certi mercati arriva gettando uno sguardo ai termini più ricercati nei search engine; si nota così come nel 2010 Chatroulette, un sito web per videochat, fosse la query in più rapida crescita su Google, mentre oggi è fuori da quella lista e si colloca intorno alla posizione 5.700 della classifica mondiale del traffico dei siti web. Lo stesso mercato delle ricerche online, pur continuando ad avere Google come capofila, è stato terreno di rilevanti cambiamenti.
Il search in continuo movimento: i protagonisti di un mercato in evoluzione
Ma al di là dei singoli soggetti e servizi, la grande trasformazione nelle abitudini di consumo online è sicuramente veicolata dalla transizione a piattaforme mobile tramite device come smartphone, tablet e phablet. Nel 2014 l’utilizzo di smartphone globale è salito al di sopra del 60%, e nel 2015 ci si aspetta che le vendite di tablet superino quelle dei desktop computer. Negli Stati Uniti lo scorso anno il tempo speso sui dispositivi mobili ha superato per la prima volta quello passato su desktop; simile andamento nel Regno Unito e analoghe attese anche negli altri paesi europei durante il 2015. Tra le pietre miliari di questa transizione ci sono senza dubbio il lancio, nel 2010, dell’iPad da parte di Apple, venduto in 3 milioni di esemplari nei primi 80 giorni, e il rilascio da parte di Amazon, l’anno successivo, del suo tablet Kindle Fire, dispositivo che ha registrato un milione di pezzi venduti a settimana soltanto due mesi dopo il lancio. Nel mercato dei telefoni di nuova generazione, intanto, un colosso come BlackBerry è passato dall’essere leader di mercato e argomento tra i più cercati a dover inseguire risicate quote di mercato. Diverse aziende hanno lanciato assistenti digitali personali in grado di riconoscere i discorsi parlati, tra cui Apple Siri nel 2011, Google Now nel 2012, e Microsoft Cortana nel 2014, mentre Facebook ha lanciato il suo Atlas Ad Server nel 2014, che può “targetizzare gli utenti attraverso i diversi dispositivi, una cosa che i concorrenti della pubblicità basata sui cookies non possono fare”.
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Apple Maps, lanciato nel 2012, ha poi ridotto l’utilizzo di Google Maps di un terzo; la stessa Apple ha acquisito nel 2014 Beats, il servizio musicale ad abbonamento, aggiungendosi alla galassia di servizi per lo streaming musicale come Spotify, Pandora, e Google Play. Il passaggio al mobile non segna così solo una variazione di supporto fisico nella fruizione di servizi connessi, avendo infatti imposto quel modello delle app che proprio nell’agosto del 2010 aveva fatto esclamare a Chris Anderson e Michael Wolff, sulle pagine di Wired, “The Web is dead“. Nel solo 2014, l’utilizzo globale di app per mobile è cresciuto del 76%; un altro recente studio di Nielsen ha rilevato che gli utenti americani di telefonia mobile spendono quasi 9 minuti su 10 utilizzando app piuttosto che browser da mobile. Proprio l’anno scorso, il tempo trascorso utilizzando applicazioni invece che browser mobile è cresciuto di un altro 6%. Le prime due app a pagamento per iOS nel 2014 sono state Clash of Clans dello sviluppatore finlandese Supercell, e Candy Crush, della società britannica King. È stata invece Facebook Messenger l’app gratuita più scaricata su iOS, mentre l’app madre Facebook è anche la numero uno sia per dimensioni del pubblico, sia per la quota di tempo trascorso dagli utenti negli Stati Uniti, e attualmente occupa fino al 20% del traffico diretto ai siti di notizie. Il social network di Zuckerberg è stato recentemente al centro di quello che Gigaom ha definito “great unbundling”, ovvero la separazione delle funzioni della big blue app e l’inaugurazione di un percorso per la creazione di nuovi servizi che meglio rispondano alle varie esigenze di chi ha un account sulla piattaforma. Un approccio che vede i vari frammenti rimessi a sistema in una costellazione grazie al deep linking che permette di muoversi tra le diverse app tramite collegamenti che rimandano all’interno delle stesse. Tornando allo specifico dei social network, è indubbio il loro ruolo come “porta d’accesso” ad Internet per una larga fetta di utenti, tanto che Mark Zuckerberg nel febbraio scorso si è spinto ad affermare che il destino di Facebook è diventare “the on-ramp for the Internet“. Ma la piattaforma di Palo Alto non è certo l’unica realtà di successo nel mondo dei social. Come ha rilevato uno studio del Global Web Index nel novembre scorso, infatti, “il multinetworking è ormai una tendenza importante, dal momento che gli utenti di Internet utilizzano profili differenti su diverse piattaforme social”. Al contempo, l’utilizzo di app per la messaggistica è cresciuto nel complesso del 103% durante il 2014, e molte applicazioni, oggi popolari, nel 2010 neanche esistevano.
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Infine, il quinquennio appena trascorso ha visto i mercati digitali spostare il proprio baricentro verso l’Asia aprendo scenari di competizione più compiutamente globali.
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22 gennaio 2015