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Diritto all’oblio: prime pronunce del Garante privacy sulle richieste di de-indicizzazione respinte

Il Garante privacy ha adottato i primi provvedimenti in merito alle segnalazioni presentate all’Autorità dopo il mancato accoglimento da parte di Google delle richieste di alcuni cittadini di de-indicizzare dai risultati di ricerca pagine presenti sul web che riportavano dati personali ritenuti non più di interesse pubblico. Il quadro di riferimento è quello disegnato dalla recente sentenza della Corte di Giustizia europea sul diritto all’oblio, sulla base della quale il motore di ricerca deve valutare, al fine di decidere se de-indicizzare o meno i link indicati in riferimento a specifiche chiavi di ricerca, di volta in volta vari elementi quali ad esempio l’interesse pubblico a conoscere la notizia, il tempo trascorso dall’avvenimento, l’accuratezza della notizia e la rilevanza della stessa nell’ambito professionale di appartenenza. Di fronte all’eventuale diniego di Google, gli utenti italiani possono rivolgersi al Garante per la privacy o all’autorità giudiziaria. Le segnalazioni e i ricorsi pervenuti al Garante riguardano la richiesta di de-indicizzazione di articoli relativi a vicende processuali ancora recenti e in alcuni casi non concluse. In sette dei nove casi il Garante non ha accolto la richiesta degli interessati, ritenendo che la posizione di Google fosse corretta in quanto è risultato prevalente l’aspetto dell’interesse pubblico ad accedere alle informazioni tramite motori di ricerca, sulla base del fatto che le vicende processuali sono risultate essere troppo recenti e non ancora espletati tutti i gradi di giudizio. In due casi, invece, l’Autorità ha accolto la richiesta dei segnalanti. Nel primo, perché nei documenti pubblicati su un sito erano presenti numerose informazioni eccedenti, riferite anche a persone estranee alla vicenda giudiziaria narrata. Nel secondo, perché la notizia pubblicata era inserita in un contesto idoneo a ledere la sfera privata della persona. “Tutto ciò – spiega l’Autorità – in violazione delle norme del Codice privacy e del codice deontologico che impone di diffondere dati personali nei limiti dell’essenzialità dell’informazione riguardo a fatti di interesse pubblico e di non descrivere abitudini sessuali riferite a una determinata persona identificata o identificabile”. È stato così prescritto a Google di deindicizzare le url segnalate. Sono alcune decine, al momento, le segnalazioni giunte al Garante a seguito della sentenza della Corte di Giustizia europea sul diritto all’oblio. LEGGI De-indicizzazione risultati di ricerca: a novembre gli URL esaminati da Google aumentano di 2700 al giorno. Mentre arrivano le linee guida dei Garanti europei Il search in continuo movimento: i protagonisti di un mercato in evoluzione  Diritto all’oblio: cosa non possiamo chiedere a Google. Considerazioni sull’applicazione della sentenza della Corte di Giustizia Diritto all’oblio, “che fare se Google dice no”. Autorità europee al lavoro su criteri comuni Diritto all’oblio, Google ascolta gli esperti. E i nodi restano da sciogliere Pizzetti: “Sentenza CGUE non è su diritto all’oblio. Ma pone questioni fondamentali su evoluzione normativa” Data protection e diritto all’oblio, il Commissario Reicherts: “Dibattito distorto da detrattori. Adottare subito nuove è più forti tutele sulla protezione dei dati” Diritto all’oblio, Google “interrogato” dai Garanti privacy europei. Accolta la metà delle richieste. In attesa di linee guida condivisePrivacy e diritto all’oblio, il gestore di un motore di ricerca online è responsabile del trattamento da esso effettuato dei dati personali che appaiono su pagine web di terzi. Montuori (Garante Privacy): “Consonanza con direzione intrapresa dall’Autorità”. Google: “Decisione deludente, sopresi differisca da Advocate General”Google e diritto all’oblio, Giuseppe Busia (Garante Privacy): ‘Stabilito un principio sulla competenza territoriale’. Il Prof. Gambino: ‘Richiesta ai motori di ricerca è tutela estrema e subordinata, ma aspetti positivi per tutela delle fragilità’ ” “Uno, nessuno e centomila: tra reputazione online e diritto all’oblio. Montuori (Garante Privacy): ‘Importante capire il diritto alla contestualizzazione dell’informazione’ 22 dicembre 2014

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