Massimo Proto, Ordinario di Diritto privato, è di ruolo presso l’Università degli Studi Link…
Shopping online, Amazon dovrà rimuovere i prodotti Sisley dal suo marketplace
(Via Corriere della Sera)
Tra pochi giorni Amazon sarà costretta a rimuovere tutti i prodotti Sisley – marchio di cosmetici – sul proprio marketplace in Italia, pena il pagamento di multe salatissime. Lo ha deciso il Tribunale di Milano che ha inibito il colosso tech, diventato in questi anni la più grande piattaforma distributiva al mondo, dalla vendita di prodotti Sisley perché deleteria per l’immagine del marchio, visto il suo attuale modello di business che non prevede una chiara distinzione tra il basso e l’alto di gamma, tra il lusso e low-cost.
Si tratta con tutta probabilità di una sentenza destinata a fare giurisprudenza. Che potrebbe indurre anche altri marchi prestigiosi e riconoscibili a chiedere la rimozione dei propri prodotti dal marketplace fondato da Jeff Bezos, nonostante la straordinaria capacità di indicizzazione su Internet che potrebbe scoraggiare chiunque ad aprire un contenzioso del genere.
In controluce, potremmo affermare che è anche un messaggio indiretto contro lo «showrooming», di chi sfrutta in maniera «parassitaria» i servizi nei negozi (e la consulenza del commesso, pagato come «ambasciatore» del marchio) per poi procedere all’acquisto in Rete ad un costo più contenuto.
Nessuno finora ha avuto il coraggio di contestare il modello di business di Amazon, perché il marketplace si è ormai sedimentato nell’immaginario dei consumatori e molti marchi temono che una rottura con la piattaforma possa ridurre i ricavi, nonostante favorisca maggiormente chi non ha una particolare riconoscibilità sul mercato godendo persino di un effetto «trascinamento» dei brand. Questa sentenza, applicabile solo in Italia perché la giurisdizione è quella del nostro Paese, potrebbe essere seguita anche in altri Paesi europei nel caso si configurassero cause analoghe.
Così non è escluso che la vicenda Sisley-contro-Amazon possa diventare emblematica e tutelare in prospettiva una quota di posti di lavoro nel retail messo a dura prova dal boom dell’e-commerce e alle prese con una difficile (ma necessaria) coesistenza tra off-line ed online. Quel che è certo è che sta crescendo a dismisura il potere del consumatore, ribaltando i rapporti di forza con le aziende che si erano cristallizzati nell’era pre-Internet.