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Dal Foia al Privacy Shield nel primo colloquio italo-francese sul diritto del web

Il primo colloquio italo-francese sul diritto del web, svoltosi a Montecitorio –  promosso dall’Intergruppo parlamentare per l’Innovazione tecnologica, dalla Luiss “Guido Carli” Dipartimento di Scienze Politiche, dall’Universitè Paris 1 Panthéon – Sorbonne e da Imodev- Improving Public Policies –  è stata una significativa occasione di confronto, in chiave comparatistica, sulle questioni giuridiche attualmente più rilevanti in materia di diritto e nuove tecnologie. Dal diritto di accesso dei cittadini al privacy shield, dal c.d. Foia italiano ai dati bancari, dal diritto all’oblìo alla protezione dei dati online, da un sistema di open data al rapporto Ue – Usa sulla tutela dei dati. Moderati dall’Avv. Guido Scorza, presidente dell’Istituto politiche per l’Innovazione, con l’introduzione dell’On. Anna Ascani, componente la VII Commissione, Cultura, scienza e Istruzione e membro dell’Intergruppo Innovazione,  al tavolo dei relatori si sono succeduti i professori Pietro Falletta, Maurizio Mensi e Guido Meloni della Luiss “Guido Carli” e William Gilles, Ranjit Goraya Singh, Yves Delwaulle e Irené Bouhadana, professori dell’Universitè Paris 1 Panthéon-Sorbonne, con le conclusioni affidate al prof. Alberto Gambino, Prorettore dell’Università Europea di Roma e Presidente dell’Accademia italiana del Codice di Internet (Iaic). Nel suo intervento, l’On. Ascani – relatrice alla Camera del decreto che introduce il Freedom of Information Act (Foia), – ha sottolineato come il Foia costituisca una grande innovazione nel sistema giuridico italiano, in quanto configura “il diritto di chiunque di accedere ai dati senza più quelle stringenti motivazioni fino ad oggi previste”. Un vero e proprio enforcement in direzione della trasparenza, “un tassello della disciplina nazionale anticorruzione ed un incisivo strumento di accountability”. A parere della parlamentare Pd, una buona legge sulla trasparenza consente, da un lato, alla Pubblica Amministrazione di ricavare notevoli vantaggi in termini di efficienza e di digitalizzazione, isolando i casi di corruzione e malcostume, mentre offre ai cittadini l’occasione di sviluppare “un ruolo da protagonisti attivi”. “Solo un anno fa – ha ricordato l’On. Ascani – in pochi avrebbero scommesso sulla possibilità di avere finalmente un Foia italiano, oggi ci siamo riusciti”. William Gilles ha illustrato il progetto di legge attualmente all’esame del parlamento francese che mira ad adeguare la legislazione francese in materia di dati personali ai cambiamenti impressi dall’impatto delle nuove tecnologie sulla società. La nuova formulazione legislativa contempla tra l’altro l’ampliamento del concetto di documento amministrativo e l’estensione della tipizzazione di documenti soggetti a pubblicazione, la creazione di dati di interesse generale e la possibilità di controllare gli algoritmi. Pietro Falletta ha evidenziato come “l’approvazione del d.lgs. 33/2013, la delega parlamentare per l’adozione di un Freedom of Information Act italiano e il recente schema di decreto attuativo della delega, configurino sempre più il principio della trasparenza amministrativa quale strumento primario di riavvicinamento del cittadino alla pubblica amministrazione, destinata ad assumere i contorni di una casa di vetro e di un potere visibile”. Per Falletta, nella fase attuativa, è imprescindibile “la creazione di un sistema di Open data che punti alla qualità e alla corretta comunicazione delle informazioni al fine di contenere i rischi di polarizzazione intrinsecamente connessi alla rete”. Maurizio Mensi, dal canto suo, ha chiarito come l’accordo raggiunto il 2 febbraio scorso tra Unione Europea e Stati Uniti sul privacy schield si ponga “l’obiettivo di tutelare cittadini e imprese europee in caso di trasferimento transfrontaliero di dati, a seguito della bocciatura del safe harbor”, motivata dalla disparità di garanzie giuridiche tra Stati Uniti ed Europea quanto al rispetto del diritto alla privacy e alla protezione dei dati. Il contenuto del nuovo accordo – ha continuato Mensi – prevede “obblighi stringenti in capo a società private e garanzie, con meccanismi di ricorso, sanzioni in caso di non ottemperanza, supervisione di un soggetto indipendente (Ombudsman)” e rappresenta “un primo tassello di un mosaico destinato a comporsi fra qualche mese e che vede coinvolti Stati Uniti ed Unione Europea con l’obiettivo di ristabilire reciproca fiducia e un common level playing field”. Sul tema del diritto all’oblio si è focalizzato l’intervento di Guido Meloni, il quale ha ricordato che, alla luce della sentenza della sentenza della Corte di Giustizia Europea C-131/12, il diritto all’oblio “è messo alla prova nella sua concreta tutela in Italia anche attraverso le decisioni del Garante per la protezione dei dati personali e delle prime decisioni del giudice ordinario”. Secondo Meloni “i pur rilevanti profili che la stessa sentenza europea aveva lasciato aperti trovano, per taluni ambiti, significativi riscontri e soluzioni di sicuro interesse nelle recenti decisioni italiane, anche in relazione alle prime applicazioni delle linee guida elaborate nel novembre 2014 dal WP29”. Il tema centrale – ha concluso – è quello della “delicata opera di bilanciamento tra interessi e diritti contrapposti”, quali il diritto alla protezione dei dati, alla riservatezza e reputazione ed il diritto di manifestazione del pensiero e di cronaca. Irené Bouhadana ha sottolineato come “la nozione di vita privata sia un’ eredità della filosofia dei Lumi e come si sia imposta quale valore fondamentale della persona, il cui libero sviluppo è necessario in una società democratica. La stessa nozione di vita privata ha fatto emergere, come suo corollario,  il concetto di diritto all’oblìo. Purtuttavia nell’esperienza giuridica costituzionale francese – ha ricordato Bouhadana – non è previsto un diritto alla riservatezza che si è affermato grazie alla giurisprudenza di merito”. A parere della giurista francese, a fronte della complessità e delle dinamiche indotte dalla società tecnologica, è auspicabile inserire in Costituzione i nuovi diritti sorti dalla rivoluzione digitale”. Yves Delwaulle ha evidenziato come con gli anni 2000 si sia inaugurata una nuova fase dell’economia che si basa sul ruolo sempre più determinante delle informazioni. “Le Fintech e le Blockchain sono, ad esempio, il nuovo connubio tra finanza e nuove tecnologie, ma a che prezzo?” si è interrogato il giurista della Sorbona. Strettamente collegato alle Fintech e al Blockchain, infatti, si colloca il fenomeno dei Big Data. I dati disponibili sono talmente tanti e talmente complessi che, per sfruttarne appieno le potenzialità, sono necessari tecnologie e metodi analitici specifici che permettono una completa profilazione dei clienti. Ranjit Goraya Sigh si è soffermato, invece, sulla rilevanza dell’accordo tra Ue e Usa relativo ai dati personali e sulla necessità di armonizzare, a livello comunitario, le diverse legislazioni nazionali. Nelle sue conclusioni, il Prof. Alberto Gambino ha affermato come il filo conduttore degli interventi sia stato il concetto di libertà. Libertà di essere informati, di informare e di non informare (oblìo). Nel suo ragionamento, Gambino ha rimarcato la necessità di incrementare la trasparenza nei processi decisionali al fine di arricchire il diritto di cittadinanza, garantendo un equilibrato bilanciamento degli interessi e dei diritti che scandiscano le complesse dinamiche delle società moderne. Gambino ha ricordato come già nel 2007, in occasione dei lavori del Comitato consultivo permanente per il diritto d’autore, si favorì il coinvolgimento diretto dei cittadini nel processo di riforma del diritto d’autore, ma, allo stesso tempo, si pose l’esigenza di assicurare il raggiungimento dell’obiettivo di riforma con un’operazione di sintesi delle differenti posizioni emerse, che postula cautela e riservatezza. Rivolgendosi ai numerosi studenti presenti all’incontro, Gambino ha auspicato che le nuove generazioni siano espressione di una consapevole cultura della digitalizzazione. 8 aprile 2016

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