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Coronavirus, Apple e Google collaborano a una tecnologia per il tracciamento dei contatti

Le aziende statunitensi Apple e Google hanno annunciato il 10 aprile una collaborazione senza precedenti, che punta a usare la tecnologia dei telefoni per tracciare e contenere la diffusione del nuovo coronavirus: le due aziende consentiranno l’accesso ai loro sistemi operativi per smartphone, con l’obiettivo di sviluppare app avanzate di tracciamento dei contatti, in grado di funzionare sia sugli iPhone sia sui telefoni Android.

Queste app sfrutteranno la tecnologia Bluetooth dei cellulari per tenere traccia di tutti i dispositivi con cui una persona è entrata in contatto nel corso di una giornata. Se in seguito quella persona dovesse scoprire che uno dei suoi contatti era contagioso, con lo stesso sistema si potranno avvisare tutte le altre persone, anche quelle incontrate prima di risultare infetta.

L’idea è aiutare i governi a proporre ai cittadini l’adozione di queste app per anticipare la revoca delle misure di lockdown e consentire alle autorità di individuare rapidamente nuovi focolai di infezione. Grazie a questa tecnologia chi è stato in contatto con una persona infetta potrebbe saperlo tempestivamente e decidere di isolarsi prima di diventare contagioso.

Sono già stati sollevati timori sull’efficacia di queste tecnologie e per i possibili problemi legati alla privacy. Per rintracciare le persone entrate in contatto con i casi di covid-19 le due aziende puntano sul Bluetooth, più che sui servizi di geolocalizzazione, per proteggere almeno in parte la riservatezza degli utenti. Ma alcuni gruppi di difesa della privacy sono diffidenti.

“Nessuna app per il tracciamento dei contatti sarà mai del tutto efficace se non si svolgeranno test gratuiti e rapidi su ampia scala, e se non sarà garantito l’accesso alle cure mediche a tutti”, ha dichiarato Jennifer Granick, esperta di sorveglianza e sicurezza informatica della American Civil Liberties Union (ACLU). “Le persone si fideranno di questi sistemi solo se garantiranno la riservatezza, se potranno essere usati su base volontaria e se i dati raccolti saranno conservati sui telefoni e non in un archivio centralizzato”.

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