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“Coregulation & Coopetition”: quando la partita si gioca “insieme” e non più uno contro uno

“Coregulation & Coopetition”: quando la partita si gioca “insieme” e non più uno contro uno.

di

Lucia Marzialetti

PhD Candidate

Universita’ Europea di Roma

 

Il 30 settembre scorso si è svolto il Webinar su “Standardizzazione e coopetition nel mercato unico digitale”, promosso dalla Prof.sa Valeria Falce, Jean Monnet Professor in EU Innovation Policy nell’Università Europea di Roma, nell’ambito di un più ampio progetto su Fintech e Innovation Policy co-finanziato Commissione Europea insieme alla Banca d’Italia. Impreziosito dalla Relazione introduttiva del Dott. Gianluca Trequattrini, Funzionario generale della Banca d’Italia, il Webinar ha visto l’autorevole partecipazione di docenti di chiara fama (oltre alla Prof. Falce, sono intervenuti i Proff. Alberto Gambino, Matilde Bini, Concetta Brescia Morra, Massimiliano Granieri, Cristoforo Osti e Antonio Manganelli), rappresentanti delle Authorities (Antonio Nicita e Gabriella Muscolo) e stakeholders (Liliana Fratini Passi, Francesco Nonno, Marilu’ Capparelli, Marzia Minozzi), che hanno scandagliato il modello della coopetition nel mercato unico digitale.

Il Convegno, vista l’importanza che questi temi oggi più che mai rivestono nel panorama macroeconomico internazionale, è l’occasione per svolgere qualche considerazione più puntuale sull’impatto che la rivoluzione tecnologica produce sui settori del diritto e dell’economia.

La velocità e la dirompenza con cui il fenomeno si muove hanno inevitabilmente portato ad una ridefinizione, se non addirittura ad un rinnovamento, del paradigma mediante il quale leggere e disciplinare l’andamento dei mercati e del sistema nel suo complesso. Ciò è evidente soprattutto nel settore della finanza: il mondo dei servizi finanziari è stato, infatti, più di ogni altro, interessato da importanti cambiamenti originati dallo sviluppo dell’innovazione tecnologica, assistendosi ad una ricomposizione degli operatori e degli attori del mercato.

Di fronte a questo scenario nuovo ed in continuo cambiamento, le principali sfide che devono affrontare le autorità e il mercato passano per la ricerca del giusto equilibrio fra concorrenza, cooperazione e standardizzazione: tutti elementi caratteristici e determinanti per lo sviluppo del settore dei servizi digitali nell’area unica europea.

I meriti ed al contempo le criticità delle tecnologie risiedono, infatti, nella loro stessa natura cross sectoral e cross boundaries, essendo ontologicamente in grado di collegare e inter-operare molteplici piattaforme e attori collocati in aree geografiche diverse e sottostanti a regole giuridiche differenti, pur agendo in virtù di una comune attività.

Diviene allora cruciale ripensare agli elementi della internazionalizzazione e dell’integrazione del mercato dei servizi digitali non come ad ostacoli allo sviluppo di una regolamentazione puntuale o di un mercato caratterizzato dal rispetto delle regole della concorrenza e della trasparenza, ma anzi come strumenti il cui potenziale si risolve nella creazione di nuove e più efficienti infrastrutture giuridiche ed economiche.

La rapidità dell’evoluzione tecnologica e la globalizzazione hanno comportato, inter alia, nuove sfide anche per la protezione dei dati personali. La portata della condivisione e della raccolta di dati personali è, infatti, aumentata in modo significativo, tanto che le tecnologie dell’informazione e della comunicazione non costituiscono più un settore a sé stante, bensì sono la base stessa di tutti i sistemi economici e delle società innovative e moderne.

In una economia sempre più basata sulle informazioni, i flussi di dati sono anche al centro dei processi aziendali nelle imprese di qualsiasi dimensione e in tutti i settori della produzione e dell’offerta di servizi (si pensi al settore dei servizi di pagamento). I dati, nuovo bene giuridico di questa quarta rivoluzione industriale, sono, infatti, il fulcro di tali sistemi e, quando sono analizzati o utilizzati in associazione a servizi e prodotti, estrinsecano il loro valore intrinseco per generare un valore aggiunto nel mercato in cui operano.

Le nuove tecnologie digitali aprono allora, in questo contesto, nuove opportunità per gli investitori, le imprese e le pubbliche amministrazioni dell’Unione Europea. Le principali società capitalizzate basano, infatti, il loro modello di business sul commercio elettronico e/o sul trading di informazioni personali relative agli utenti/utilizzatori. La crescita dei mercati, da quello statunitense a quello cinese, si basa in effetti sulla spinta propulsiva derivante dall’impiego dei dati quale valore aggiunto, sia in settori industriali, finanziari e commerciali, sia anche nei settori tradizionali.

Al cospetto di un siffatto scenario la Commissione Europea ha in più occasioni dimostrato di voler utilizzare in modo proattivo lo strumento della standardizzazione per assicurare all’Europa un ruolo di guida nella definizione degli standard per la nuova generazione di tecnologie (blockchain, super-computing, tecnologie quantistiche, etc.) e favorire lo sviluppo di tecnologie inter-operabili che rispettino le regole europee, prima di spingersi sul panorama competitivo internazionale.

Nell’era del FinTech l’operazione che si richiede è allora quella di decostruire per poi ricostruire le categorie giuridiche ricevute dalla tradizione al fine di adattarle e modellarle al nuovo contesto. Il dibattito fra gli illustri giuristi ed esperti del settore protagonisti del Convegno si è svolto proprio con attenzione ai profili della standardizzazione e della coopetition nella ricerca di un nuovo equilibrio nella relazione tra concorrenza e la cooperazione nel settore dell’EU Law Market. L’obiettivo è sempre lo stesso: sollecitare, attraverso il confronto, la formazione di una coscienza comune e la creazione di una regolamentazione aggiornata.

Emerge, quindi, come il dialogo, la comunione di pensieri e di opinioni soppiantano un modello giuridico-economico da sempre caratterizzato dall’antagonismo delle idee e delle soluzioni, per lasciare spazio ad una formula nuova di condivisione.

Un modello di condivisione che ritroviamo, peraltro, anche presso le istituzioni europee: non per nulla uno degli strumenti cui la Commissione ha fatto più ricorso negli ultimi anni è proprio quello delle consultazioni (si pensi, solo per quanto qui di interesse, alla “Consultation on a new Digital Finance strategy”).

Si è preso, dunque, coscienza del fatto che non è più possibile, in un mondo in cui il cambiamento si misura in giorni e non più in anni, propugnare un modello regolamentare calato dall’alto con la presunzione di identificare una regola che vada bene per i più anziché per tutti. Si parla a tal proposito di co-regolamentazione: in altre parole, il mercato “dal basso” crea le regole e sperimenta le soluzioni di disciplina più ottimali; le authorities e le istituzioni recepiscono tali spinte e, nell’esaminare le nuove prassi, ricavano le regole da condividere in sede europea.

In tale contesto l’Europa sta dimostrando, attraverso la predisposizione di tali e tante iniziative, di voler mantenere un ruolo proattivo nella definizione degli strumenti e delle strategie in grado di correggere i disequilibri e assicurare un quadro regolamentare comune, perché, per riprendere le parole di Valdis Dombrovskis, “Il futuro della finanza è digitale”.

A tal riguardo è proprio del 24 settembre scorso il nuovissimo pacchetto UE per la Finanza digitale, comprendente le strategie per la finanza digitale e per i pagamenti al dettaglio, nonchè proposte legislative sulle cripto-attività e la resilienza digitale. La novità più importante e all’attenzione dei regolatori nazionali è senza dubbio quella riguardante la proposta di una nuova normativa sulle cripto-attività. Il regolamento sui mercati delle cripto-attività (MiCA – Regulation of the european parliament and of the council on Markets in Crypto-assets) ha, infatti, l’obiettivo di stimolare l’innovazione, preservando al tempo stesso la stabilità finanziaria e proteggendo gli investitori dai rischi. Le nuove norme dovrebbero, infatti, consentire agli operatori autorizzati in uno Stato membro di prestare i loro servizi in tutta l’UE (passaporting) e al contempo di essere soggetti a requisiti più rigorosi (ad esempio in termini di capitale, diritti degli investitori e vigilanza) a tutela degli investitori e della stabilità del sistema. L’altra novità che si apprezza nella strategia dispiegata dalla Commissione riguarda il regime pilota: proprio al fine di dare ampio respiro alla disciplina, esso è stato previsto nelle forme di una sandbox per le infrastrutture di mercato che intendono consentire la negoziazione e il regolamento delle operazioni in strumenti finanziari sotto forma di cripto- attività. L’obiettivo è quello di consentire alle imprese di sperimentare e di approfondire le conoscenze sull’applicazione pratica delle norme vigenti, e al tempo stesso permettere alle autorità di regolamentazione di acquisire esperienza sull’uso della tecnologia DLT nelle infrastrutture di mercato, assicurandosi di poter affrontare i rischi per la tutela degli investitori, l’integrità del mercato e la stabilità finanziaria.

Ancora una volta, di fronte ad uno scenario in cui il diritto si trova oggi a dover ricorrere l’innovazione tecnologica e le sue applicazioni, lo spunto non può che venire dal basso, dall’operatore del settore che, scontrandosi con i diversi problemi che la digitalizzazione reca con sé, suggerisce, volta per volta, quelli che possono essere gli approcci più funzionali ed efficaci.

Ci aspettano dunque periodi di paziente attesa ed osservazione per cogliere i primi frutti di queste misure, innovative nei mezzi e nei contenuti ma che perseguono, immutabilmente nei fini, gli obiettivi della stabilità del sistema finanziario e della tutela degli investitori.

 

 

Approfondimenti:

  • Locandina Webinar su “Standardizzazione e coopetition nel mercato unico digitale”
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