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“Innocence of Muslims”, la saga continua: il takedown resta, ma il parere è modificato
Se le proteste di piazza si sono da tempo placate, non altrettanto può dirsi in merito alla battaglia legale scatenata da “Innocence fo Muslims“, il film i cui trailer, pubblicati su Youtube nel 2012, avevano sollevato un’ondata di indignazione nei Paesi a maggioranza musulmana con violenti scontri culminati in azioni come l’attentato al consolato statunitense a Bengasi, in Libia, nel corso del quale persero la vita quattro persone, tra le quali l’ambasciatore Christopher Stevens. Una spirale che aveva portato la Casa Bianca ad inviare una lettera ai vertici della piattaforma video di Google chiedendo che il contenuto fosse rimosso per la presunta violazione delle condizioni d’uso che vietano l’incitamento all’odio. Tuttavia, i responsabili di Youtube avevano risposto in quell’occasione che le norme sull’incitamento all’odio valgono per i contenuti che si schierano “contro un popolo” ma non per “visioni alternative di una religione”, quest’ultime invece tutelate all’interno della libertà di manifestazione del pensiero. Il video veniva comunque reso irraggiungibile in diversi paesi a maggioranza musulmana e ne veniva ordinata la rimozione anche in Brasile da una corte del Paese sudamericano. Garcia vs Google Non ci sarebbero motivi religiosi o ideologici, invece, alla base dello scontro che in territorio statunitense vede opposti in tribunale Google e l’attrice Cindy Lee Garcia, tra gli interpreti della pellicola anche se, nel trailer, appariva solo per cinque secondi. Garcia aveva chiesto la rimozione del trailer di 14 minuti da Yuoutube in quanto sarebbe stata ingannata dai produttori del film sul reale contenuto dello stesso, tanto che il titolo sarebbe dovuto essere “Desert Warriors“. In primo grado la sua richiesta è stata respinta dal giudice di Los Angeles Luis Levin; esito opposto, invece, nel febbraio scorso davanti al Nono Circuito della Corte d’Appello, che ha ordinato a Google il takedown dei contenuti e l’implementazione di misure volte a prevenire ulteriori caricamenti futuri degli stessi. La saga legale, tuttavia, si arricchisce ora di un nuovo capitolo; Google, sostenuta da alcune associazioni tra le quali la Electronic Frontier Foundation (EFF), e da colossi come Netflix, Facebook, Twitter e Yahoo, ha ottenuto la rettifica della decisione. Il giudice Alex Kozinski, chief del Nono Circuito, ha infatti modificato il parere nel quale si attribuiva a Garcia il diritto a veder rimosso il video per ragioni legate al copyright, avanzando dubbi in tal proposito in quanto le tutele del diritto d’autore sono previste solo nel caso in cui si possa riscontrare “un minimo di creatività” e citando la decisione del Copyright Office, che ha rifiutato le richieste di Garcia in merito alla sua performance. Kozinski ha inoltre avanzato l’ipotesi che in un nuovo procedimento in Corte distrettuale Google potrebbe avere la meglio su Garcia facendo leva sul principio del fair use, che non è stato tenuto in considerazione nel parere originale in quanto “nessuna delle parti l’ha tirato in ballo”. Una posizione dunque ammorbidita che tuttavia non modifica gli esiti della decisione di febbraio; a nulla sono valsi gli argomenti di Google in materia di free speech, con i contenuti che restano dunque oscurati. Almeno, fino alla prossima puntata della saga. 15 luglio 2014