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Tozzi: “Il 2016 apre nuove prospettive per il format”

Il 2016 può rappresentare l’occasione di svolta per il format, per il suo inquadramento giuridico, le sue declinazioni e la sua tutela.  A parlarne con Diritto Mercato Tecnologia, è l’avvocato Ferdinando Tozzi, specializzato nel diritto d’autore, “giurista esperto” presso il Comitato Consultivo permanente per il Diritto d’Autore, istituito presso il Ministero dei Beni Culturali,  tra i massimi conoscitori delle questioni giuridiche connesse al diritto di autore ed al format.

In un recente Lunch Seminar ospitato dalla redazione dell’Accademia Italiana del Codice di Internet, lei ha parlato del 2016 come l’anno del format, perché?

Mi sono occupato per la prima volta della “questione format” nel 2003 e, dopo 13 anni, le problematiche purtroppo sono rimaste le stesse. Tutto ciò mi porta ad un certo pessimismo. Di recente, però, ho potuto constatare che, pur in assenza di una “regia”, nel gennaio scorso si sono svolti due importanti appuntamenti sul format, uno all’ANART ed uno della SPA. Inoltre, a febbraio si è svolto il lunch seminar dell’Accademia italiana del Codice di Internet (Iaic) e del CREDA, mentre al Ministero dei Beni Culturali, in seno al Comitato Consultivo permanente per il Diritto d’Autore (CCPDA) veniva insediata la Commissione Format. Allo stesso seminario peraltro si è registrata una fattiva partecipazione di esponenti di alcuni dei maggiori players del mercato di afferenza, dagli autori ai produttori, dalle istituzioni alla SIAE. Insomma, il 2016 è iniziato con una straordinaria convergenza di interessi e obiettivi: dare finalmente tutela al format! Come farlo è e sarà il gran lavoro che tutti insieme, uniti, dovremo fare. Ecco allora il senso della scelta, adottata all’unanimità dei presenti al lunch seminar, di riaprire i lavori di un tavolo tecnico, che mi onoro di coordinare, partendo dagli ottimi risultati del primo tavolo del 2007/2008,  con l’ovvia consapevolezza di doverli adeguare agli enormi mutamenti legati alle nuove tecnologie. L’auspicio è che i lavori che si svolgeranno in tale sede possano essere di supporto all’eccellente lavoro del Comitato e della relativa Commissione, cui partecipo come giurista esperto, presieduta sempre egregiamente dal Prof. Paolo Marzano, che proprio in occasione del lunch seminar è intervenuto con alcune importanti considerazioni, sostenendo in particolare che l’introduzione di una previsione normativa che definisca cosa sia un format sub articolo 2 della legge 633 potrebbe non essere sufficiente. Appare infatti necessario – secondo quanto osservato ancora da Marzano – condividere tra gli operatori del mercato e operatori del diritto modalità quanto più precise di accertamento di un plagio di format.  

 Quali gli obiettivi del tavolo tecnico?

In occasione del lunch seminar, si è pensato di provare a raggiungere, tutto il comparto unito, sia un obiettivo definitorio nuovo o comunque aggiornato, sia l’individuazione di una sorta di codice di autoregolamentazione che possa essere strumento base per gli operatori (del mercato e del diritto) per orientarsi con meno incertezze, offrendo loro anche la disponibilità di una “piattaforma” multi stakeholder per il format. Il tutto sempre con l’intento di dare un contributo ai lavori della Commissione ministeriale, avendo peraltro l’onore di una vicinanza e partecipazione del presidente Marzano anche al tavolo.

Come è cambiato il format in questi anni dalla nota definizione Siae e quali potrebbero essere i miglioramenti definitori per andare incontro alle moderne esigenze di format?

Il format, inteso come un soggetto televisivo, a mio avviso, non è mutato. I device e le piattaforme di creazione e fruizione ovviamente si! In linea teorica, il format va considerato come un’opera letteraria: se possiamo dare tutela ai programmi per elaboratore, considerandoli opere letterarie,  non comprendo cosa osti a farlo per il format. Ovviamente il discrimen è nel gradiente creativo che deve esserci e che deve essere chiaramente individuabile (a prescindere dalla qualità che non ci interessa in questa sede). Gli autori, però, devono essere consapevoli che non tutto ciò che viene scritto per la televisione e gli altri media, solo perché definito format, è da tutelare. Come confermato da recentissima giurisprudenza di Cassazione anche appunti o tracce di un programma possono essere tutelati, ma serve che vi sia una creatività, un quid che renda distinguibile un’opera dall’altra. Anche perché senza l’elemento creativo, non si potrebbe accedere alla tutela del diritto di autore. Ovviamente ci sono poi numerosissime altre strade da percorrere per garantire tutela agli autori (si pensi a ciò che accade con i bozzetti teatrali), soprattutto per tendere ad un mercato equilibrato, che non sia a discapito dei c.d. autori non affermati, con scarso potere contrattuale, i quali, più di tutti, necessitano di punti oggettivi e fermi in diritto. Tutto ciò, peraltro, è a favore dell’intero comparto. Regole chiare e simmetria rendono, infatti, un mercato funzionale e lucrativo, le asimmetrie, come noto, portano, invece, al suo fallimento. Di certo però, si dovrà tener conto della straordinaria occasione rappresentata dalle nuove tecnologie con nuove piattaforme, nuovi modi di produrre, fruire, condividere anche in modo social, con un forte passaggio dal possesso all’accesso e con la necessità, sempre più pressante, di tutelare anche quelli che potrei definire delle opere “semilavorato”.

 9 aprile 2016

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