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Il convegno Dignità della persona e fine vita al CSM. Le interviste a Teresa Pasquino e Gabriele Carapezza Figlia
La potenza tecnologica e il progresso scientifico stanno ridefinendo i confini della natura e della vita, ponendo profonde questioni etico-giuridiche. È un’affermazione che è ritornata più volte nel corso del convegno “Dignità della persona e fine vita”, che si è svolto giovedì 9 maggio presso il Consiglio Superiore della Magistratura, a Roma.
All’evento hanno partecipato come relatori, tra gli altri, Alberto Gambino, direttore scientifico di Diritto Mercato Tecnologia; Marta Cartabia, vice-presidente della Corte costituzionale; Paolo Criscuoli e Michele Ciambellini, componenti della Sesta commissione del Consiglio Superiore della Magistratura; Antonio Spagnolo, professore ordinario all’Università Cattolica del Sacro Cuore; Gabriele Carapezza Figlia, professore ordinario alla Libera Università Maria Ss. Assunta; Antonio Vallini, professore ordinario all’Università degli Studi di Pisa.
Nel suo discorso di apertura David Ermini, vice-presidente del CSM, ha detto che quello del fine vita è “un tema di estrema delicatezza e complessità, ma è un tema ormai pressante e ineludibile dopo che l’ordinanza n. 207/2018 della Corte costituzionale sull’aiuto al suicidio l’ha di fatto iscritto nell’agenda politica dei prossimi mesi”. Dignità della persona e fine vita sono, secondo Ermini, “questioni centrali che interrogano severamente il diritto e richiedono l’assunzione da parte dei giuristi di un ruolo di guida intellettuale, di riflessione critica e pungolo delle coscienze”. Ritornando poi sull’ordinanza della Corte costituzionale, Ermini ha affermato che “la Corte è netta nell’escludere l’esistenza di un diritto a morire, ma è altrettanto netta nell’escludere un dovere di vivere oltre ogni sofferenza”.
Immaginando ritardi da parte del Parlamento nel colmare i vuoti legislativi nel campo del biodiritto, Ermini ha detto di temere che possa ricadere “sulle spalle dei giudici la responsabilità di risolvere problemi etico-giuridici lasciati in sospeso dal legislatore”.
“L’occasione odierna è molto utile e proficua per noi che studiamo questo tema da un po’ di tempo, soprattutto se vogliamo anche cercare di percepire quali possono essere le ricadute sul sistema di una ordinanza come quella che è in commento oggi”, ha detto a Diritto Mercato Tecnologia Teresa Pasquino, professore ordinario di Diritto privato presso l’Università di Trento e autrice di Autodeterminazione e dignità della morte.
“La Corte costituzionale ha stabilito dei punti fermi, ai quali il legislatore dovrà attenersi. Questi punti fermi non nascondono la difficoltà di individuare poi situazioni di certezza per il riconoscimento di questo diritto. Basti pensare ad una definizione per esempio di trattamento sanitario particolarmente penoso per il malato; basti pensare alla mancata qualificazione della capacità che deve avere il paziente nel richiedere questa forma di assistenza al suicidio; basti pensare anche allo stato di malattia grave e permanente in cui si deve trovare, e allo stato anche di gravi patologie che devono provocare in lui particolari dolori fisici e psichici”.
“Sono tutte situazioni abbastanza indeterminate”, continua Pasquino. “La stessa scienza medica ha difficoltà di definirle, di qualificarle, di contenerle in un concetto ben preciso. E dunque questo può determinare anche, in termini legislativi, una difficoltà per il legislatore”.
“Il convegno odierno tocca delle tematiche di importanza cruciale nell’attuale dibattito giuridico, ma anche di grande interesse per l’opinione pubblica”, ha spiegato Gabriele Carapezza Figlia – professore ordinario di Diritto privato presso la Libera Università Maria Ss. Assunta – a Diritto Mercato Tecnologia. “Si tratta di riflettere se vi sono limiti alla libertà di autodeterminazione, e in particolar modo se l’attuale quadro normativo rappresenta un punto di equilibrio adeguato tra diversi interessi costituzionalmente rilevanti. L’ordinanza della Corte costituzionale del 2018 sembra mettere in discussione questo quadro normativo e aprire delle prospettive nuove”.
Di seguito gli interventi del convegno.