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Copyright, polizia di Londra: “In UK meno 73% di pubblicità per i siti che agevolano infrazioni”

Pipcu

“Dall’avvio della Operation Creative e della Infringing Website List, nel 2013, abbiamo registrato una diminuzione del 73% nella spesa pubblicitaria dei principali inserzionisti verso i siti che agevolano le violazioni di copyright”. A fornire il dato è la London Police Intellectual Property Crime Unit, divisione istituita in seno alla polizia londinese sul finire del 2012. pipcuL’approccio follow the money, subito messo al centro dell’azione della Pipcu insieme all’oscuramento di siti accusati di favorire violazioni della proprietà intellettuale, sembra dunque aver dato buoni frutti in una delle sue declinazioni, e se già nel settembre 2014 veniva annunciato un calo del 12% delle inserzioni sui siti contenuti nella Iwl (un elenco che identifica i siti che deliberatamente e costantemente violano il copyright, così da permettere proprietari di brand di evitare di inserirvi pubblicità), la Unit può oggi annunciare che “nei settori automotive, cibo e immobiliare questo tipo di inserzioni sono praticamente azzerate”. “La Digital Citizens Alliance – afferma la polizia di Londra – ha stimato che nel solo 2013 la pubblicità sugli spazi online che permettono una illecita condivisione di contenuti ha generato un volume d’affari di circa 227 milioni di dollari; le inserzioni di marchi famosi, inoltre, conferiscono a certi siti un aspetto di legittimità che porta gli utenti a sottostimare le violazioni”. “Lavorando a stretto contatto con i titolari dei diritti e l’industria pubblicitaria – ha dichiarato l’ispettore capo della Pipcu Peter Ratcliffe – siamo stati in grado di contrastare l’azione dei siti che violano il copyright interrompendo i loro introiti pubblicitari. Sono queste solo alcune delle modalità con le quali stiamo lavorando insieme con il settore privato per salvaguardare il pubblico, proteggere le industrie creative e garantire che la reputazione degli inserzionisti e dei marchi non vengano screditate dall’associazione con siti web illegali. I criminali che sono dietro di essi ricavano ingenti somme di denaro dalla pubblicità e inavvertitamente aziende e gli inserzionisti finanziano la loro attività”.

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12 agosto 2015

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