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Selezione embrioni per procreazione assistita, le insidie di una sentenza

La selezione degli embrioni “sani” a discapito di quelli “imperfetti” nell’ambito della procreazione assistita volta ad evitare la trasmissione di malattie genetiche non è più un reato alla luce della sentenza della Corte Costituzionale 229 del 21/10/2015, con la quale la Consulta ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 13, commi 3, lettera b), e 4 della legge 40 del 2004. Rimane invece valido, in ogni caso, il divieto di soppressione degli embrioni, anche di quelli “scartati”. “Si tratta, a mio parere, di un percorso piuttosto insidioso”, dichiara in un’intervista a Romasette il Professor Alberto Gambino, Direttore di Dimt e Componente del Comitato Etico dell’Istituto Superiore di Sanità: “Gli stessi studiosi confermano che gran parte di noi, il nostro embrione già probabilmente rivelava che avevamo qualche patologia nel nostro Dna”. “La scienza, in realtà non sa definire quale sia esattamente il punto di approdo di queste imperfezioni – precisa Gambino a Dimt – e un conto è vederle in un feto di due o tre mesi, un conto è vederle in alcune cellule dove gran parte dell’umanità già porta con sé delle piccole imperfezioni che non impediscono magari di arrivare anche a 90 anni”. “Allora veramente ci avviciniamo all’essere perfetto, e aggiungerei, inutilmente perfetto – prosegue l’intervista – perché la perfezione umana purtroppo non esiste sulla faccia della Terra e quindi il rischio vero è che si eliminino tanti embrioni che invece sarebbero persone in carne e ossa che potrebbero tranquillamente arrivare anche ad un secolo di vita”. Non è questa l’unica sentenza ad avere negli anni “smontato” pezzi di legge 40, dalla dichiarazione di parziale illegittimità dei commi che prevedevano un limite di produzione di embrioni e l’obbligo di un unico impianto alla sentenza del Tar del Lazio che dichiarò illegittimo il divieto di diagnosi preimpianto (2009) fino ad una più recente decisione della Consulta, che nell’aprile 2014 si pronunciò per l’incostituzionalità del divieto di fecondazione eterologa. “Il peccato originale della legge 40 – afferma Gambino – è stato comunque quello di consentire che si creasse la vita in provetta. Certamente non c’erano altre strade possibili, poiché in quel momento questa era la prassi e questa è oggi la prassi per fare la fecondazione. Ma nel momento in cui la vita umana viene prodotta in provetta, l’embrione immancabilmente ha dei diritti affievoliti, nessuno di noi vorrebbe stare in una provetta, ciascuno di noi vorrebbe essere accolto dal grembo di una donna sin dall’inizio. L’altro problema di fondo è che quando nella legge 194 (la legge sull’interruzione volontaria dell gravidanza ndr) è stato introdotto il concetto di interesse alla salute anche psichica della donna e della coppia, si è aperto uno scenario di difficile individuazione. In altre parole: chi sa dire che cosa può far bene alla salute psichica di un essere umano? Lo scenario che si apre è la possibilità di scegliere il figlio migliore sempre più funzionale agli interessi della coppia, e questo deve far davvero riflettere”. Anche di questo si è discusso nel corso dell’edizione di giovedì 12 novembre di TgTg-Telegiornali a confronto, trasmissione di Tv2000 che ha avuto come ospiti in studio lo stesso Prof. Gambino e Gianfranco Cattai, presidente FOCSIV. 13 novembre 2015

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